Che non si sia arrivati all’elezione diretta del presidente, dotandolo di più poteri, si è rivelata una scelta saggia, pensando solo ai danni che il Cavaliere avrebbe potuto fare dal Quirinale. I padri costituenti al contrario degli inconsistenti nipoti, sapevano benissimo come in Italia la governabilità tende a diventare mala governabilità che l’equilibrio dei poteri va pesato attentamente. Però Berlusconi ha giustificato l’ennesima riproposta non con ragioni consistenti, ma con la faccia tosta che gli è consueta: vogliamo essere come Atene e come Parigi? Ora tira fuori il socialista Hollande, ma dimentica che a Berlino il presidente è eletto come da noi e ha anche qualche potere in meno. E questo non ha impedito alla cancelliera di sbarazzarsi del fastidioso ganimede della politica europea, nè alla Germania di essere di gran lunga la più forte economia del continente e di dettare legge.
Essere Parigi o Atene non dipende affatto da essere una repubblica parlamentare o presidenziale: dipende dalle persone che governano, dalla classe politica, dall’etica che una società sa esprimere, dalla lucidità dei cittadini e da altre mille cose così ovvie che è inutile ripeterle. Ma quanto più mediocre è una classe politica, tanto più tenderà a “narrare” e a redere che i guai non derivano dalla sua inadeguatezza, ma dalla costituzione e dalla forma delle istituzioni. E’ solo un alibi per fuggire di fronte alle proprie responsabilità.
Così se non siamo mai stati in grado di essere Parigi, dovremmo invece rallegrarci di essere Atene, dove almeno ci si rifiuta di essere una colonia della Bce e di qualche suo vacuo governatore. Questa è la differenza tra avere i coglioni e essere stati appesi per vent’anni a un coglione.