“Il cielo non ha muri” di Agustìn Fernàndez Paz, Piemme

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Ai bambini si può parlare di tutto. La moda dell’edulcorazione stile disneyano – una parentesi rosa tra le fiabe tradizionali è l’odierna letteratura per l’infanzia – è passata. E, aggiungerei, per fortuna.
Ai bambini quindi si possono raccontare anche le brutture della storia, le storture dell’essere umano, l’ingiustizia, la discriminazione, la violenza e il sopruso.
Non perché smettano di sognare, di giocare e di essere bambini, ma esattamente per il motivo contrario: perché essendo bambini siano in grado di immaginare un mondo diverso, più giusto, più colorato; e crescendo poi abbiano la possibilità di conservare questa visione e magari, almeno in parte, lottare perché si realizzi.

Libri che seminano quindi, che scavano ampi solchi entro cui far germogliare la consapevolezza, la curiosità, l’interesse, l’impegno.
Perché i piccoli sappiano che stanno ricevendo in eredità – ahimè – un mondo imperfetto ma che hanno il potere, se sapranno guardare al domani con ottimismo e volontà, di cambiarlo.

“Il cielo non ha muri” di Agustìn Fernàndez Paz, edito da Piemme nella collana per l’infanzia Il battello a Vapore è un garbato, ma non morbido né rarefatto, racconto di presa di coscienza e ribellione.
Una storia di fantasia che, pur nella sua lievità e delicatezza, si aggancia con forza alla realtà e sprona i piccoli a conoscere per cambiare le cose e i grandi a riflettere e ragionare.

I muri, qui narrati senza luogo né tempo preciso, si collegano alle tante barriere che nella storia l’uomo ha fisicamente innalzato per dividere e separare, ma anche a quelle del pensiero che discriminano e giudicano e che sono oltremodo pesanti, pur se composte di idee e non di mattoni.
Razzismo, pregiudizio, diversità di religione, idee politiche, stili di vita, comportamenti sociali…troppe sono le categorie che la razza umana ha posto a giustificare le divisioni, le guerre, gli odi, le violenze. E in nome di queste si è sentito in diritto di perseguitare, ghettizzare, uccidere, ma anche, più semplicemente, infamare e denigrare altre persone.
Quando la verità, che nessuno ha il coraggio di guardare in faccia, è che l’animo umano – il cuore, la mente, il pensiero, l’essenza della vita – è della stessa materia impalpabile del cielo e quindi non può essere ingabbiato da alcun muro. Come l’amore e l’amicizia, che anche quando si cerca di contenerli, come l’acqua filtrano da tutte le fessure.

Questa è la storia di Helena e Adrian, che sono due bambini che si vogliono bene.
Vivono in un paese dapprincipio bellissimo, dove sono liberi di giocare ed andare a scuola insieme, ritrovarsi in un prato verdeggiante all’ombra di un’ imponente quercia sognando e scambiandosi i propri desideri.
A nessuno dei due importa che abbiano un colore diverso di pelle, ad esempio, che vestano abiti di fattura differente, che abitino in zone della città opposte, e via dicendo. Queste sono tutte distinzioni insignificanti perché ciò che conta è il piacere di stare insieme, condividere e avere un cuore che batte secondo un ritmo simile.

Ma un brutto giorno gli adulti decidono che non si può più vivere tutti insieme. Il motivo non è chiaro, ma noi lettori possiamo immaginare qualche sciocchezza che fa rima con razza, ceto sociale, religione, ricchezza e povertà, giudizio e pregiudizio.
Helena e Adrian, come è giusto che sia, non ne sanno nulla e quindi assistono con terrore all’innalzamento di un grosso muro, ascoltano i divieti a frequentarsi, assistono agli sberleffi della gente arrogante verso gli altri, quelli più deboli e discriminati, sentono, come una corrente che passa maligna lungo le strade, il dissapore, il desiderio di vendetta, il fanatismo.
E, dall’altra parte, l’umiliazione, l’offesa, la lesa dignità, la paura.

I due bambini non vogliono rassegnarsi e cominciano ad escogitare sotterfugi per potersi prima vedere senza toccarsi, poi parlare senza vedersi. Finché non potranno far altro che pensarsi con la sola consapevolezza che per loro nulla è cambiato e che l’affetto non conosce barriere.
Quando poi ogni mezzo per entrare in comunicazione sembrerà essere fallito, l’ultima idea sarà la vincente.
E sarà un’idea che vola nel cielo, che ricorda che i muri non possono toccare le nuvole e che nessuno potrà mai innalzarne di definitivi, né fisici né nel cuore delle persone.

Un romanzo semplice ma profondo, facile alla lettura ma significativo.
Scorrevole e lineare ma allo stesso tempo carico di spunti di riflessione, di tracce, di simboli e rimandi.
Un piccola parabola gentile dei tanti orrori della storia, passata e presente.
Un monito e un invito, una condanna e una speranza.

E anche un impegno che spero i piccoli lettori di queste pagine – impreziosite dalle deliziose e vivaci illustrazioni di Desideria Guicciardini, così in sintonia con il giocoso spirito bambino – vorranno prendere su di sé: crescere e contribuire affinché il futuro veda cadere tutti i muri, quelli fatti di cemento e quelli composti dalle idee.

(età consigliata: dai sette anni)

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