Storia di una primavera sotterranea
di Goli Irani
A poco a poco nel secolo Ventunesimo i registi, e in particolare i giovani, hanno sentito l’esigenza di fondare un cinema underground. Il significato del termine underground in Occidente è certamente diverso dal significato che ha in Iran: se infatti il cinema underground Occidentale rappresenta il cinema indipendente, che vuole dirsi alternativo, uno dei motivi più importanti per cui è nata l’arte underground in Iran è stato senza dubbio la censura.
Le leggi governative non permettono di parlare di politica o dei problemi della società, e tante altre privazioni alla libertà personale, hanno soffocato il cinema iraniano. Così, grandi registi come Beyzai, Taghvai, Panahi, Farman Ara fra i tanti, hanno deciso di non lavorare in questo campo chiuso, mentre alcuni come Abbas Kiarostami, Mohsen Makhmalbaf, Amir Naderi ed Ebrahim Golestan hanno deciso di trasferirsi definitivamente in Europa o in America dove possono esprimersi liberamente e le loro opere vengono apprezzate.
In questo periodo ci sono invece tanti altri registi più coraggiosi che, insieme ai giovani laureati del cinema, hanno deciso di rimanere in patria con l’intenzione di salvare il cinema artistico iraniano.
Considerando però che questi cineasti non accettano la censura del regime, e nemmeno vogliono produrre film dalle tematiche raccomandate dal regime, hanno deciso di agire in modo indipendente. Ovviamente, senza la licenza del governo e con un investimento personale basso -in linea con quel filone definibile sotto l’etichetta di Low budget film-, risulta evidente come questi film non possano sperare di ottenere la licenza per la proiezione; i registi ambiscono così ai festival cinematografici stranieri, consapevoli che, mandando i loro film illegali all’estero, incorrerebbero sicuramente in una punizione da parte del regime. Prima verrebbero intimati di non fare arte con qualsiasi mezzo, e in seguito rischierebbero anche la prigione. Un esempio ci è dato dall’esperienza di Jafar Panahi che, dopo tanti film prodotti senza la licenza per la proiezione, nel 2010 decide di fare un film indipendente sul broglio delle elezioni presidenziali in Iran; mentre lo stava girando viene arrestato e in seguito viene condannato a dieci anni di carcere e vent’anni di silenzio: ovvero, per vent’anni non avrà il permesso di produrre, scrivere, fare interviste(, nulla). Anche Bahman Ghobadi nel 2009 racconta in No one knows about persian cats la storia dei gruppi musicali underground dell’Iran; gli attori principali sono i cantanti del gruppo rock iraniano Take it easy hospital fuggiti in Inghilterra. Il film è stato applaudito al Festival di Cannes, ma Ghobadi ha pagato il prezzo di non poter più tornare in Iran fintanto che esista la repubblica islamica.
Forse non possiamo considerare Shirin Neshat e Marjane Satrapi come cineaste dell’underground iraniano, ma anche loro, a causa dei loro film, non potranno tornare in patria.
I cineasti che abbiamo nominato finora sono i più famosi del cinema iraniano, altre a loro vi sono numerosi giovani talenti iraniani che stanno lavorando di nascosto, o hanno già realizzato qualcosa. In proposito mi ricordo sempre di un discorso di un famoso professore del cinema iraniano che diceva: “Quando si chiude la porta, l’artista esce dalla finestra, e quando chiudi anche la finestra, l’artista comincia a dipingere la stanza.”; aveva ragione, i giovani artisti iraniani sono molto coraggiosi, sono ragazzi che stanno vivendo nel mondo dell’informazione e che non vogliono più sottostare alle regole, a loro non importa essere conosciuti ed avere un grande incasso.
Granaz Moussavi ha dovuto lasciare l’Iran quando, nel 2009, ha realizzato My Teheran for sale; in questo film underground sociale, il regista racconta la storia di una ragazza laureata in teatro che a causa del suo lavoro è dovuta scappare da casa, e adesso si trova a dover superare nuovi problemi.
Si può dire che il cinema underground iraniano ormai ha trovato la sua strada e si è fatto conoscere nel mondo, che ci sono delle voci che non possono essere sentite, con internet filtrato e i giornalisti stranieri licenziati e rimandati nell’inospitale patria. Non dobbiamo dimenticare che ancora adesso, proprio in questo momento, ci sono dei giovani artisti che stanno realizzando magari un altro capolavoro, di nascosto, senza permesso e con tutte le difficoltà e pericoli connessi.