Rappresentazione artistica della sonda Messenger in orbita attorno a Mercurio. Crediti: NASA
Ultimi momenti di gloria per la sonda della NASA Messenger, che dopo oltre dieci anni di attività è destinata ad abbattersi sul suolo di Mercurio tra poche settimane.
Ma venderà cara la pelle. Il team della missione sta infatti lavorando per rendere la “caduta” al suolo la più lenta possibile per poter raccogliere dati scientifici del pianeta ad una ultra-bassa quota.
Gli ingegneri spaziali hanno messo a punto una serie di manovre di correzione dell’orbita (OCMS) da svolgersi nel corso delle prossime cinque settimane – la prima delle quali è avvenuta il 19 marzo – con l’obiettivo di ritardare l’inevitabile impatto il più possibile.
Gli obiettivi scientifici di questa estensione della missione chiamata XM2, saranno effettuare analisi con il magnetometro (MAG) e la Neutron Spectrometer (NS), ha spiegato Haje Korth, vice responsabile scientifico della missione. “Con MAG, cercheremo anomalie magnetiche crostali,” ha detto. “Per esempio, abbiamo visto un accenno di magnetizzazione della crosta a quote più elevate (circa 70 chilometri). Analizzeremo la regione anche a bassa quota durante XM2″.
“Mentre con NS, analizzeremo in maggiore dettaglio i crateri in ombra ad alte latitudini settentrionali per cercare ghiaccio d’acqua”, ha aggiunto Korth. “Abbiamo trovato queste prove già durante la missione, ma speriamo di riscontrarle a quota più bassa e comprenderne la distribuzione spaziale all’interno dei singoli crateri, se siamo fortunati”.
“Abbiamo deciso di attuare una strategia che comprenda cinque manovre in altrettante settimane per mantenere il veicolo spaziale in un intervallo di altitudine stretta tra 5 e 39 chilometri sopra la superficie di Mercurio”, ha aggiunto Jim McAdams, ingegnere di progettazione della missione.
Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf