Bernardo: il traffico crocieristico vale circa 465 milioni di euro di spesa diretta
Intervenendo venerdì scorso all’audizione della IV Commissione consiliare del Comune di Venezia (congiunta alla V, VI,IX e X Commissione), convocata per affrontare il tema “Illustrazione e comparazione delle ipotesi progettuali alternative all’attuale rotta di transito delle navi da crociera”, il presidente di Cruise Venice, Massimo Bernardo, ha riaffermato la necessità di confermare «quei punti fermi – ha spiegato il presidente dell’associazione che promuove il traffico crocieristico – che consentano alla città e al suo porto di mantenere quella leadership che nel comparto crocieristico pone Venezia al primo posto come home port nel Mediterraneo e quarto porto al mondo, alla luce di quanto recentemente dichiarato dal presidente del CLIA Europe (l’associazione internazionale delle compagnie crocieristiche in Europa) Manfredi Lefebvre d’Ovidio: “noi spostiamo le navi dove c’è un regime accogliente, dove non ci fanno manifestazioni contro”».
«Fermo restando che l’attuale terminal crocieristico della Marittima con i grandi investimenti già fatti ed in atto non si sposta con la bacchetta magica, senza contare che ciò comporterebbe, in spregio ad ogni logica economica, un intollerabile sperpero di denaro pubblico – ha rilevato Bernardo nel corso dell’audizione – vorrei ricordare che lo spostamento a Porto Marghera per il rischio chimico e per la commistione tra il traffico crocieristico e quello commerciale ed industriale, anche a detta dell’Autorità Marittima, non appare concepibile sia sotto il profilo della sicurezza della navigazione che sotto quello economico in quanto si penalizzerebbe l’attività dei tanti terminal oggi impegnati nel traffico commerciale».
«Dal punto di vista della ricaduta economica – ha proseguito il presidente di Cruise Venice – voglio solo ricordare che, secondo i dati del 2012 elaborati dalle università di Padova e Ca’ Foscari di Venezia, il traffico crocieristico vale circa 465 milioni di euro di spesa diretta di cui 365 milioni (cioè oltre il 90% del totale) proviene da navi superiori alle 40.000 tonnellate; queste ultime rappresentano un milione e 700 mila crocieristi. Da qui si può intuire come l’applicazione del decreto Clini-Passera, se applicato nei termini previsti, anche a fronte dello sviluppo dell’industria navale – ha sottolineato Bernardo – significherebbe la morte della Venezia crocieristica con una perdita per il Comune del 3,6% del prodotto interno lordo locale e di circa 4.225 posti di lavoro (su un totale di 7.600 unità complessive del comparto, secondo i dati dell’Autorità Portuale). Senza contare il danno all’altro grande motore del traffico, l’aeroporto, che movimenta circa 500.000 crocieristi, il 30% all’imbarco/sbarco, mentre il contributo diretto dei crocieristi al Comune di Venezia/aziende partecipate si aggira sui 3,2 milioni di euro per acquisto biglietti ACTV, pass ZTL per aeroporto People Mover, Alilaguna, ecc., per non parlare di alberghi e ristoranti, agenzie di viaggi e negozi di ogni genere».
Fonte: InforMare