Una ripresa piena del mercato del lavoro non può non passare per la creazione di occupazione aggiuntiva, soprattutto tra i più giovani. Un rimedio immediato, al fine di colmare i vuoti che la crisi ha esasperato, sarebbe quello di promuovere politiche di reinclusione, utili soprattutto a compensare l’abbandono scolastico che rende più difficile la possibilità di entrare nel circuito del mondo del lavoro. L’Italia è tra i paesi che presenta un elevato tasso di abbandono scolastico nell’Ue. Secondo i dati Istat (rapporto Noi Italia 2015), il fenomeno è sì in progressivo calo, ma si è ancora lontani dagli obiettivi europei. Nel 2013 – anno di riferimento – la quota di giovani che ha interrotto precocemente gli studi è stato pari al 17%, il 20,2 tra gli uomini e il 13,7 tra le donne. Fanno peggio dell’Italia soltanto Spagna (23,6%), Malta (20,8%), Portogallo (19,2%) e Romania (17,3%). In questi giorni il Censis ha presentato un nuovo studio per il Padiglione Italia di Expo 2015 che identifica i lavoratori del nuovo millennio – i “millenials”, coloro tra i 18 e i 34 anni – in questo modo (sintetizzando): innovativi, a proprio agio con la tecnologia, sempre connessi. E soprattutto intraprendenti, considerate le circa 32 mila imprese fondate tra aprile e giugno da under 35. Nel complesso le “imprese giovani” rappresentano il 9,8% del tessuto imprenditoriale italiano. Quella che emerge, insomma, è un’autentica dicotomia: da un lato giovani con un bagaglio di competenze ed esperienze da fare invidia, dall’altro giovani che rinunciano agli studi per una qualche ragione e che, nel lungo periodo, rientrano tra quanti neppure più lo cercano un lavoro perché scoraggiati da un mercato che non è stato in grado di assorbirli. Nel nostro paese gli scoraggiati, ricorda Il Sole 24 Ore, presentano un tasso del 13% sulla forza lavoro totale, tre volte la media europea (3,2% Ue28; 4,2% Eurozona). Una situazione che interessa più persone nel Mezzogiorno, ennesima conferma di come i divari territoriali siano un freno allo sviluppo. Eppure il Mezzogiorno è, allo stesso tempo, l’area in cui il 40,6% delle imprese nate nel secondo trimestre è condotto da giovani, con un tasso di crescita del 3,5% rispetto al trimestre precedente. La legge di stabilità 2016 dovrebbe prevedere lo stanziamento di un fondo pari a cento milioni di euro per contrastare il fenomeno della povertà educativa, che – come sottolinea Save the Children – è un circolo vizioso di in grado di alimentare la povertà economica.
(anche su T-Mag)
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