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Il corpo sa tutto – Intervista alla fotografa Andrea Laroux

Creato il 18 aprile 2014 da Wsf

“Il corpo umano non è che una tenaglia posta sopra un mantice e una casseruola, il tutto fissato su due trampoli”

Samuel Butler

 

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Corpi, nient’altro che involucri di ciò che realmente siamo, mostrati in un impeto forse di rabbia o, forse, di tenerezza. Comunque sbattuti in faccia, come la peggiore delle verità.

Custodi inconsapevoli delle nostre ansie, infine, dei nostri destini.
Eleganti, flessuosi e senza vergogna a dimostrare che oltre c’è altro e mentre l’umano sentire si concentra su un ideale futile di bellezza, la realtà è fatta di corpi\anime che gridano la loro esistenza e che senza vergogna chiedono, nella loro quieta santità, non pietà, non compassione.
Mi sono imbattuto per caso in questi scatti della fotografa Andrea Laroux, la loro forza, il loro voler rompere gli schemi, l’espressionismo dei corpi mi ha stregato.
Difficile davanti ad un lavoro del genere mantenere un’imparzialità che alla lunga risulterebbe quantomeno ingenua.
E’ un lavoro che fa riflettere, porta alla luce angosce, ansie, fa sorgere dei dubbi che è poi ciò che l’arte tutta dovrebbe fare.

 

Lasciamo però all’autrice il compito di spiegare meglio il progetto:

“Il corpo sa tutto è il titolo che hai dato al tuo progetto, Andrea, ci racconti da dove nasce e qual è il suo scopo?”

Il titolo si rifà ad un libro di Banana Yoshimoto, scrittrice che amo,in grado di parlare di tematiche impegnative in maniera impalpabile e delicata.
Credo molto in questo modo di fare arte, che siano libri, poesie, fotografie o film.Personalmente mi piace lasciare spazio agli altri, non rinchiudere gli spettatori in vincoli, ma dare loro solo una traccia da cui poi tirare fuori qualcosa di diverso e personale. Lo scopo dell’arte è quello della catarsi; liberarsi, poter godere di emozioni forti,viaggiare con la mente. Se creiamo dei contorni troppo definiti, magari si, offriamo un buon prodotto, ma permettiamo poca espressione a chi ne fruisce.
Non è solo l’artista a doversi esprimere, ma anche il pubblico. Il progetto, un po’ come tutti i precedenti, nasce da un’immagine mentale.
Amo molto Botero, la morbidezza delle forme ed i colori.. Ho provato, con i miei mezzi, prendendo spunto da questo tipo di pittura a creare un progetto sul corpo.
Non è un progetto con ideologie femministe, né sullo sfruttamento del corpo della donna,anzi, ho ritratto un corpo di donna perché mi piaceva molto la modella.

E’ un progetto sull’uomo, mammifero ed essere sociale; tematica immensa e,a mio avviso, come ogni tematica complessa, difficilissima da analizzare nel profondo.
Le foto ci parlano di come il corpo si esprime, anche quando non vorrebbe dire nulla.Questa la tematica del progetto; ognuno poi interpreta a modo suo.

 

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Cosa rappresenta, per te, il corpo?

Il corpo, è per me unico mezzo di espressione. Che sia umano o animale.
Il corpo è vita, morte, gioia e sofferenza, Insomma è tutto.

 

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Si legge fra le righe una certa rabbia, un certo impegno che non fatico a definire “civile”, puoi spiegarci cosa hai provato durante le sessioni fotografiche?

 La tua domanda, conferma ciò che ho scritto in risposta prima.

Tu ci vedi rabbia tra le righe, a te le mie immagini hanno trasmesso questa emozione.Ha funzionato allora. Se avessi immortalo momenti più specifici, come ad esempio un pianto, quasi certamente ci avresti visto tristezza.

Cerco sempre, anche nei progetti più concreti,come questo, di creare, per quanto possibile, immagini oniriche, insomma, cerco un po’ di mettervi le ali e di farvi volare dove volete.

 

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