"Sembra opportuno porre in evidenza il grave rischio di avviare riforme di diritto sostanziale, inserite nell'attuale metodo di calcolo dell'attuale prescrizione dei reati, che possono far lavorare a vuoto il sistema". [Rep. cit.]Alcune delle criticità segnalate dal CSM:
- attualmente la concussione prevede pene da 4 a 12 anni, con prescrizione a 15 anni
- con il nuovo ddl anticorruzione vengono introdotte due fattispecie:
- concussione per costrizione, pene da 6 a 12 anni, prescrizione a 15 anni
- concussione per induzione, pene da 3 a 8 anni, prescrizione a 10 anni
E' proprio sulla forma per induzione che si appuntano le critiche maggiori
"La condotta di induzione, il nuovo articolo 319 quater, prevede una sanzione edittale sensibilmente inferiore a quella fino a oggi applicata. Ciò oggettivamente costituisce un arretramento particolarmente significativo nell'attività di contrasto di un comportamento che oggi risulta essere la forma statisticamente più diffusa di integrazione del reato di concussione".[Rep. cit.]Stesso rilievo sulla diminuzione dei tempi di prescrizione, in apparente contrasto con l'intenzione generale della legge, nata anche sull'onda dei recenti casi di cronaca. Non viene esclusa dalla critica nemmeno la parte che prevede pene per le vittime della concussione per induzione:
"E' una scelta che suscita perplessità. La pena prevista, per la sua entità, fino a tre anni, non è probabilmente in grado di costituire un serio deterrente. D'altra parte essa avrà molto probabilmente l'effetto di ostacolare le indagini nei reati di concussione per induzione, atteso che crea un nesso di solidarietà criminale tra i protagonisti della fattispecie, normalmente uniti da un patto segreto privo di tracce ulteriori, che condividono l'interesse a evitarne l'accertamento". [Rep. cit.]Infine, parole critiche anche sulla corruzione tra privati, in cui l'esiguità della pena massima, 3 anni, e la procedibilità solo a querela di parte, ne limitano fortemente la pur positiva introduzione. Tutti questi rilievi motivati, sollevati anche da alcune parti politiche, sia quelle che avevano votato il ddl sia quelle che si erano astenute, lasciano immaginare influenze politiche riguardanti processi in corso, che mal si accordano con la richiesta di pulizia proveniente ultimamente dall'opinione pubblica e con quella, più datata, che viene dall'Unione Europea. Sembrerebbe infatti che, invece di inasprire le pene a livello generale, si siano allentate per alcune fattispecie di reato in contrasto, come detto, con l'unanime sentire e con le richieste delle istituzioni europee.