Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. Si è da tempo scoperto, però, che il pesce è anche una delle principali fonti di esposizione al mercurio tossico, una potente sostanza inquinante associata all’insorgenza di una serie di problemi di salute, tra cui il ritardo nello sviluppo neurale.
I dati di un nuovo studio, pubblicato on-line l’8 ottobre su Archives of Pediatrics e Adolescent Medicine, dimostrano che le diete a basso contenuto di mercurio ed il consumo regolare di pesce non si escludono a vicenda. Dei ricercatori sono giunti alla conclusione che questo discorso dipende molto dal tipo di pesce che viene consumato. In effetti, alcuni dei partecipanti al nuovo studio avevano mangiato più di due porzioni di pesce alla settimana presentando comunque livelli di mercurio molto bassi.
Si è scoperto che pesci come il tonno, il pesce spada e lo squalo possono contenere quantità molto alte di mercurio, a differenza del salmone e del merluzzo che tendono a raccoglierne quantità molto basse. Per le donne che presentavano in ogni grammo dei loro capelli meno di 1 microgrammo di mercurio, il consumo di pesce è stato associato ad un minor rischio dei loro figli di sviluppare l’ADHD. Oltre tale soglia, il rischio di ADHD nei bambini aumenta sensibilmente, indipendentemente dalla quantità di pesce consumato dalle loro mamme.
Precedenti studi avevano già individuato altri fattori in grado di influenzare lo sviluppo dell’ADHD, come la predisposizione genetica, il piombo ed alcuni inquinanti (il fumo di tabacco, i bifenili policlorurati, alcuni pesticidi ed il bisfenolo A)