Il rumore della pioggia. Il sibilo del vento. A tratti, il boato dei tuoni. Il giro veloce per le stanze di casa, alla ricerca di qualche finestra rimasta aperta. Velocemente, gli occhi catturano l’agitazione delle chiome degli olivi di là dai vetri. Speriamo non succedano danni. Alla fine del controllo, di fronte all’ultima finestra, mi permetto di tornare a respirare con un po’ meno affanno e mi concedo di guardare per bene fuori. Un lampo in lontananza. Trattengo l’istinto di coprirmi le orecchie con le mani, in attesa del tuono. Mentre sto all’erta e aspetto invano un nuovo boato, i miei occhi riescono a scorgere qualcosa di bianco in mezzo alla fitta coltre di pioggia. Penso si tratti di una foglia danzante, che piroetta nell’aria bagnata di questa domenica pomeriggio d’estate. A un’analisi più attenta, però, mi rendo conto che si tratta di una farfalla. È la prima volta che mi capita di vedere una farfalla lottare contro la pioggia. Capisco che sta lottando tra la vita e la morte e, stavolta, vado in apnea. Spero ce la faccia a sopravvivere, ma non è scontato che riesca a volare fino a raggiungere un posto sicuro. Ha un tetto vicino, una grondaia sotto la quale potersi riparare, ma il vento continua a essere forte. Troppo. “Coraggio! Non mollare, non arrenderti!”. Sento i pensieri urlare in testa. Mi chiedo se i secondi, che continuano a passare, per lei stiano avendo il peso delle ore. A me farebbe questo effetto. Spero che le gocce d’acqua siano clementi e non la bombardino sulle ali fragili. Un colpo ben fatto e sarà la fine. Mi ritrovo a domandarmi se per caso non sia spacciata comunque, per il semplice essere stata presa alla sprovvista e l’essersi bagnata. Anche dovesse farcela, come si asciugano le ali di farfalla? E se poi si gualciscono, al punto da non permetterle più di volare? E se poi… interrompo sul nascere quella che ha tutta l’aria di essere una catena di ragionamenti senza senso. Ricomincio a fare il tifo per lei, non avrei mai dovuto smettere di farlo a dire il vero. Ogni volta che il vento la spinge via dalla traiettoria, che sembra voler seguire con il suo volo disperato, torno a vedere in lei una foglia morta. “Non morire! Non morire!”. Rimango immobile, mentre si rimette in sesto per l’ennesima volta. Cerco di capire, a spanne, quanti battiti di ali le serviranno ancora, prima di potersi dire salva. Più il tempo passa, più mi rendo conto di quanto sia forte il rischio di vederla cadere a terra da un momento all’altro. Forse, è addirittura inevitabile. Forse… Uno. Due. Tre.Una nuova folata di vento. Stavolta quella che, come per magia, in qualche modo è giusta. Una manna. Con l’aria che la spinge di un po’ verso terra, la farfalla bianca riesce ad avvicinarsi alle foglie larghe e grasse di una pianta in vaso. Dapprima rimane in vista, ma subito la vedo nascondersi più all’interno, tra i rami morbidi. Ce l’ha fatta. Sono sicura che è così. C'è riuscita. Il suo piccolo cuore batte ancora. Mi ritrovo a sorridere e, di nuovo, a respirare.C’è già un nuovo volo ad attenderla. Non le resta che aspettare un nuovo sole.
Non lo saprà mai, ma… con i miei più sinceri auguri!