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Il corpo femminile nella storia: la seduzione non verbale (parte prima)

Da Claudiasposini

 La seduzione non verbale implica tutti quei gesti del corpo che non utilizzano l’uso della voce. Il corpo “parla”, trasmette pensieri, emozioni e sensazioni anche senza usare il canale uditivo, deputato all’ascolto delle parole.
In questo articolo ho passato in rassegna molti aspetti, deputati alla comunicazione non verbale nella seduzione femminile, e i suoi cambiamenti durante la storia.
Capelli
Una chioma folta e “piena” indica sicuramente un chiaro segnale “sessuale”. Durante il corso dei secoli, infatti, entrarono nel mercato cosmetico le parrucche e tutta una serie di strategie per aumentare il volume dei capelli: pensiamo solo alle acconciature anni ’80, gonfie e vistose! Di solito, però, oggi come oggi, la maggior parte degli uomini afferma di trovare più sexy una pettinatura un po’ spettinata e “selvaggia”. In questo modo è più facile e spontaneo, da parte di un uomo, passare dentro le mani per accarezzare i capelli.
Pensiamo anche al colore: il biondo è sempre stato percepito come colore più sensuale e intimo; la morbidezza del chiaro riecheggia la morbidezza del corpo femminile. Non a caso, c’è un detto che afferma: “gli uomini preferiscono le bionde, ma sposano le more”. Durante la storia, anche le donne hanno sperimentato tutta una serie di tecniche per la decolorazione del capello, fino ad arrivare all’attuale tinta. Il biondo trasmette messaggi di giovinezza, di spensieratezza: ciò è dovuto soprattutto al fatto che molti bambini sono più biondi dei loro genitori e i capelli chiari, come gli occhi azzurri, sono associati all’infanzia e quindi alla fanciullezza.
Se i capelli lunghi sono sinonimo di sessualità, libertà di spirito e a volte di impudicizia, i capelli corti o raccolti sono sempre stati associati con la disciplina, l’autocontrollo, l’efficienza, il conformismo e l’autorità.
Sopracciglia
Anche le sopracciglia hanno subito nel tempo, moda e modi diversi di portarle. Nel ‘700, per esempio, era di moda in Inghilterra raderle completamente e sostituirle con dei posticci, molto spesso fatti di pelle di topo. Da qui, la convinzione che lasciare le sopracciglia al loro stato naturale, non curarle, sia sinonimo di trasandatezza, sicuramente non sensuale. A parte Frida Kalho, l’artista controversa che portava praticamente un unico sopracciglio in fronte, e il ritorno delle sopracciglia folte negli anni ’80, come messaggio di competizione della donna nel mondo maschile, oggi si preferiscono arcuate e sottili.
Occhi
Gli occhi comunicano molto, sono lo “specchio dell’anima”. Gli occhi non mentono, non tradiscono le emozioni. Molte volte sono nascosti da occhiali da sole: pensiamo ai funerali, o soltanto a momenti della nostra vita in cui non vogliamo manifestare apertamente ciò che proviamo. L’occhiale da sole è uno schermo, una “protezione” dal mondo esterno. Dietro gli occhiali da sole, quando non vi sono le condizioni psicologiche e/o meteorologiche adatte, noi ci nascondiamo. L’occhiale da sole è diventato ormai di moda, è nella moda e nella società occidentale è un vero e proprio status simbol avere degli occhiali di marca e/o di tendenza.
Gli occhi femminili piacciono anche quando sono truccati: infatti, la decorazione cosmetica degli occhi è sempre stata sinonimo di sensualità e seduzione nel corso dei secoli. Pensiamo a Cleopatra, al suo trucco con kajal blu scuro e verde brillante, o alle donne dell’antica Grecia che si abbellivano gli occhi con il kohl, o all’ombretto nero usato dalle donne dell’antica Roma. Anche Helena Rubistein, la prima grande pionera della cosmetica moderna aveva preso in prestito l’idea di colorare le palpebre dal teatro francese; fece infatti degli esperimenti con il khol per creare il vistoso mascara di Theda Bara nel ruolo cinematografico di Cleopatra, poi interpretato da Elizabeth Taylor. Dopo l’indiscusso successo di questo trucco, negli anni ’70 si preferisce un “viso nudo” più raffinato e si sperimentano trucchi sempre diversi, rispettando le imposizioni della moda.
Guance
Le guance femminili sono sempre state viste come punto focale della bellezza umana e ricordano, se morbide e lisce, stimoli infantili. Infatti, quando baciamo, accarezziamo e tocchiamo le guance della persona amata, associamo inevitabilmente questo gesto all’amore parentale.
Anche le guance hanno subito usi e costumi nel tempo: per esempio, il neo di bellezza, comparso tra il XVII e il XVIII secolo, era associato a Venere, la dea della bellezza. Oggi, scomparsa la decorazione con finti nei, si preferiscono guance femminili senza acne, brufoli, rughette o imperfezioni, tanto che, a volte, molte donne ricorrono alla micro dermoabrasione, una tecnica in cui si smerigliano le guance fino a renderle lisce. Altre procedure per migliorare la grana della pelle sono: il peeling chimico, ultrasuoni, laser, microcorrenti, aspirazione.
Labbra
Chiaro simbolo sessuale, le labbra, e in particolar modo il loro colore, sono state spesso associate alle labbra della vulva: infatti, nell’eccitazione esse si arrossano, così come le labbra sul viso diventano più gonfie, più rosse e più sensibili.
Fin dall’antichità le labbra sono state truccate dalle donne, prima con misture di piante essiccate, poi con tecniche sempre più ricercate. Fino al 1945, il colore dominante nei rossetti era un rosso molto acceso, ma dagli anni ’50 in poi, questo cambiò: infatti, il mercato cosmetico introdusse nei rossetti il bianco di titanio che permise di produrre colori più chiari. Negli anni ’70, con il movimento femminista, si preferirono labbra nude e contro la guerra del Vietnam iniziarono ad apparire i primi rossetti dai colori scuri come il blu, il viola e il nero.
Oggi molte donne ricorrono all’aiuto della chirurgia estetica per “gonfiarsi” le labbra, anche se molto spesso questo interventi hanno avuto il risultato di deformare viso e lineamenti.
In chiave psicoanalitica le labbra sono connesse ai piaceri orali dell’allattamento e sessuali: quando una donna bacia il pene del suo compagno, i movimenti della sua bocca ricordano molto quelli che compiva da piccola, quando la madre la allattava. Claudia Sposini, psicologa Bibliografia : "L'animale donna" di D. Morris

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