“Il ciuccio di Nina”: mancavo solo io

Da Iladev @IlariaDeVita

Mea culpa, in ginocchio sui ceci, fustigazione, flagellazione (altro, ne abbiamo?). Non conoscevo questo libro fino a qualche giorno fa. O meglio l’avevo sicuramente visto sugli scaffali delle librerie specializzate ma non ci avevo fatto caso. Grave errore, direi imperdonabile per una appassionata di libri per piccoli lettori che aveva (ha ancora?) il sogno di aprire una libreria per bambini. Di cosa parlo? Di un classico delle letteratura per bambini che nel 2013 ha anche compiuto 10 anni! E io dov’ero, che facevo, dormivo? È “Il ciuccio di Nina” di  Christine Naumann-Villemin e Marianne Barcilon edito da Il castoro. Ma sicuramente voi lo conoscete già! Io l’ho scoperto chiedendo consiglio ad una mia amica su un libro da regalare alla quattrenne per il suo compleanno ed andare a colpo sicuro perché avevo poco tempo da dedicare alla ricerca (si è tremendo ma a volte mi capita e so’ problemi grossi).

La storia di questo piccolo classico è tanto semplice quanto geniale e divertentissima. Amata all’istante dai bambini dai 3 anni in su, portatori sani di ciuccio-mania o meno. La protagonista è Nina, una bimbetta con i codini vivace e determinata che non ne vuole proprio sapere di abbandonare il suo amatissimo ciuccio, compagno rassicurante di tante giornate. Afferma con incrollabile certezza (e col ciuccio in bocca) che lo terrà sempre con sé anche quando andrà in piscina, quando lavorerà e quando si sposerà. Insomma non lo mollerà mai, cascasse il mondo.

Ma un giorno succede qualcosa di imprevisto. Nina durante una passeggiata incontra un grosso lupo dall’apparenza spaventosa che se la vuole mangiare in un solo boccone. Ma la bimbetta è coraggiosa ed ha un’idea geniale: si toglie (finalmente!) il ciuccio e lo infila in bocca al lupo grosso e cattivo. Imprevedibilmente il lupo ne sarà entusiasta e succhierà il ciuccio felice e beato, portatore di quell’appagamento che prima caratterizzava Nina. La piccola tornata a casa alla domanda della mamma su dove sia finito il ciuccio risponde semplicemente “l’ho regalato a qualcuno che ne aveva veramente bisogno”.

La favola oltre che esilarante e coinvolgente- un momento di grande divertimento per grandi e piccoli- ci insegna l’importanza di lasciare ai bambini il proprio tempo per maturare decisioni e liberarsi dai propri oggetti transazionali (aiuto, la psicologa mancata che è in me a volte esce fuori) e dalle piccole dipendenze quando si sentono pronti. Perché non è mica facile diventare grandi. Anche se noi vorremmo forzarli a farlo prima dobbiamo rispettarli e dar loro fiducia consapevoli che prima o poi il momento giusto arriverà secondo i loro tempi. E forse  pure prima dei diciotto anni.

Insomma per me “Il ciuccio di Nina” è stata una scoperta tardiva meravigliosa. Un mix di storia azzeccatissima ed illustrazioni ottime ed espressive. Voi che ne pensate? Siete già amici di Nina e il lupo col ciuccio?


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