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Il Corbezzolo e il dialetto: lallerone, sovera pilosa, cerasa marina

Creato il 17 novembre 2015 da Berenice @beneagnese

I colori del corbezzolo illuminano l'autunno. Il giallo, l'arancio e il rosso che tingono i frutti di questo alberello mediterraneo sempreverde, sbucano brillanti dalle siepi e dai boschi di media altura, insieme a grappoli di fiorellini bianchi a calice rovesciato che si preparano a maturare per l'anno successivo impollinati dalle api che produrranno miele amarognolo dal loro nettare.

Ho sempre amato questi frutti, anche se in Valnerina difficilmente riescono a crescere per via dei terreni ricchi di calcare. Ma la zona di Spoleto ne è ricca, cosicché durante i viaggi da bambina mio padre faceva sempre una sosta lungo la strada per cogliere qualche rametto sporgente dalle macchie di leccio e castagno.

Noi le chiamavamo ciliegie marine, anzi ' cerecie marine' e ne assaporavamo con gioia la pastosa consistenza contenuta nella pelle granulosa, dopo aver staccato i frutti a coppia ed esserceli infilati a modo di orecchini, proprio come facevamo a primavera con le altre ciliegie. Nel moto festoso ci capitava di mordere per sbaglio anche qualche frutto immaturo di colore arancione e subito sentivamo la bocca 'allappare' per la troppa presenza di tannino.

La pianta è davvero molto diffusa se ogni angolo d'Italia ha un nome in dialetto per definirla.

In Botanica viene definita arbutus unedo, ma è diffusamente conosciuta anche come albatro o murta. Nell'Umbria sud orientale confinante con le Marche, il corbezzolo viene chiamato cerasa marina o cerecia marina, mentre a ovest del Tevere, nel Perugino, lallerone o lellerone.

L'origine della parola corbezzolo secondo alcuni deriverebbe dal greco komaros, da cui prenderebbe nome il promontorio di Ancona, appunto il monte Conero, ricco di corbezzoli. Secondo altri l'etimologia potrebbe essere germanica, derivazione di kirsch-buschel che significa 'grappolo di ciliegie'.

A Carrara, in Toscana, l'alberello viene chiamato marmot' in Val d'Orcia baciurlo, in altre province della stessa Regione albatro e momponi, all'Isola d'Elba cerasa marina; nel Lazio cuccumarra, in Abruzzo mbrijachella. Al nord, frola marina in Piemonte, rosel o fragolon in Lombardia, amurtin, armuin o lamborsie in Liguria, fraghe de montagna e cornolaro in Veneto, marmelotta in Emilia Romagna.

In Sardegna in ogni provincia ha un nome diverso: brachi-brachi, ghilisone o ghilidone, mela ridoni, albòsc, elioni, baca, murta, tanto per citarne alcuni. Al sud, suorvo di macchia e sovera pilosa in Campania, rasolillo in Basilicata, rusciolo in Puglia, cacummaro e imbriachi in Calabria, aummaru, mbriachedda e miraculi in Sicilia. In lingua inglese il corbezzolo è detto irish strawberry con riferimento alle coste meridionali dell'Irlanda dove cresce fittamente.

Utile come antidiarroico, ha proprietà antisettiche, antinfiammatorie, antidiuretiche. Controindicato a chi soffre di disturbi gastrici.

Se mangiati in quantità eccessiva i frutti possono causare senso di ubriachezza e vertigini.

(Foto di Flavia De Tois, Farfalle del Cilento.it, Api.entecra.it, Agrisantacaterina.it)

Il corbezzolo nel Risorgimento è stato simbolo del Tricolore italiano : verde delle foglie, bianco dei fiori, rosso dei frutti


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