Communications Chambers, gruppo associato di consulenti nell’area dei media e delle telecomunicazioni, ha pubblicato i pattern di consumo a livello internazionale delle notizie online.
L’analisi si è basata sui dati di Doubleclick Ad Planner, tool, strumento di Google che permette di avere la reach, il numero di visitatori, e le pagine viste per ogni sito web sia a livello globale che per singola nazione. Sono stati scaricati i dati di oltre mille siti d’informazione nei trenta Paesi con il maggior numero di persone in Rete. Ulteriori dettagli sono disponibili nel capitolo dedicato, appunto, alla metodologia della ricerca.
I risultati emergenti sono, nella mia visione, complementari alla ricerca pubblicata nel mese di aprile dal Reuters Institute for Journalism sulle realtà all digital dell’informazione in Europa, poichè consentono di verificare a livello internazionale quali siano i principali players dell’informazione online e quali dinamiche siano presenti sia a livello globale che nelle singole nazioni.
I risultati pubblicati dello studio: “International Online News Consumption” riguardano le dieci nazioni al mondo con il maggior numero di persone che utilizzano Internet. La prima [non] notizia è che l’Italia non compare tra i primi dieci Paesi per penetrazione e consumo d’informazione. Informazione che non sorprende se si considera che sono circa 6milioni gli utenti al giorno che visitano un sito d’informazione nel nostro Paese, ma che conferma la posizione dell’Italia sia per quanto riguarda l’informazione online che, più in generale, per quanto riguarda la cultura digitale.
Lo studio evidenzia inoltre come le prime dieci fonti informative siano sempre domestiche. L’internazionalità della Rete pare avere poco appeal, poca presa sul consumo di informazione all’interno delle singole nazioni; prodotto certamente, in alcuni casi, di barriere linguistiche ma anche sicuramente riflesso degli interessi predominanti delle persone.
Emerge come il consumo di notizie non sia che una fetta minoritaria del traffico in Rete. Un aspetto che all’ora di parlare di investimenti pubblicitari su Internet, e speranze di raccolta dell’industria dell’informazione, deve evidentemente essere tenuto in debita considerazione.
La necessità di innovare, sia in termini di proposta al lettore che a livello di business model, per l’informazione online, emersa dalla già citata ricerca, condotta da Nicola Bruno, che ne ha presentato i risultati al Festival Internazionale del Giornalismo, e da Rasmus Kleis Nielsen, si scontra con l’irrazionale tendenza all’imitazione da parte dell’industria dell’informazione digitale dimostrata sin ora. Se ne vedono i frutti.