Il confine più pazzo del mondo? È nell’Europa di… Schengen

Creato il 29 novembre 2013 da Margheritapugliese

di Gabriele Testi

Si narra che per molto tempo, quando Olanda e Belgio regolamentavano in maniera diversa gli orari dei locali pubblici, agli esercenti di bar, ristoranti, caffè e tavole calde fosse sufficiente far cambiare di sedia agli avventori per rimanere nell’ambito della legalità. Già, perché proprio nell’Europa del Trattato di Schengen, e prima ancora in quella del Benelux unito e fraterno, alberga il confine più pazzo e fantasioso del mondo.

Il tutto è naturalmente frutto di una bizzarria storica, tuttavia fa molto riflettere che l’Unione Europea della ostentata libera circolazione di merci, servizi e persone non abbia finora trovato né la voglia, né il modo, di porre rimedio a un arzigogolato reticolo di enclavi ed exclavi che corre lungo la frontiera del Regno dei Paesi Bassi a partire dal giorno dell’indipendenza dei belgi e del successivo Trattato di Maastricht: quello del 1843, però…

Accade a Baarle-Nassau, un comune olandese di 6.701 abitanti situato nella provincia del Brabante Settentrionale. Al suo interno si trova infatti l’exclave belga di Baarle-Hertog, entro cui a sua volta sono compresi terreni in territorio olandese. Nella cittadina, abitata da 2.337 anime, i confini sono tracciati lungo le strade con due differenti tipi di linee. Una serie di croci bianche, con le indicazioni B e NL, delimita le due Nazioni sopra i marciapiedi o nelle piazze. I confini tracciati per le strade appaiono invece semplicemente come linee grigie, assolvendo a una funzione più pratica e amministrativa che turistica…

Baarle-Hertog, celebre perché patria del pittore fiammingo Petrus Christus, è composta da 24 parti separate: il centro principale, tre zone all’interno del confine belga e venti exclavi in territorio olandese, all’interno della municipalità di Baarle-Nassau. Il “problema” data attorno al 1749, allorché quel territorio pianeggiante e facile da conquistare delle Fiandre divenne oggetto di continue modifiche delle frontiere e mutamenti di campo feudali e politici fra i possedimenti dei Signori di Breda e i Duchi di Brabante.

Una beffa per l’Europa di Schengen, sostanzialmente l’attuale UE, che proprio nella cittadina lussemburghese, su un’imbarcazione al centro del fiume Mosella nel punto in cui si incrociano i confini del Granducato, di Francia e Germania, volle celebrare il 14 giugno 1985 con una storica firma l’abbattimento del concetto di passaporto e di frontiera interna all’allora Comunità Economica Europea.

Un sistema per sapere dove ci si trova a Baarle-Nassau e Baarle-Hertog, almeno in alcuni casi, c’è: basta guardare le cabine telefoniche, le cassette postali, la foggia dei cartelli stradali, le targhe della maggioranza delle autovetture posteggiate: ogni area ha i suoi caratteristici arredi urbani, diversi a seconda del Paese cui appartengono. E anche i numeri civici, che sono affiancati da minuscole bandierine, olandesi o belghe, nelle strade dove il confine farebbe un po’ confondere il visitatore. Poi, c’è l’economia, perché la legislazione belga è ad esempio molto più tollerante di quella olandese in materia di commercio dei fuochi d’artificio e di allevamento dei maiali, e dunque anche le attività d’impresa costituiscono un indicatore di nazionalità.

Il 20 giugno 1959 la Corte di Giustizia delle Nazioni Unite dell’Aja confermò la sovranità del Belgio su quelle piccole aree della cittadina “a metà”, che occupano in tutto otto km quadrati, risolvendo così un contenzioso fra i due Paesi confinanti che si protraeva da oltre un secolo.

Il 26 aprile 1974 belgi e olandesi firmarono un trattato a Turnhout per rendere ufficiali i confini delineati tra i cippi 214 e 215. Successivamente venne però scoperto un lotto di terreno a sud della frazione di Ulicoten, che non era stato assegnato a nessuno dei due Stati, e che nel 1995 fu attribuito al Belgio come ventiduesima exclave di Baarle-Hertog. Adesso sarà davvero finita?


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