Il crocifisso nei luoghi pubblici continua a vincere

Creato il 25 gennaio 2014 da Uccronline

Non smetteremo mai di ringraziare la coppia Albertin-Lautzi, i due italiani che hanno voluto portare davanti alla Corte di Strasburgo la richiesta di estirpare il crocifisso dalle aule scolastiche italiane nel 2009. Tuttavia la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in data 18/3/11, ha sentenziato con 15 voti favorevoli contro 2 che l’esposizione del crocifisso non viola alcun diritto umano.

La vicenda si è rivelata essere una delle più efficaci iniziative per l’affermazione dei simboli cristiani in Europa degli ultimi decenni. Non solo ha permesso che molti italiani prendessero posizione (a favore del crocifisso l’84%, secondo i sondaggi), che la Corte di Cassazione ribadisse che in tribunale è ammesso solo il crocifisso (e non altri simboli religiosi) e che tantissime scuole appendessero i crocifissi nelle aule in cui mancavano, ma anche che diversi Paesi membri dell’Unione Europa prendessero posizione affiancando l’Italia e il rabbino ebreo Joseph Weiler a sostegno del simbolo religioso cristiano nelle aule scolastiche: Armenia, Albania, Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Moldavia, Principato di Monaco, Polonia, Romania, Russia, San Marino, Serbia, Slovacchia, Ungheria e Ucraina.

La sentenza ha creato un precedente fondamentale, imprescindibile per la questione della presenza dei simboli religiosi negli spazi pubblici, rafforzando una norma giuridica finora poco chiara. Dopo questa sentenza, infatti, la Corte Costituzionale dell’Austria ha potuto respingere la richiesta di togliere i crocifissi dagli asili dello Stato. L’eco della sentenza è arrivato fino in Perù, dove la Corte Costituzionale ha a sua volta respinto la richiesta di togliere il crocifisso e la Bibbia dai tribunali.

Le vittorie della laicità positiva continuano ancora oggi. Nel dicembre scorso è stata la Corte d’Appello della Polonia a stabilire che il crocifisso deve rimanere nel Parlamento polacco, dal momento che «non viola alcun diritto», respingendo così le richieste delle forze anticlericali. La croce è stata appesa spontaneamente nel parlamento polacco dal 2007, nel 2011 un sondaggio ha rivelato che il 71% dei polacchi era a favore.

Tornando in Italia, è accaduto che in Basilicata il neo assessore alla Salute, Flavia Franconi, ha deciso di togliere il crocifisso dal muro perché «rappresenta solo una parte dei cittadini». L’opposizione, attraverso Vito Santarsiero (PD) ha immediatamente reagito parlando di «gravissimo non solo il gesto ma anche e sopratutto la motivazione», assieme a moltissimi cittadini. La polemica è cresciuta talmente che la Franconi ha riappeso il crocifisso: «Voglio rispettare le sensibilità diffuse», ha detto. Dal “rappresentare solo una parte” a “sensibilità diffuse”…poche idee, ma chiare. Purtroppo, sempre in Italia, abbiamo professori di religione che ritengono il segno di croce un gesto offensivo. Ma questa è un’altra storia.

In Argentina, a Buenos Aires, un noto giudice Luis Maria Rizzi ha respinto una piccola campagna contro i crocifissi nei tribunali scrivendo ai leader delle associazioni anticlericali che non darà alcuna disposizione affinché vengano rimossi i crocifissi: «ho rispetto della croce e di una persona innocente, la più innocente dei condannati a morte, e che è il simbolo della fede e dell’identità della maggior parte del nostro popolo. La croce non offende nessuno, siano essi credenti o non credenti, e nessuno dovrebbe per sentirsi attaccato, sconvolto o infastidito e ancor meno discriminato a causa della sua presenza». Essa «testimonia che chi lavora sotto la sua protezione è una persona che ha timore di Dio e per questo è imparziale e agisce secondo giustizia».

Le parole del giudice argentino ricordano molto quelle della scrittrice atea Natalia Ginzburg, la quale nel 1998 scrisse sull’Unità il famoso articolo Non togliete quel crocifissoIn esso si opponeva all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, ma scrivendo anche: «il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo.  Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti».

La redazione


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