Quando il mondo guarda il chimico, lo vede rinchiuso nel suo oscuro laboratorio a
Questo modo di percepire “il chimico” lo troviamo tra le righe di Edgar Lee Masters, quando nell’Antologia di Spoon River parla del farmacista Trainor:
TRAINOR, IL FARMACISTA
Solo il chimico può dire, e non sempre,
cosa verrà fuori dall’unione
di fluidi o solidi.
E chi può dire
come uomini e donne reagiranno
fra loro, o quali figli ne risulteranno?
C’erano Benjamin Pantier e sua moglie,
buoni in sé stessi, ma cattivi l’uno con l’altro:
lui ossigeno, lei idrogeno,
loro figlio, un fuoco devastatore.
Io, Trainor, il farmacista, un mescolatore di sostanze chimiche,
morto mentre facevo un esperimento,
vissi senza sposarmi.
Lo stesso concetto riecheggia poi nelle parole struggenti della canzone di De André
Quando un chimico guarda il mondo, lo vede come un gigantesco laboratorio in cui avvengono trasformazioni di ogni tipo, ad ogni scala di grandezza. Per lui tutto è chimica dalla più piccola trasformazione che coinvolge gli atomi ai processi che sono alla base della vita, allo studio delle sostanze che governano i l nostro comportamento e il nostro pensiero.
“La coscienza di poter riprodurre in laboratorio quel che produce la natura nelle sue innumerevoli possibilità di trasformazioni, di creare per via di sintesi cose nuove, adeguate ai bisogni sempre crescenti dell’ uomo, ha fatto del chimico uno degli scienziati più legati all’ età contemporanea. E tuttavia egli è un uomo isolato rispetto alle altre categorie di professionisti, non gode del prestigio al quale avrebbe diritto per il contributo che dà alla vita moderna .
Perché l’abito che portiamo, l’inchiostro della nostra penna, la carta sulla quale leggiamo, le pastiglie contro il mal di testa, questo cucchiaio di metallo, le sigarette, i fiammiferi, questa gomma per cancellare, quello che mangiamo, i detersivi, i cosmetici, tutto ciò di cui ci serviamo nella nostra vita quotidiana , tutto quello che l’uomo produce per i suoi bisogni ha all’ origine un chimico.
E la speculazione scientifica pura non può prescindere dalle leggi fondamentali della chimica , che si mescolano e si confondono alla radice con quelle della fisica ( F. De Santis ” il chimico”)”
Primo Levi, sempre a proposito di chimici diceva:
Siamo chimici, cioè cacciatori: nostre sono “le due esperienze della vita adulta” di cui parlava Pavese, il successo e l’insuccesso, uccidere la balena bianca o sfasciare la nave; non ci si deve arrendere alla materia incomprensibile, non ci si deve sedere. Siamo qui per questo, per sbagliare e correggerci, per incassare colpi e renderli. Non ci si deve mai sentire disarmati: la natura è immensa e complessa, ma non è impermeabile all’intelligenza; devi girarle intorno, pungere, sondare, cercare il varco o fartelo.
Dove lavorano i chimici?
Secondo Federchimica, la federazione nazionale dell’industria chimica, oltre che nei fumosi laboratori in cui viene collocato dall’ immaginario collettivo, alcuni dei luoghi in cui il chimico può svolgere la sua attività sono:
Per concludere
Quello che vorrei é che, per questo brevissimo tempo che la scuola ci concede, provassimo a quardare il mondo con l’occhio del chimico, a scrutare il cielo e terra con curiosità per avvicinarci ai meravigliosi segreti che sono in noi e intorno a noi e che noi neppure riusciamo a immaginare. Magari con un pizzico di ironia e umorismo, ingredienti indispensabili per affrontare, con maggiori probabilità di successo, qualunque avventura.
Fonte http://www.strange-matter.com/