Se avesse studiato le scienze politiche all’universita’, il Condor non sarebbe mai entrato nell’aula di filosofia politica, avrebbe trascorso ogni minuto della giornata con Paolo Martelli (fratello del piu’ noto Claudio) in quella di teoria politica. Al Condor non interessano le scuole lombarde o le tradizioni celtiche prealpine, se ne sbatte dei Camuni e del potere d’acquisto dei salari, il Condor non si lascia distrarre, e’ concentrato, e’ svincolato dai principi del giusto e della morale, e’ machiavellico, efficace; oggigiorno e’ il migliore nel suo campo nonostante tutti i suoi difetti e nonostante le caricature di uomini e parenti che si trascina appresso.
Il Condor e’ uno che ha comandato la guerra dei polentoni contro i terroni benche’ sposato con un una donna siciliana ed e’ riuscito a non farsi mollare ne’ dagli uni ne’ dall’altra. Ora pare capace di fare l’occhiolino e tessere trame d’intesa proprio coi suoi ‘nemici’ storici, i vilipesi terroni. Il Condor e’ uno che nell’era dell’immagine gira in canotta con i postumi evidenti di un ictus sul volto e riesce comunque a sgomitare in popolarita’ col magister magnus del cerone da riporto. Provateci voi! Il Condor non e’ un idealista, non e’ un attivista e non e’ nemmeno uno statista, e’ soltanto un cinico stratega politico, il migliore attualmente presente in Italia, a mio modo di vedere.
Se Berlusconi non troverà una maggioranza alternativa escludendo i finiani, la Lega staccherà la spina al Governo e si andrà a elezioni anticipate accorpandole alle amministrative di marzo. Il Carroccio non sosterrà il premier se tornerà alle Camere inviato da Giorgio Napolitano, né appoggerà un qualsiasi esecutivo tecnico alternativo, neanche se a guida Giulio Tremonti. Umberto Bossi è stato chiaro. In un incontro a Palazzo Grazioli, andato in scena settimana scorsa, il leader in canotta ha dettato le condizioni per continuare a sostenere l’esecutivo: fuori i finiani. Così, Silvio Berlusconi il 28 settembre deve ottenere la fiducia sui punti programmatici con 316 voti favorevoli, esclusi quelli di Futuro e Libertà. Se riuscirà, ci sarà una riorganizzazione dell’intero esecutivo. Alla Lega sarà assegnato anche il ministero dello sviluppo economico o quello dell’agricoltura, oggi in mano a Giancarlo Galan. Se il tentativo fallirà e la maggioranza starà in vita solo con il sostegno del gruppo di Italo Bocchino, Umberto Bossi ordinerà ai suoi di sfilarsi. Roberto Calderoli l’ha detto più che chiaramente. Con la terza gamba, rappresentata da Fli, “si rallenta o s’inciampa”.
Forse oggi Mussoloni se ne pente, ma deve essere stato questo cinismo ad averlo affascinato nel Condor anni addietro.
Sappiamo che dopo il 20 settembre questo scenario si e’ ripetuto almeno due volte e sappiamo come e’ andata: Mussoloni e Galeazzo inizialmente hanno inscenato una spaccatura all’interno del partito per un’ovvia ragione, arginare la perdita di consenso nell’elettorato provocata dalla condotta disdicevole della dirigenza. A tal uopo e’ stata fornita al pueblo una corrente “legalitaria” destrorsa che evitasse il travaso di voti in direzione opposta. Galeazzo ha dovuto sudare sette camicie per tener buone le seconde linee chescalpitavano, forsein buona fede, non avendo ancora ben chiaro il quadro generale, poi si e’ fatto prendere la mano dai dollari americani, ha ceduto alla presunzione, ha rifiutato la sua natura di persempresecondo ed e’ caduto in disgrazia.
Nell’idea originaria del gabinetto di analisti che nel ’94 mise Mussoloni dove ancora sta, il centro-destra avrebbe dovuto simulare proposte ed il centro-sinistra, asservito come si conviene, belare sommesse proteste. Cosi’ finalmente tutti si sarebbero potuti occupare in santa pace degli affari loro. Sappiamo come il Condor si inseri’ abilmente nel quadro di allora ma non ci dilungheremo qui su questo tema.
