Il cinema di Christopher Nolan spiegato in 6 mosse

Creato il 19 novembre 2014 da Redatagli

Interstellar, il nuovo film di Christopher Nolan, è finalmente uscito nelle sale e il sottoscritto (onta e ignominia sua) non ha ancora trovato il tempo di andarlo a vedere.
In attesa della visione, a cui prometto seguirà una super-interessante recensione (seh, vabbè), mi sembrava una buona idea spendere due righe a proposito dell’autore che più di ogni altro regista contemporaneo è stato in grado, negli ultimi anni, di trasformare ogni sua release cinematografica in evento.

Con crescente ambizione, Nolan ha sempre tentato di elevare il “pop-corn movie” a cinema d’autore. Pur avendo visto solo immagini promozionali di Interstellar, posso tranquillamente dire che il proposito si mantiene anche nel caso del suo ultimo lavoro e sono certo che si manterrà anche nella fase successiva della sua carriera. 
Se mi costruisci un trailer attorno a Matthew McConaughey che piange di fronte a un wormhole nello spazio, non posso non stare a priori dalla tua parte.
Ma la cosa interessante di Nolan è l’essere riuscito a sdoganare l’algidità, la freddezza estrema di una narrazione asettica ed epica allo stesso tempo, di avere il potere di rendere tutto immediatamente più grosso e memorabile sullo schermo. 
Come ha fatto il cinema apparentemente “poco digeribile” di Nolan a diventare un pilastro fondamentale della cultura pop degli anni 2000? Ecco le sei tappe che lo hanno trasformato da un tizio inglese che sorseggia tè caldo allo Spielberg del nuovo millennio. 

1. I FILM DI NOLAN TI FANNO SENTIRE PIU' INTELLIGENTE

Dai colpi di scena di Inception e The Prestige alle perle di saggezza discount del Joker di Heat Ledger, la filmografia di Nolan si contraddistingue per la sua ambizione e per una indubbia vocazione al “contenuto ad effetto”.
Non sto tanto parlando di un difetto, quanto più della sensazione che lo svolgimento, i temi e gli sviluppi del film siano particolarmente illuminanti o ricchi di profondità e rivelatore filosofie di vita.
I film di Nolan “ti fregano”, un po’ come fecero Fight Club e Matrix nel ’99. Ti illudono di essere fondamentali dissertazioni sulla vita, l’animo umano e l’universo - quando perlopiù sono slogan da t-shirt. 

2.  I FILM DI NOLAN SONO "COMPLICATI"

Oltre alla (presunta tale) profondità di contenuto, spesso è la storia stessa a presentare ellissi, cambi di registro, flashback e flash-forward e una narrazione non lineare.
In un panorama dove la tendenza sta diventando quella di semplificare e ripetere all’infinito le soluzioni narrative, Nolan vince perché è uno dei pochi autori mainstream che provano a “mettere in difficoltà lo spettatore”.
Nella filmografia dell’autore inglese esistono almeno 3 sceneggiature di altissimo livello: The Prestige, The Dark Knight e Memento. Il merito del loro valore, ma anche la responsabilità di questa “complessità di fondo” come cifra stilistica, è da attribuire al fratello e partner artistico di Christopher, Jonathan Nolan: ad opinione di alcuni, il vero “genio” del team creativo in questione. 

3. “IL CAVALIERE OSCURO: IL RITORNO” È UNA CAGATA PAZZESCA, MA IN POCHI SE NE SONO ACCORTI

Unico grosso incidente di percorso di Christopher Nolan, “The Dark Knight Rises” è l’indegna conclusione della sua trilogia su Batman.
È un film scritto a caso, male e senza rispetto per l’intelligenza dello spettatore. Però è talmente “grosso”, in senso di portata, ambizione, idee accennate poi e non sviluppate che finisci per approvarne le intenzioni, travolto dalle secchiate di “epos” che si susseguono sullo schermo senza soluzione di continuità. 
Pur rappresentando una notevole delusione a livello commerciale e di critica, il flop di “The Dark Knight Rises” non ha minimamente intaccato lo status di Nolan, né la sua percezione pubblica. E ad Hollywood non è una cosa frequente. 

4. È IL "PADRINO" DEI FILM SUPEREROISTICI

L’ultimo decennio cinematografico è stato letteralmente dominato dal genere del cine-fumetto e dei film supereroistici. Con il seminale lavoro svolto con “Batman Begins” e “Il Cavaliere Oscuro”, Christopher Nolan ha dimostrato al mondo che è possibile fare un film di supereroi serio, drammatico, adulto e quasi inadatto a un pubblico troppo giovane.
Ha dimostrato che si può costruire un conflitto realistico, intenso e terribilmente umano anche servendosi di due “maschere” come quella di un pipistrello e di un clown. Che si può ambire alla serietà e alla crudezza di un film di Michael Mann anche se nel titolo compare la parola “Batman”.

5. INCEPTION HA DIVISO, MA NE STIAMO ANCORA PARLANDO

Il primo dato da sottolineare, parlando di Inception, è che grazie a Nolan nel cinema è stato introdotto il “BROOOOM!”. 
Avete presente di cosa sto parlando, no?
Andiamo, il “BROOOOM!”. 

Oltre a ciò, Inception è un film capace di dividere la critica ma mettere d’accordo il pubblico e catturare la concentrazione dello spettatore medio all’interno di un intricato tessuto narrativo fatto di scatole nelle scatole, sogni dentro altri sogni e regole del gioco che cambiano in continuazione. 
È un film estremamente ambizioso che vince in alcune cose e crolla vertiginosamente in altre: però, al di là dei suoi evidenti problemi, Inception è un film memorabile.
Se a distanza di anni stiamo ancora pensando alla trottola di Leonardo Di Caprio, qualche merito va riconosciuto. 

6. THE PRESTIGE RIASSUME IL CINEMA DI NOLAN E LA SUA VISIONE DEL MONDO 

Pensare che ce lo stava già spiegando nel 2006. Per bocca di Christian Bale, che interpretava un prestigiatore, Nolan ci stava chiedendo: “State guardando attentamente?”. 
Il vecchio Christopher ci stava facendo sapere cosa aspettarci dal suo modo di fare cinema: una presentazione virtuosa, un colpo ad effetto e un trucco di prestigio che ci lascerà a bocca aperta dopo la prima visione. “State guardando attentamente?”. 

È la metafora di quello che il cinema di Nolan rappresenta: un raffinato inganno di grande intrattenimento, il gioco di un illusionista che a prima vista sembra raccontare qualcosa di importante, ma che sta solo “fingendo una magia”. 

Per inciso, The Prestige è di gran lunga la migliore opera della sua carriera. Quest'ultima oscilla tra sensazionali "casi" come Il Cavaliere Oscuro a dimenticabili thriller di formazione come Insomnia.
Sembra arrivare a un passo dall'autentica grandezza con Inception, per poi franare in un coro di "BROOOOM!"... sempre in Inception. All'interno di questo quadro, il riuscito e più intimo The Prestige deve essere goduto per quello che è realmente: la spiegazione di un trucco, la decostruzione di un'illusione.
La pagina più illuminante e autobiografica per l’autore più popolare degli ultimi dieci anni di cinema. 

Davide Mela
@twitTagli

POST SCRIPTUM: Ah, scusate, dimenticavo.

Pronti?


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