Il cesareo non è la via della vita

Da Malvino


Sotto un titolo infelice (Il cesareo non è la via della vita) zenit.org pubblica l’infelicissima metafora che padre Angelo Del Favero va a pescare per la sua omelia a commento di Mc 10, 27 («tutto è possibile a Dio»): la sproporzione feto-pelvica a termine della gravidanza («una porta tanto stretta da sembrare assurda»). E scrive: «Se il piccolissimo bambino appena concepito si rendesse conto che nove mesi dopo, divenuto un bambino enormemente più grande, dovrà uscire alla luce attraverso quel grembo strettissimo in cui arriverà tra una settimana, vedendosi nella situazione impossibile del cammello e dell’ago non potrebbe pensare ad alcuna possibilità di uscita alla luce diversa dal taglio cesareo. Egli non sa che Dio andrà modificando il grembo materno in modo da consentirgli quel passaggio impossibile che non può intravedere ora, non senza il gran travaglio che sperimenterà a suo tempo assieme a sua madre».Si tratta di affermazioni di estrema pericolosità sociale perché, in realtà, Dio non riesce sempre a modificare il grembo materno per consentire un parto naturale, come la storia della medicina documenta con gli elevati tassi di morbilità e mortalità perinatale di gravide e feti ai quali un taglio cesareo avrebbe evitato ogni inutile dolore e ogni tragico danno da disperate procedure manuali e strumentali. Giacché è onnipotente, pare che di tanto in tanto Dio decida di rendere proprio assurdo ciò che sembra tale e allora quel «passaggio impossibile» rimane «impossibile», o risulta infine possibile ma a un prezzo altissimo. Sicché padre Del Favero farebbe bene a non generalizzare, come quando aggiunge: «Dio risolverà ogni cosa: ha solo bisogno della nostra totale fiducia ed abbandono al suo amore». Tenuto conto del fatto che parla a poveracci che possono anche prendere per oro colato ciò che dice, e solo perché indossa un saio, sarebbe il caso moderasse le sue troppo disinvolte incursioni in campo ostetrico.