Il crivello

Creato il 12 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Gianni Pardo il 12 ottobre | ore 11 : 44 AM


Nella ricerca della soluzione di un problema si è grandemente avvantaggiati se si è preliminarmente in grado di escludere alcune ipotesi: ciò restringe il campo di indagine. Inutile sognare di realizzare l’uomo invisibile perché il suo corpo avrebbe comunque una densità diversa dall’aria e darebbe luogo ad evidenti fenomeni di rifrazione. Cioè non sarebbe invisibile.
È vero che a volte la soluzione scartata poi risulta la buona. Ma lo era sul momento? A chi nell’antichità avesse avuto bisogno di comunicare qualcosa a centinaia di chilometri si sarebbe potuto proporre: “Telefonagli”?
I grandi innovatori non hanno realizzato l’impossibile: hanno utilizzato al meglio i dati del presente. Napoleone ha vinto molte battaglie adottando soluzioni che i loro avversari avevano giudicato impraticabili ma è ovvio che il suo genio non consisteva nell’affrontare mille persone in dieci. Il criterio per cui bisogna eliminare le soluzioni impossibili non è senza falle ma rimane utile. In medicina un rimedio è considerato già eccellente se funziona nell’ottanta per cento dei casi.
Chi nella ricerca della soluzione efficace dispone di un elenco di “non-soluzioni” è favorito da un iter mentale più lineare e non imbocca i vicoli ciechi degli altri. Se una persona sta male e qualcuno dice che è “vittima del malocchio”, non bisogna perdere il tempo di indagare sull’autore del misfatto. Il “malocchio” non esiste e se un effetto può avere, è solo quello di far preoccupare chi ci crede. Né si può credere a quelle agiografie che parlano di santi rimasti per mesi o anni senza mangiare. La vita consuma energie e queste energie devono essere assunte, se no si muore. Quali che siano le virtù eroiche di cui si è data prova. Nel  campo dell’energia nulla si crea e nulla si distrugge.
Le non-soluzioni sono come pietre più grandi delle maglie del crivello: non lo superano e vanno gettate via come scorie. Del resto la parola crivello risale a cribro, da “cribrum”, collegato a “cernere”, che a sua volta risale al greco krinein: separare scegliere, decidere, giudicare. L’intuizione della lingua conferma la teoria.
Il criterio è utile anche nella vita normale. Eccone uno: gli uomini sono egoisti. Tutti? Sempre? Certo che no. Ma le eccezioni non sono tanto significative da cambiare la regola. E dal momento che la stragrande maggioranza degli uomini non è eccezionale, dovendo calcolare gli sviluppi di un fenomeno di massa bisogna considerare l’umanità egoista. Diversamente il calcolo non riesce. Sono assolutamente inutili i discorsi che cominciano con le parole: “Se tutti gli uomini capissero che…”, “Se tutti gli uomini avessero la buona volontà di…”, “Se tutti gli uomini fossero abbastanza generosi per…” Perché l’umanità è quella che è e tutti gli uomini quella cosa non la faranno mai.
Un principio di buon senso è che non solo i politici di successo sono uomini come tutti gli altri, ma sono uomini che hanno fatto carriera perché più ambiziosi e più privi di scrupoli della media. E allora, come si può pretendere che essi “diano l’esempio”? Anzi, se dobbiamo badare ai loro atti, c’è solo da sperare che non lo diano. E se invece badiamo alle loro parole, li invitiamo con ciò stesso ad essere ipocriti: per loro vale la regola vulgus vut decipi, ergo decipiatur, il popolo vuole essere ingannato, e dunque che lo sia.
Altra regola generale: nei rapporti internazionali in ultima analisi vale solo la forza. Gli Stati ottemperano ai patti sottoscritti e ai grandi principi solo finché conviene loro. Come diceva Spinoza, unusquisque tantum habet juris quantum habet potentiae, ognuno ha solo quel diritto che ha la forza di imporre. Per conseguenza è sciocco che uno Stato debole invochi “la legge internazionale” (che non esiste) contro la prevaricazione di uno Stato forte: avrebbe dovuto o non essere debole o procurarsi un alleato forte da contrapporre al nemico.
Bisogna pure guardarsi dalla retorica. Se qualcuno dice bellissime parole e promette il paradiso in terra per prima cosa bisogna ricordarsi che le parole non costano niente. Si definivano “Repubbliche Democratiche Popolari” gli Stati satelliti dell’Unione Sovietica che avevano la caratteristica di non essere repubbliche ma dittature, di non essere democratiche ma totalitarie, e di essere talmente impopolari che nessuna è sopravvissuta all’U.r.s.s.
Il crivello è insomma costituito dal principio di realtà.
giannipardo@libero.it