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"Il Club Bildeberg, la storia segreta dei padroni del mondo" di Daniel Estulin

Creato il 04 aprile 2012 da Gianna
Questi sono alcuni passi dell'e-book che si può leggere e scaricare qui liberamente.[...]Nel 1954, gli uomini più potenti del mondo si incontrarono per la prima volta, sotto gli auspici della corona olandese e della famiglia Rockefeller, nel lussuoso Hotel Bilderberg nella cittadina di Oosterbeek. Per un intero fine settimana discussero del futuro del mondo. Al termine, decisero di incontrarsi una volta all’anno per scambiarsi delle idee e analizzare gli affari internazionali. Si definirono “Gruppo Bilderberg”. Da allora, si sono riuniti annualmente in lussuosi hotel in varie parti del mondo per tentare di decidere il futuro dell’umanità. [...] In oltre cinquanta anni di loro convegni, tuttavia, non è stato mai consentito alla stampa di assistere, non sono state rilasciate dichiarazioni sulle conclusioni dei partecipanti, né è stata resa pubblica un’agenda di un convegno Bilderberg. [...] Senza dubbio, questa discrezione consente al “Gruppo Bilderberg” di deliberare più liberamente, ma in questo modo non si risponde alla domanda fondamentale: di che cosa parlano, in questi convegni, le persone più potenti del mondo? Qualunque moderno sistema democratico protegge il diritto alla privacy, ma il pubblico non ha forse il diritto di sapere di che cosa parlano i loro leader politici quando incontrano i più ricchi leader del mondo degli affari delle loro rispettive nazioni? Quali garanzie hanno i cittadini che il “Gruppo Bilderberg” non sia semplicemente un centro che influenza il commercio ed esercita pressioni, dal momento che ad essi non è permesso sapere di che cosa parlano i loro rappresentanti alle adunanze segretedel Gruppo? Perché i Davos World Economic Forums e gli incontri del G8 sono oggetto di discussione su tutti i giornali, con ampi servizi in prima pagina e la presenza di migliaia di giornalisti, mentre non c’è alcuna copertura mediatica per gli incontri del “Gruppo Bilderberg”? [...] È certamente curioso che nessuno dei più importanti mezzi di informazione ritenga che faccia notizia una riunione di tali personaggi, la cui ricchezza eccede di gran lunga il totale della ricchezza di tutti i cittadini degli Stati Uniti, quando un viaggio di uno di loro, da solo, conquista i titoli di testa in televisione. [...] I metodi sono evidenziati in un “ingenuo” documento del 1974, “La crisi della democrazia”, scritto da Samuel Huntington (politologo di Harvard), da Michel Crozier (un sociologo francese, membro della “Accademie des sciences morales et politiques”) e da Joji Watanuki (membro giapponese della Trilaterale). Il loro scritto sottolineava “il bisogno di instaurare un dialogo tra il Dipartimento di Stato e le multinazionali; il primo eserciterà pressioni sui Paesi sviluppati, affinché adottino legislazioni liberiste e contrarie ai nazionalismi; le seconde forniranno al Dipartimento di Stato le loro conoscenze sui Paesi in cui operano”. Il documento, inoltre, afferma che una repubblica democratica “è l’unica via per imporre l’autorità, ma non necessariamente è applicabile in tutti i suoi aspetti… È auspicabile porre dei limiti a un’estensione troppo ampia della politica democratica… Un buon governo dovrà avere la capacità di prospettare una crisi clamorosa, in modo da poter richiedere ai propri cittadini dei sacrifici per poterla fronteggiare… In diverse situazioni, l’esperienza, la maturità e i talenti particolari dovranno superare il valore della democrazia, al fine di imporre l’autorità… Gli scenari in cui si possono adottare le procedure democratiche sono, in poche parole, limitati”. Sembra piuttosto repressiva, come visione, no?Il documento esprime anche ansietà per “la crescente partecipazione popolare al controllo sulle istituzioni sociali, politiche ed economiche, in particolare per una reazione contraria alla concentrazione di potere nelle mani del Congresso e del governo statale o locale”. In pratica, la Trilaterale si preoccupa del fatto che la gente, in una società democratica, possa ribellarsi ai suoi progetti sul futuro del Paese. Così, per prevenire questa opposizione prima che insorga, la Trilaterale raccomanda l’introduzione di poteri legislativi al fine di riportare, come dice Gary Allen, “a un livello più equilibrato il rapporto tra l’autorità governata e il controllo popolare” attraverso “un piano di centralizzazione economica e sociale… di potere nelle mani del Congresso…un programma di abbassamento delle aspettative lavorative, per chi ha ricevuto un’istruzione media". Ovviamente, nessuna di queste iniziative può essere portata a termine efficacemente senza aver prima preso il controllo della stampa e, quindi, averle messo il bavaglio. A tal proposito, la “Trilateral Commission” propose limitazioni sulla libertà di stampa, da intendersi come “restrizioni su quello che i giornali possono pubblicare in particolari e delicate circostanze; garantire al governo il diritto e la possibilità di non divulgare informazioni ai media… ampliare i casi di reato di diffamazione, se necessario, e dotarlo di strumenti di controllo sugli abusi della stampa; pretendere dai giornalisti adeguati livelli di “professionalità”; altrimenti, potrebbe esserci una severa regolamentazione governativa [….]
Io ho comiciato a leggerlo, forse lo finirò o forse no, ho paura  che sia tutto vero.....e se lo è....ho paura che il finale non sarà affatto scontato...

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