Il corpo ritrovato

Creato il 28 febbraio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

National Geographic Channel (canale 403 di Sky), presenta “Caravaggio. Il corpo ritrovato”, un avvincente percorso televisivo che racconta la ricerca compiuta su quelli che con ogni probabilità sono i resti mortali di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Girato in alta definizione, il documentario segue, passo dopo passo, lo svolgersi di una grande ricerca scientifica che si pone l’obiettivo di trovare lo scheletro del pittore dal temperamento irascibile e passionale per interrogarne le ossa e provare a rispondere alle domande che gli storici dell’arte si pongono da secoli.

Uno dei pittori italiani più noti e amati al mondo. Protagonista tra i più controversi del suo tempo, Michelangelo Merisi da Caravaggio esercita, ancora oggi a 400 anni di distanza, un fascino che non ha eguali, la sua impronta artistica è pari a quella di Michelangelo. La sua vita romanzesca, fatta di grandi successi, continui guai con la giustizia, aggressioni e fughe precipitose, si conclude in circostanze misteriose in un giorno di luglio del 1610, forse stroncato da una febbre maligna.  Semplicemente scompare nel nulla. Ucciso? Come, dove e perché muore Caravaggio e che fine ha fatto il suo corpo?

Tutto ha inizio da un articolo pubblicato diversi anni fa: l’archeologa Giovanna Anastasia di Porto Ercole dichiarava di aver visto da bambina i resti del corpo di Caravaggio. Venuti alla luce nel 1956, durante gli scavi per allargare la strada di accesso al paese. E’ questo l’inizio della lunga e difficile avventura che ha coinvolto un team di studiosi.

I ricercatori scoprono che gli scheletri recuperati nel ’56 sono conservati nel cimitero di Porto Ercole. Ma quando scendono nella cripta si trovano di fronte centinaia di scheletri accatastati alla rinfusa: analizzarli tutti è impresa ardua. Cominciano allora una straordinaria serie di test scientifici che permette ai ricercatori di ridurre gradatamente il numero dei possibili indiziati. Poco alla volta vengono isolati maschi alti intorno al metro e ottanta, deceduti all’età di 40 anni circa. Poi la datazione con il carbonio 14 individua quelli morti a cavallo del 1610, mentre la concentrazione dei metalli pesanti quali il piombo, ancora presente nelle ossa, indica in alcuni resti ossei che in vita quell’individuo era con buone probabilità un pittore.

Alla fine l’attenzione degli studiosi si concentra sul campione n. 5. Le ricerche storiche si intrecciano con gli esami scientifici nel tentativo di ricostruire i momenti essenziali della vita dell’artista. Dalla fuga da Roma la lista dei suoi nemici si allunga, dopo l’assassinio del giovane  Ranuccio Tomassoni, che da inizio al suo continuo girovagare il pittore vive perseguitato dalla paura. A Napoli cade in un’imboscata. Ferito e  sempre più ossessionato dalla pena capitale che pesa sulla sua testa, scappa ancora, il suo temperamento diventa sempre più imprevedibile e violento. Quattro lunghi anni di esilio che si concluderanno con la sua morte. Gli ultimi drammatici giorni lo vedono come una persona disperata, senza più niente, completamente allo sbando e solo.

I ricercatori si convincono che il comportamento allucinato del pittore sia da mettere in relazione con il progressivo avvelenamento da piombo di cui soffriva. Forse è proprio questo elemento ad essere responsabile della morte. Il suo carattere aggressivo e turbolento, gli improvvisi attacchi d’ira potrebbero essere proprio determinati da un sistema nervoso debilitato dalla intossicazione da metalli. Serve la prova definitiva che le ossa appartengano al pittore. Serve quindi la prova del DNA. Estrarlo da ossa rimaste in terra per 400 anni non è operazione facile. Ancor più difficile è trovare il DNA con cui confrontarlo. Caravaggio non ha lasciato eredi diretti. L’ultima risorsa possibile è confrontare il DNA del campione n. 5 con il cromosoma Y dei Merisi ancora oggi esistenti nella zona di Caravaggio. I marcatori tipici del cognome Merisi risultano perfettamente compatibili.

Si tratta di una coincidenza così alta da fare gioire gli studiosi. Aver trovato proprio i resti di  Michelangelo Merisi da Caravaggio, oltre ad essere una grande soddisfazione scientifica e artistica, consente la possibilità di seppellire un genio ucciso dalla sua stessa arte.


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