Il cinema italiano è morto! W il cinema italiano!

Creato il 21 ottobre 2014 da Sommobuta @sommobuta
Questo è un articolo che nasce in collaborazione con il video a tema di Dellimellow. Che potete vedere QUI.
Perché vedete, è facile, soprattutto in questi giorni, parlare di cinema italiano e associarlo al cinema brutto (per non dire trash, per non dire #lammerda).
E lo sappiamo tutti che parlare di film #dimmerda e spalare merda su film #dimmerda è un giochino facile, che porta facili views.
Ne abbiamo parlato diecimila volte su questi lidi: il brutto attira perché genera polemica, il bello invece…beh, in genere non se lo fila nessuno di striscio.
E allora a me e a Dellimellow è venuta un’idea: facciamo una lista coi migliori film italiani usciti negli ultimi anni. Perché vuoi vedere che a fronte de #lammerda, a ben vedere, ci sono film meritevoli (e ITALIANI) che ci siamo cagati solo in 3?

E allora iniziamo questo simpatico tour, che non vuole propinarvi recensioni #totalitombali, ma mere segnalazioni di pellicole meritevoli italianissime uscite negli ultimi 2-3 anni.
E partiamo dalle ultime.
Chè parlare di Ruffini&co. è facile: ma avessi visto un cvitivo su YouTube* che si fosse messo a parlare, chessò, de L’arte della felicità o Song ‘e Napule.
Film usciti quest’anno, che vanno a incunearsi in quella strana tradizione per cui “il cinema di genere” italiano è morto. No, non è morto: semplicemente non si ha il coraggio di proporlo. Poi per fortuna c’è gente come Alessandro Rak che con L’Arte della Felicità produce un cartone animato italianissimo, bellissimo e poeticissimo, che va a vincere il Raindance Film Festival, uno dei più importanti festival del cinema indipendente a livello mondiale. O ci sono i Manetti Bros che riportano in auge il “poliziottesco” con Song’ e Napule, trapiantando questo genere che andava fortissimo negli anni ‘70 ai giorni nostri con una black commedy niente male, tutta da ridere e con scene d’azione ottimamente girate**.
Il cinema d’autore viene completamente snobbato, per il semplice fatto di essere “d’autore”.
Romanzo di una strage (ne abbiamo parlato QUA), per quanto segua delle teorie pretenziose, è un ottimo film che dà modo allo spettatore di andare a (ri)scoprire una storia che non bisognerebbe mai dimenticare; non parliamo poi del film dedicato a Vallanzasca, del sempre ottimo Placido, o di Noi Credevamo, di Martone. Che sì, sarà pure un piccolo polpettone, ma merita la visione per la buona ricostruzione storica e per il cast di tutto rispetto.

E non ho voluto nominare Virzì col suo sottovalutatissimo “Il Capitale Umano” (ne abbiamo parlato QUA), o Reality, di Garrone, nella quale un pescivendolo napoletano, pensando di stare per entrare nella casa del Grande Fratello, impazzisce letteralmente perdendo contatto con la realtà e creandosi un vero e proprio mondo a parte. Per non parlare di Habemus Papam, che oltre ad essere un film bellissimo è stato pure dannatamente profetico.
Siete troppo italiani? Volete un qualcosa più ammeregano nell’impostazione, ma ugualmente figo?
Avete provato a vedere ACAB, di Sergio Sollima? Sì, esatto, proprio quel Sollima là, quello della serie tv di Romanzo Criminale e Gomorra. No? Male! Ne parlammo abbondantemente QUA, e al pari di Diaz (di cui sicuramente vi avrà parlato Dellimellow nel suo video – e di cui scrissi anch’io QUA) è un pugno allo stomaco.
Ma c’è anche il bellissimo Smetto quando voglio, commedia nera che riporta in auge il meglio della commedia all’italiana che fece la fortuna del cinema nostrano eoni fa, mettendo in scena sul grande schermo uno dei più grandi drammi del nostro paese: cosa succede se le menti accademiche più brillanti sono costrette a una vita di precariato? Semplice: aggirano “il sistema” e creano la più buona droga sintetica sul mercato. Sidney Sibilia, il giovane regista, mette in scena una storia divertentissima (e allo stesso tempo tragica) dimostrando di aver assorbito a pieno le tecniche narrative del (meglio) della scuola fiction americana e inglese: da Breaking Bad, passando per Lost e Utopia, Sibilia saccheggia, rimpasta e reinventa un genere. Con alcune delle punte d’eccellenza della “nuova” generazione d’attori nostrana.
Vogliamo poi parlare di Sacro GRA, dove Stefano Rosi firma un piccolo gioiello documentaristico su come si svolge la vita attorno al Grande Raccordo Anulare? Totalmente passato sotto silenzio, è un qualcosa che andrebbe mostrato urbi et orbi.