La formula architettata dagli analisti politici di Washington (una riedizione aggiornata del vecchio format del ‘45) funziono’ tra alti e bassi per oltre un decennio, poi cominciarono a saltar fuori personaggi meno proni ai voleri superiori: i no global, gli ecce homo, qualche blogger, qualche ambientalista, qualche giornalista, qualche intellettuale... Briciole, tutta gente che ha capito ben poco delle reali gerarchie di potere. Comunque... ora la congiuntura e’ cambiata e le voci di protesta, sbrigliandosi dalle maglie della parte sinistrorsa della ragnatela politica architettata oltreoceano, necessitano di una rappresentanza in cui riconoscersi. Uno sfogo, diciamo.
I vassalli a cui era stato affidato il feudo rosso si sono rivelati piu’ inefficaci di quanto il loro ruolo imponesse. Eppure non si chiedeva loro di pensare, di inventare qualcosa. Dovevano soltanto fare da cuscinetto con le posizioni un po’ piu’ estreme, assopire lentamente le volonta’ dei recalcitranti, smorzare i toni insomma. Ma non lo hanno saputo fare, la coscienza della societa’ non e’ ancora morta del tutto (poco ci manca) e pare volersi ridestare sotto forma di grillini, popoli viola, movimenti apparentemente apartitici, seconde linee scalpitanti. Il metodo e’ sbagliato ma le intenzioni sono buone.
E cosa e’ successo? Allo stremo Mussoloni, o chi per lui, si e’ giocato la carta Galeazzo. Volete la legalita’ stramaledetti rompicoglioni intellettualoidi? Eccovela! E il demiurgo filo' una nuova rete e con parto ermafrodito genero' una nuova opposizione legalista, integerrima, quasi raffinata e soprattutto di destra.
Per far scordare agli elettori gli ultimi sedici anni di concubinaggio ed i precedenti di braccia tese, Mussoloni e Galeazzo hanno dato alle stampe una guerra mediatico-giudiziaria la cui caratteristica principale e’ stata di esser priva di alcun fondamento. Il pretestuosoaffairemonegasco ha raggiunto il suo scopo ed ha convinto inizialmente molti indecisi a non lasciare l’alveo destrorso del panorama politico. “Ora c’e’ Galeazzo che tiene a freno Mussoloni!” farfugliarono in molti e da ogni direzione. L’operazione parve un successo. Tra i caduti nel trappolone abbiamo contato persino alcuni ‘intellettuali’ che nell’ultimo periodo sembravano in fase di risveglio, persino gente che ha saltaquagliato il fosso scelgliendo la nuova simil-opposizione di destra in vece dell’asfittica simil-opposizione di sinistra.
Ma il Condor comprese presto l’andazzo, ci medito’ una notte intera e penso’... penso’..: “Una volta la gente diceva: Per fortuna che c’e’ il Condor che tiene a freno Mussoloni... Una volta ero io che reggevo la spada di Damocle. La parte della simil-opposizione in seno alla maggioranza e’ affare mio, e’ giunto il momento di agire.”
E agi’ mettendo Mussoloni, che non aveva tempo da perdere avendo altro di cui occuparsi, di fronte ad una scelta: “O la maggioranza la facciamo da soli io (con la mia corazzata di fedelissimi parlamentari verdi e qualche ministro in piu’) e tu (con le tue truppe di mercenari prezzolati e qualche ministro in meno) oppure andiamo alle elezioni subito cosi’ poi faremo comunque in questo modo.”
Grande Condor! Con questa uscita perentoria, che ad alcuni sembro’ unaboutade, si disfo’ in un sol colpo di Galeazzo (che inizialmente tento’ mesti rientri nei ranghi facendo ripetutamente la figura del quaquaraqua’ per poi, come detto, finire in disgrazia) e della minoranza di elettori indecisi che ancora mal si raccapezzano di fronte allo show perche’ si ostinano a non volerne riconoscere l’astuta regia sovranazionale, elettori che, trascinati e confusi dalla onnipresente propaganda mediatica, sono destinati a ricadere col tempo nelle solite maglie.
Grande Condor!
Se solo si capisse quello che vuole...