Il corvo di pietra di Marco Steiner

Creato il 05 maggio 2014 da Tiziana Zita @Cletterarie

Questa è una storia che inizia nel 1902 in un punto imprecisato lungo la costa di Solway, in Gran Bretagna. Anzi, no, nel mezzo dell’Oceano Pacifico dalle parti delle Isole Salomone, il 1° novembre del 1913. Ma no, ripensandoci, è cominciato tutto nel 1967 grazie alla magia di un veneziano, cittadino del mondo. Difficile tenere in serio conto gli orizzonti spazio-temporali, quando si parla di Corto Maltese, il gentiluomo di fortuna nato dalla splendida matita di Hugo Pratt.
Quando nel 1995 Pratt ci ha lasciati per sempre orfani delle avventure di Corto e degli altri suoi eroi, pensavamo che non avremmo più sentito notizie del bel marinaio di Malta e il mondo si è fatto improvvisamente un po’ più piccolo e triste.

Ai suoi lettori, tanti in Italia e più ancora in Francia, dove da sempre si ha maggior cura e rispetto del meraviglioso universo delle bandes dessinèe, non restava che fare un “sincero ringraziamento al modo di raccontare le storie di Hugo Pratt e un omaggio al suo personaggio più importante, Corto Maltese, lo spirito del vero Viaggio”. Lo stesso ringraziamento che è posto alla fine de’ Il corvo di pietra, il bel romanzo breve di Marco Steiner.
Steiner è stato per diversi anni stretto collaboratore di Pratt, facendo ricerche filologiche per i suoi fumetti. Per chi non avesse familiarità con il mondo di Corto Maltese, l’importanza di questo ruolo di ricercatore ricoperto da Steiner potrebbe apparire marginale, se non superflua. Ricerche filologiche per dei fumetti? Assurdo!

Ma le storie di Corto, anzi, i suoi viaggi in giro per il mondo alla ricerca di favolosi tesori e avventure romantiche sono un compendio eruditissimo e suggestivo di storia, filosofia, poesia, antropologia e tutto quello che in senso lato si può definire cultura. Non a caso uno dei suoi più grandi estimatori è Umberto Eco, uno che di dotte mescolanze se ne intende. “Se voglio divertirmi leggo Hegel, se voglio impegnarmi leggo Corto Maltese”: sostiene il sommo Eco. Non che ai fumetti di Hugo Pratt manchi l’avventura o il divertimento, anzi. Come non mancano ne’ Il corvo di pietra che tenta un esperimento in voga negli ultimi tempi: la ripresa di un personaggio seriale amato dai lettori dopo la scomparsa dell’autore.
Finora però mancava la rinascita in forma letteraria di un personaggio dei fumetti e, se un eroe cartaceo meritava nuova vita, questo è senza dubbio Corto Maltese. Non lo dico solo per via della mia notoria parzialità nei suoi confronti, ma perché così come è stato concepito da Pratt, Corto Maltese si presta alla forma romanzo.

Le sue avventure a fumetti sono sempre state dei romanzi disegnati, se non dei film. Sono storie lunghe più che racconti a episodi, con tempi dilatati, silenzi descrittivi alternati ad azioni concitate, con dialoghi memorabili e allusivi. Difatti già Pratt scrisse versioni romanzate di due sue storiche avventure, Una ballata del mare salato e Corte sconta detta arcana, completato appunto da Steiner alla morte di Pratt.

Quindi chi meglio di Steiner per riprendere in mano Corto Maltese?
Ed ecco una nuova avventura cartacea del nostro gentiluomo di fortuna, saggiamente ambientata prima di ogni sua storia a fumetti. Ne’ Il corvo di pietra, Corto è un ragazzino di quattordici anni e non è neppure il protagonista, semmai un curioso e attento spettatore, pronto a entrare in azione al momento giusto. Imbarcato al seguito del comandante Kee, amico fraterno di suo padre, il giovane Corto salpa su un mercantile dall’isola di Man fino alla nativa Malta. Da lì l’azione si sposta in Sicilia, poi a Venezia, città magica ricorrente nelle sue future storie, e poi di nuovo in Sicilia alla ricerca di un tesoro medievale, protetto da un incantesimo. Compagni di avventura sono il giovane Bertram, figlio del comandante, e l’australiano Norman Riley, con i quali Corto si troverà al centro di una specie di profezia per il riscatto del tesoro dei siciliani Chiaromonte.

Steiner si mostra fedele allo stile unico di scrittura di Pratt: i capitoli si aprono spesso con la descrizione di un dettaglio o l’equivalente letterario di un campo lungo, così come Pratt concepisce le sue vignette. I dialoghi sono alternativamente dei racconti lunghi, affabulatori, o di una brevità dissacrante e lapidaria, proprio come accadeva nei fumetti. Talvolta fanno addirittura comparsa onomatopee fumettistiche, come quelle descrittive del suono di uno sparo, o del verso di un falco. Pratt le usava con parsimonia, arrogandosi la libertà dalle convenzioni del mezzo espressivo scelto per la sua arte, così come rifiutava quasi sempre le didascalie di raccordo e Steiner, specularmene, le inserisce per spezzare l’aderenza ai canoni del romanzo.

In tanto apprezzato e suggestivo rigore rispetto al modello originario verrebbe da chiedersi: dove sta l’originalità, il timbro di Steiner?
C’è ed è nella scelta linguistica, sapiente e ricca come le suggestioni culinarie che s’infiltrano fra le pagine di questo romanzo, oltre che nella capacità di narrare suggerendo. In ogni buona storia ci sono porte aperte e porte socchiuse.

“Le porte socchiuse invitano a immaginare…” dice Corto al suo amico Bertram. Difficile mettere a nudo meglio di così l’essenza di Corto Maltese, l’anti-eroe che con un rasoio si è disegnato la linea della fortuna sulla mano. A Steiner il merito di esserci riuscito e la riconoscenza per averci regalato una nuova avventura di Corto Maltese. Così tra viaggi, cibo ed eventi storici come il crollo del campanile di San Marco, si dipana questa ricerca che, come spesso accade nelle avventure di Corto Maltese, non porta da nessuna parte. Nella stessa natura di Corto è infatti inscritta l’incompiutezza, la sconfitta che chissà come è sempre una nobile vittoria dell’animo e segno evidente della sua totale libertà.


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