IL CREPUSCOLO DELLE IDEOLOGIE #pensiero #società #politica

Creato il 04 ottobre 2014 da Albertomax @albertomassazza

Si parla tanto di tramonto delle ideologie, di era post-ideologica, ma bisognerebbe prima di tutto capire cosa si intenda per ideologia. Il termine, coniato dal filosofo e politico Destutt De Tracy sul finire del XVIII secolo per indicare una scienza che si proponesse l’analisi delle idee e delle sensazioni, ha ben presto assunto il suo significato moderno di sistema di idee fondato, più che sulla logica della ragione, sul sentimento e sulla fede (intesa non solo in senso strettamente religioso). Premesso che, data la sua natura astratta e metamorfica, è impossibile darne una definizione universale e definitiva, se ne possono comunque tracciare i tratti distintivi. Il primo naturalmente è il sistema di idee che non è interessato ad una verifica empirico-scientifica, ma alla sua condivisione sociale, proponendosi come stella polare etica e politica nel cammino verso la trasformazione della società stessa. Da qui emergono altri due tratti distintivi: la tendenza a conquistare una massa di persone e la prospettiva di esercitare il suo influsso sulla società. Infine, non ricorrendo alla verifica scientifica, per giustificarsi l’ideologia interpreta il mondo e la storia da un punto di vista funzionale all’affermazione dei suoi stessi valori. Per accattivarsi la simpatia delle masse, l’ideologia non solo deve promettere il miglioramento delle condizioni di vita ai suoi seguaci, ma anche riuscire a fare presa sull’inconscio degli individui, in modo da creare un legame più profondo dell’adesione critica e pratica.

Di fronte a tutto ciò, appare chiaro come l’ideologia lasci aperto il campo ad interpretazioni strumentalmente distorte della realtà, giustificando la preponderanza che il giudizio negativo ha sempre più assunto nei suoi confronti, nell’opinione pubblica contemporanea. Ma questa cattiva nomea non è indicativa dell’effettivo tramonto delle ideologie. Meglio: se il tramonto c’è già stato, ora l’ideologia vive in un crepuscolo perenne, frammentata, semi-clandestina, sommersa da stili di vita abitudinari, senza più una chiara rappresentazione di sé. L’ideologia non ha perso la possibilità di attrarre le masse; solo che esse non sono più organizzate  in modo nazionalista, classista, categoriale, ma per stili di vita globalizzati e trasversali; in questo modo, più che di fine dell’ideologia, si dovrebbe parlare di impossibilità di costruire una prospettiva politica fondata sull’ideologia, in quanto ogni tentativo in questo senso produrrebbe un consenso minoritario e localmente circoscritto; solo una prospettiva post o anti ideologica oggi può ambire ad un consenso maggioritario, per la sua caratteristica trasversale in grado di legare insieme ideologie frammentate e sommerse dal pensiero dominante edonista e omologato, magari addittando come capro espiatorio dei mali sociali le sacche di resistenza ideologica tradizionali.

Questo scenario anti o post o neo ideologico, da una parte argina le tendenze totalitarie dell’ideologia, dall’altra vanifica le sue spinte verso un reale miglioramento delle condizioni di vita, come indubbiamente avvenuto con la lotta di classe sostenuta e coscienzializzata dall’ideologia marxista tra ottocento e novecento. D’altro canto, la perdita inesorabile di riferimenti ideologici nella società globalizzata, non annulla la possibilità che pseudo ideologie, non più fondate su simboli e valori derivanti da un’interpretazione anche distorta del mondo, ma su aspirazioni o disagi largamente diffusi nella società, possano ambire a una posizione dominante nella società stessa. La mancanza di una chiara connotazione identificativa rende queste pseudo ideologie potenzialmente più pericolose delle ideologie tradizionali, in quanto più facilmente mascherabili sotto comportamenti sociali comuni e di conseguenza accettate in modo ancora più acritico delle tradizionali.



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