Si rivolse a lei e disse solennemente "Questo decadrage è meraviglioso". Era un tempio questo, in cui parlare delle cose che fiorivano nella mente in quello stesso istante che si faceva così meraviglia.
Per le strade della città fioccava il malumore e si dispensavano volantini di sette mistico-religiose; la gente pensava ad un secondo fine, tant'è che tutti capirono il gioco del calcolo e tutti pensavano a cosa l'interlocutore stesse calcolando. Le badanti guardavano la televisione insieme alle vecchie decrepite che accudivano, sobbalzavano in sincrono alle notizie inferte dai telegiornali nazionali e al servizio sui giovani che si drogano del telegiornale regionale veneto.
"Io non capisco la misura, o meglio, questa situazione, vedi: cerco, ma in realtà non cerco; immagino, ma in realtà non immagino; penso, ma in realtà non penso. Dici che è il cambio di stagione?" Così diceva uno degli amici ad un altro amico (erano fra i pochi rimasti tali all'epoca) e l'altro provò a rispondergli senza rispondere, infatti parlò dei fatti suoi "Quello che mi dici capita a puntino: giusto l'altro giorno ero alle prese con un dialogo per il mio nuovo romanzo, ebbene, mentre ero lì che riflettevo, m'immedesimavo man mano in uno dei personaggi, ricercavo un certo equilibrio stilistico e bevevo il caffé ormai raffredato. Ecco insomma, si, mi sentivo come ingabbiato nel mio studio: cercavo di pensare al romanzo, ma pensavo solo a quanto male mi sentivo dentro l'ufficio....ecco, da allora porto con me quanto ho battuto...guarda, questo è il dialogo che ho scritto." E gli porse un foglio piegato. Il suo compare lo aprì e vi diede una letta senza leggere. Però. Disse "Però..." "Eh, non male vero?"
Tornando a noi, che pensavamo di trovare nella semiotica cinematografica il modo adeguato per sviluppare la nostra relazione, dovemmo cedere alle lusinghe della carne e gettarci a capofitto sul tuo letto e scioglierci al caldo estivo mentre le zanzare assistevano all'amplesso. Fu un momento topico: stavi per venire, una zanzara si posò sulla tua guancia, la mia mano si mosse prima del mio pensiero. Sbam! Ammazzai la zanzara(invero troppo tardi dato che da essa fuoriuscì una tua goccia di sangue) e ti feci del male. "Sei scemo!?"
Poi venne l'inverno e le cose si fecero più ardue per tutti, anche per i calcolatori poiché non ne volevano sapere di pagare il riscaldamento. Se ne stavano tutti al freddo con una coperta in più sul letto. Un mio conoscente diede una festicciola a casa sua e invitò i primi che trovava, fra cui il sottoscritto, e anche quattro puttane, non di professione s'intende. In frigo aveva solo del formaggio spalamabile Philadelphia con allegata ricetta. Cucinammo a fuoco lento la cena, mentre la fiamma era più viva al di sotto del pezzo di fumo e intorno alle quattro puttane. Gli ingredienti per la festa perfetta erano disposti casulamente nel soggiorno e tutto andò secondo i piani. Eccetto una cosa, che il mio conoscente non aveva previsto, manifestatasi, in una luce immensa e indimenticabile per i presenti, nove mesi più tardi su di un taxi. La cosa che preoccupava di più il mio conoscente però era stata la scarsa qualità di quell'orgasmo e di quell'erezione, che solo qualche mese più tardi gli procurò una gioia che non sapeva esistesse. Eppure al fin di questa favola maldigesta manca un appunto: ero appostato a pochi metri, nel parchetto. Fumavo una sigaretta e pensavo all'inizio di un film western. Arrivò un'auto, scesero quattro ragazzi, si diressero verso il Kebab di Sufyan e si fermarono a metà strada: giunse sul posto un'altra auto, scese un ragazzo, poi un altro, poi una ragazza, poi un'altra. Al rallentì: mezza figura, lei chiude la portiera e volta la testa nella mia direzione, controcampo su di me, primo piano di lei, controcampo su di me, primissimo piano di lei con degli occhi bellissimi. Poi raggiunge gli altri. In otto si dirigono all'interno del locale, ordinano, consumano e se ne vanno.