Volete farvi 4 grasse risate?
Qualunquemente di Antonio Albanese fa sicuramente per voi. Satira cinica e crudele sul mondo politico che ormai infesta il nostro paese. Cetto Laqualunque è lo specchio di quello che siamo diventati, perché se vogliamo vedere di chi è la colpa di tutte le brutture è facile puntare il dito contro questo o quel politico ma…come insegna una simpatica persona, se volete vedere il colpevole, basta anche solo guardarsi allo specchio.
E sempre tra le commedie, aggiungo un filmetto pure passato sotto silenzio, ma che invece mi ha colpito in positivo: Una famiglia perfetta, di Genovese. La storia è semplicissima: un ricco imprenditore “affitta” una compagnia teatrale che deve far finta di essere la sua famiglia nel corso delle festività natalizie. È un film dolceamaro, con trovate comiche intelligenti e un paio di colpi di scena veramente ottimi, metacinema e metanarrazione in piena regola. Molto pirandelliano, a tratti.
Andrei troppo indietro (3 anni sono un’era geologica) se volessi citare il film di Boris, Terraferma di Crialese o il deliziosissimo La kryptonite nella borsa di Cotroneo.
Concludo questo articoletto di pura segnalazione con il film italiano più bistrattato in assoluto. Il film che è la dimostrazione lampante del fatto che noi italiani il cinema lo sappiamo fare, e pure dannatamente bene.
Sto parlando di Still Life, di Uberto Pasolini (di cui parlammo QUA).
Film “lento”, misurato, bellissimo. Uno dei film più poetici che abbia mai visto, nonché uno dei più imprevedibili in assoluto. Il finale mi ha davvero colto di sorpresa (e ce ne vuole a cogliere di sorpresa me), e la scena finale è una di quelle che non dimenticherete tanto facilmente.
Non vi racconto la trama, e vi dico solo di vederlo: non ve ne pentirete.
Se tutti quanti noi che abbiamo spazi digitali (più o meno) frequentati iniziassimo a parlare solo di cose belle e meritevoli, probabilmente inizieremmo a creare un (piccolo) pubblico consapevole.
Ma si sa: su Internet ormai vige la regola delle 3 P: polemiche, parolacce, puttanate.
E le cose belle lasciano il tempo che trovano.
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*Sono pronto ad attirarmi i peggiori insulti: YouTube Italia non ha NESSUN critico/recensore cinematografico degno di tale nome. Sono tutti (TUTTI) incompetenti. Persino quelli là più blasonati*** (sono sicuro che se chiudete gli occhi ve ne vengono in mente due-tre): sono persone che spesso non hanno la più pallida idea di quello che dicono.
Volete sentire gente che parla di cinema coi controcazzi, che asfaltano con articoli di 500/1000 parole sproloqui da 2 ore di queste fuffe virtuali?
Allora fatevi un giro su Il Giorno degli Zombie, Book & Negative e Il bollalmanacco di Cinema.
Poi tornate qua, e ditemi se ho ragione o torto.
**D’altronde i Manetti Bros ci avevano abituati bene con Coliandro, non a caso una delle migliori fiction italiche di sempre.
***Salvo solo Frusciante, sebbene anche lui spesso e volentieri dica delle cose che non stanno nè in cielo nè in terra.

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