Il coitus interruptus del Pdl. Non è coraggio, è paura.

Creato il 09 luglio 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Sono tre giorni ormai che Berlusconi ce la mena con il “coraggio” che serve per ricorrere al voto di fiducia sulla manovra economica del suo governo. Se il presidente del consiglio si fosse fermato al concetto puro e semplice di “coraggio” non ce la saremmo sentita più di tanto di contraddirlo invece, tanto per dimostrare che più che di “coraggio” si parla di “paura”, ha aggiunto: “Se non passa, tutti a casa”. Ora, ce li vedete voi Gasparri, La Russa, la Santanché, la Gelmini, la Carfagna, tornare a fare il lavoro di sempre, cioè nulla? Come si può pensare che gente che non ha mai fatto una mazza in vita loro se non leccare piedi, fondischiena e…ciucciare il calzino, possa tornare a girarsi i pollici sotto il sole cocente dell’estate? Impensabile. E lo stesso discorso può essere fatto per il 90 per cento dei “signori” dell’opposizione che, per non fare la figura dei parvenue con i loro colleghi, sarebbero disposti a votarla anche loro, la fiducia, pur di non perdere privilegi che in questo momento di crisi sarebbe difficile abbandonare. Noi abbiamo pensato che ricorrere al voto di fiducia può essere paragonato al costringere una donna a far l’amore con noi quando non ci pensa lontanamente. È, insomma, lo stesso discorso che si pone fra due persone che stanno insieme (nello stesso partito), ma che non hanno nessuna intenzione di “consumare” il loro rapporto. La domanda è: stanno insieme o no? Questo è quanto sta accadendo, ad esempio, ai finiani del Pdl: convivono ancora nello stesso partito (anche se la statista Iva Zanicchi gli ha detto di “andar fuori dalle palle”), ma nel momento in cui devono condividere affettività fino in fondo (vedasi il ddl-bavaglio) si ritraggono schizzinosi. Allora uno si chiede: ma che ci stai a fare? Perché non te ne vai? Se ti fa schifo fare all’amore con Silvio perché non glielo dici? Il coraggio vero, alla fine, sarebbe questo: non votare una fiducia per non continuare nell’ipocrisia di un amore imposto dalle circostanze. La politica, in fondo, è come la vita e, pur non essendo possibile trasporre automaticamente i fatti della vita in quelli della politica, un insegnamento lo si può trarre comunque: non si vive di ipocrisie.

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