Integrazione, dialogo, costruzione di orizzonti comuni di civiltà. E fin qui va bene. Ma poi si è parlato di scambi commerciali, retroporto, logistica… Il Console di Tunisia a Genova, Slaheddine Ben Abid, si è fatto nei giorni scorsi un giretto a Palazzo Ghilini, per visitare i territori su cui ha competenza, e illustrare i recenti cambiamenti democratici del paese, dopo la rivoluzione. Come nelle più classiche delle relazioni diplomatiche amichevoli, il Console ha ribadito di voler stabilire solidi rapporti con la provincia di Alessandria per avviare iniziative congiunte, in particolare nel settore economico e turistico.
L’Italia è il secondo partner europeo della Tunisia (dopo la Francia) per volume d’affari. Ma sulla provincia di Alessandria, casca male. Se la Tunisia deve fare affidamento sul retroporto (che non c’è) di Genova, su quello (che non c’è) di Alessandria, sta fresca. Se poi il Console, per farsi un’idea dei progetti, deve basare le opportunità di scambi economici sulla scorta di quelli (inesistenti) con le città gemellate con Alessandria e C., allora, dovrà alzare gli occhi al cielo sconsolato.
Disfattismo mandrogno? Giudicate voi.