Il Chief Medical Officer del Regno Unito e la British medical association: “Depenalizzare il consumo di droga”

Creato il 24 gennaio 2013 da Cagliostro @Cagliostro1743

Dopo lo studio della Uk Drug Policy Commission e dopo la ricerca di un intergruppo della Camera dei Lord a favore della depenalizzazione delle droghe leggere, dal Regno Unito arriva un altro intervento contro la criminalizzazione nell’uso delle sostanze stupefacenti.
Questa volta ad intervenire nel dibattito esistente è la dottoressa Sally Davies, Chief Medical Officer (la più importante figura di consulenza governativa nell’ambito della sanità pubblica) del Regno Unito, intervistata dal Telegraph.
La dottoressa Davies ha suggerito un diverso approccio non considerando le sostanze stupefacenti come un problema di ordine pubblico ma di sanità pubblica: «Penso che abbiamo un problema di sanità e come nazione faremmo bene a considerarlo come un problema sanitario. Penso che ci siano molte prove provenienti da altri Paesi e dalla scienza su come gestire la questione. Ma attualmente è il ministero degni Interni che è incaricato di gestire la politica per le droghe e per l’alcool ed è la scelta di questo governo di continuare a gestire la situazione in quel modo».
Secondo Sally Davies l’attuale politica sulle sostanze stupefacenti ha avuto come effetto solamente quello di «dissuadere i tossicodipendenti nel cercare aiuto medico» e qualora il governo decidesse di depenalizzare alcune droghe sarebbe pronta con alcuni consigli su come aiutare i dipendenti ad uscire dal problema.
La dottoressa Davies si pone sulla stessa lunghezza d’onda della British Medical Association che in un documento pubblicato la settimana scorsa ha messo in evidenza che effetto della criminalizzazione è scoraggiare i consumatori di sostanze stupefacenti nel cercare aiuto medico: «Sto prendendo atto delle varie prove. La British Medical Association la scorsa settimana ha parlato dei danni per la salute e di tutto il resto».
Il presidente del comitato scientifico della British Medical Association Averil Mansfield ha spiegato: «La professione medica non giustificherà mai l’assunzione di droga. Gli individui che spingono altri a sperimentare l’uso di droghe meritano una pena. Ma coloro che cadono nella tossicodipendenza diventano un problema sanitario da cui noi, come società, non possiamo sfuggire e hanno disperatamente bisogno del nostro aiuto. La professione medica dovrebbe esaminare con coraggio la questione e discuterla come un problema medico. Il nostro impegno, anzi la nostra leadership, in questo dibattito farà in modo che le questioni mediche diventino centrali nel dibattito nazionale e gli aspetti della giustizia penale siano inseriti in un contesto più preciso».
Anche gli economisti Gary Becker, professore di economia e sociologia presso l’Università di Chicago e premio Nobel per l’economia nel 1992, e Kevin Murphy, professore di economia alla University of Chicago Booth School of Business, in un articolo pubblicato sul Wall Street Journal hanno evidenziato come le sanzioni penali per i tossicodipendenti scoraggino molti consumatori nel richiedere aiuto per paura di finire in prigione.
L’intervento della dottoressa Davies ha spinto molti attivisti a chiedere una commissione parlamentare che possa rivedere le leggi sulla droga arrivando ad una depenalizzazione.


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