Il Coordinamento italiano Motociclisti ha dedicato un “dossier” ai 16 chilometri del versante toscano della strada statale n. 320 “Bidentina”.
Questo ‘dossier’ è stato inviato al Presidente e all’Assessore alla Viabilità della Provincia di Arezzo, nella speranza di aprire un confronto che porti alla predisposizione di “limiti e prescrizioni meno punitivi” e quindi maggiormente idonei a rendere identificabili e sanzionabili “quella minoranza che abitualmente scambia le strade statali per piste private”.
Ovviamente questa strada è particolarmente apprezzata da migliaia di mototuristi italiani e stranieri, e frequentatissima dai motociclisti toscani ed emiliano romagnoli.
Il Passo della Calla è, con i suoi 1296 metri di altitudine, il più alto valico stradale dell’Appennino tosco-romagnolo, ed è situato sullo spartiacque fra la valle del Bidente (in Romagna) e quella dell’Arno (in Toscana). La strada è la statale 310 del Bidente, che unisce Santa Sofia (FC) a Stia (AR), ed è uno dei nastri d’asfalto più belli dell’Appennino.
Qui i tornanti secchi sono pochissimi, cosi come si contano sulle dita di una mano i rettilinei dove chi ha poco sale in zucca può scatenare tutta la potenza di un’auto sportiva o di una moto e raggiungere velocità molto pericolose. Ma le curve da raccordare, i panorami mozzafiato, la bellezza delle faggete del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e, non ultima, la splendida accoglienza e la qualità della cucina di alcuni punti di ristoro, rendono questa strada un itinerario da non perdere per qualsiasi
appassionato di moto.
Peccato che l’uomo ci metta lo zampino: nella parte toscana, questa strada statale è in pratica un supplizio, a causa di limiti e prescrizioni assurde ed impossibili da rispettare, sia in auto che in moto.
La scelta è quindi se salire o scendere a passo d’uomo consumando i freni in discesa e la pazienza in salita, o sgranare gli occhi alla ricerca di un eventuale autovelox nascosto o di uno zelante tutore dell’ordine in attesa di una probabilissima preda.
Di seguito la lettera inviata al Presidente della Provincia di Arezzo Roberto Vasai e all’Assessore alla Viabilità della Provincia di Arezzo Francesco Ruscelli:
Oggetto: Strada Statale 310 del Bidente: limiti e prescrizioni
Con la presente siamo a trasmettervi un breve ‘dossier’ che abbiamo dedicato ai 16 chilometri del versante toscano della strada statale n. 320 “Bidentina”. Lo abbiamo intitolato “Non ci indurre in infrazione!” perché, percorrendolo, abbiamo trovato limiti e prescrizioni difficili da comprendere e da rispettare.
Sedici chilometri nei quali la linea di mezzeria è sempre una linea continua, a parte un unico breve tratto dove però il limite è posto a 40 all’ora (ma se c’è la nebbia si può accelerare fino ai 50), significano che ogni normale utente della strada ha di fronte due possibilità: continuo controllo del tachigrafo, monotonia del percorso che crea rischi di assopimento, ed un po’ di pericolo (perché qualcuno che sorpassa indispettito da cotanta lentezza ce lo si troverà sempre alle spalle), oppure rischiare di infrangere ogni tanto quelle regole, per sorpassare magari appunto un’auto lentissima, per poi magari ritrovarsi ingiustamente perseguito da delle Forze dell’Ordine che dovrebbero perseguire ben altri comportamenti.
Quella minoranza abituata a correre anche sulle strade, abituata purtroppo a non rispettare le regole del Codice della Strada, riteniamo che continuerà a farlo, ma nel caso venga sanzionato potrà, come tutti gli altri, unirsi al coro per le lamentele su limiti e prescrizioni assurdi, trovando così anche una giustificazione. Normalmente le scelte dei limiti di velocità e relative segnaletiche sono fatte per dare una adeguata sicurezza nella circolazione, ma quello che abbiamo riscontrato in questa strada è difficilmente motivabile in questo senso. Il fatto che questi limiti siano poi stati la base per la contestazione di numerose infrazioni, che arrivavano al ritiro di patenti e di carte di circolazione, crea non poche perplessità, riportate anche dalla stampa.
Con la presente, quindi, il Coordinamento Italiano Motociclisti, associazione di rappresentanza e di tutela dei ‘Cittadini in moto’, richiede formalmente alla Provincia di Arezzo di rivalutare le scelte e i limiti imposti su questo tratto di strada, anche per evitare il ripetersi di situazioni in cui diventa molto facile fare controlli che creano un elevato numero di contravvenzioni, che a loro volta hanno creato molti ricorsi, frequentemente accolti dalla magistratura. Il tutto creando solo disagio ai cittadini e un aggravio dei costi pubblici di gestione.
Lasciare limiti e prescrizioni meno punitivi e effettuare controlli mirati per multare quella minoranza che abitualmente scambia le strade statali per piste private, sarebbe stata la soluzione auspicabile, tra l’altro apprezzata dalla vasta comunità dei motociclisti rispettosi del C.d.S. che non apprezzano i comportamenti di alcune persone, che mettono a repentaglio la sicurezza di circolazione discreditano tutta la categoria.
In fiduciosa attesa di un Vostro positivo riscontro, cogliamo l’occasione per porgere i nostri più distinti saluti Coordinamento Italiano Motociclisti
Il Presidente
Marco Polli