Il Clapsavon che vale doppio !

Creato il 10 agosto 2014 da Luca De Ronch @Luca_De_Ronch

In occasione dei 50 anni della sezione CAI “Montenero” di Cividale, si organizza una salita contemporanea a 50 cime. Per partecipare all’evento ho scelto il Clapsavon, cima tra le più alte delle Carniche Occidentali, non difficile, discretamente poco frequentata, con un buon panorama, solo un po’ faticosa per il lungo approccio da Casera Razzo.  Ho coinvolto Flavio, Marisa, Roberto e Keti che ringrazio, d’altronde che amici sarebbero se non condividessero gioie e fatiche …………. 
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Approfittando di una giornata clemente, di quelle che finalmente sembra estate, ecco che da Casera Razzo ci ritroviamo ad imboccare la strada sterrata che verso est, in piacevoli e impercettibili saliscendi si snoda tra i prati in fiore tra mille colori in direzione di Casera Chiansaveit. Superato un laghetto, con sullo sfondo i profili dei Brentoni e della Terza Grande, proseguiamo comodamente tra una chiacchiera e l’altra seguendo la strada oltre il bivio per casera Mediana, affacciandoci al vallone del Lumiei e contornando le pendici del Col San Giacomo. Tra un rododendro e l’altro, tra camedri e radi larici le donne chiacchierano prendendosela giustamente con calma, i maschietti guardano le cime del Bivera e del Clapsavon……… e le nuvole.  Tutto sommato non c’è fretta, la meta non è proprio vicinissima, ma lo scopo è passare una giornata in compagnia, pur con un occhio all’impegno preso.







Arrivati al ripiano di Casera Chiansaveit facciamo una breve sosta, si carica le batterie, da adesso in poi si sale, praticamente diritti. Dalla destra della casera si risale per un po’ un pendio per uscire brevemente in una bella radura contornata da un bel bosco di conifere. Tra i larici e le mughete, faccio strada nell’erba alta, nel sentiero non sempre evidente e a tratti ripido e scivoloso, fino a raggiungere la dolce insellatura di Casera Chiansaveit, non senza lottare con l’afa e le insidiose e agitate mosche, che comunque sembrano aver preso di mira qualcun altro …………. Le mosche e le nuvole non sono certo buon segno, forse prenderemo pioggia, ma andiamo avanti, per ora possiamo ancora godere di notevoli panorami sul Tiarfin e sui Monti di Sauris da una parte e sulle creste dei Monfalconi dall’altra, mentre le nuvole contribuiscono a dare un tocco magico sfiorando, nascondendo e rivelando le pieghe della montagna e del sentiero. Giunti in sella, un breve tratto sull’altalenante cresta tra il Monte Lagna e il Clapsavon, precede il ghiaioso pendio che ci sovrasta. Uno sguardo in su a riconoscere il sentiero che sale ripido sul ghiaione e ripartiamo, prima una zona di facili roccette erbose, poi un catino poi due faticosi ghiaioni separati da altrettante zone di roccette, il tutto pregevolmente impreziosito di fiori alpini.







Si arranca, ci si sgrana, ci si ricompatta, ma la cima è ormai lì a pochi metri. Ancora un tratto inclinato cosparso di detriti ed eccoci infine alla croce di vetta del Clapsavon ( mt.2462)  ……. A Marisa di Frivolo l’onore del primo suono di campanella, suono di buon auspicio……….. intanto ha cacciato le mosche, per le nuvole forse non basta mica. Comunque eccoci qua , in cima al Clapsavon, a festeggiare una delle 50 cime del CAI e un po’ della nostra amicizia………. 



Le nuvole non se ne vanno, ma contribuiscono parecchio nella composizione di quadretti fantastici sulla cresta del Bivera, sul sottostante Pian delle Streghe. Altre aperture di azzurro decorano e regalano sguardi preziosi sulla lontana Forcella Scodavacca e sul gruppo del Cridola. 





Foto di gruppo e poi giù, adesso il panorama non c’è più, ha vinto la nebbia, solo in sella un gioco di correnti d’aria sembra quasi bloccare le nuvole sospendendole tra un versante e l’altro, mentre noi ci consoliamo soddisfatti tra papaveri alpini, silene e primule di Haller. Un vero giardino. La discesa fino alla casera è tutto uno scivolamento di sentiero che termina la sua corsa sulle panchine di legno. 






Il rientro a Casera Razzo con un po’ di nebbia è in contropendenza, all’apparenza può sembrare quasi monotono, ma ormai ci siamo, anche se è da un bel po’ che vedo solo un gran bel boccale di birra davanti. Per i miei amici, per il CAI e anche per me il Clapsavon è fatto, ci è andata bene con il tempo, e tutto sommato siamo stati molto bene assieme. 

Stavolta per circostanza ho fatto il capo, ma la figura di “Gran Visir “ non fa per me e comunque, anche se non era niente di più di una “passeggiata”,per me vale doppio.  
sentieri CAI  210  + segnavia bianco e blu 
il racconto di Flavio lo trovate qui : Via Normale - Clapsavon 

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