La mattina dopo è ancora lì ed è pure il primo giorno di scuola. Così, a poco a poco riprende la sua vita di un tempo e ritrova, sempre con grande emozione, i compagni, i professori, le aule, le case, gli amici, i loro parenti, la ragazza più bella della scuola. E dato che il tempo passa, lui vive di nuovo la sua vita, ma con una differenza: ora è un adulto e ciò gli permette di essere un allievo assai più brillante. Va bene in inglese perché nel frattempo si è allenato con i suoi clienti stranieri, va meglio in ginnastica perché il solo fatto di non essere nel corpo di un quarantottenne gli mette le ali ai piedi e si dà delle arie con i compagni più grandi e sbruffoni perché fuma come se lo avesse sempre fatto.
Finché, a un certo punto, quando la più bella della scuola gli rivolge la parola, Hiroshi si rende conto che non si sta limitando a rivivere la sua vita, perchè certe cose non sono mai avvenute. Questo gli provoca un brivido lungo la schiena perché cambiando il suo passato, rischia di cambiare il suo presente e quindi di renderlo, se possibile, ancora più impossibile.
Tamara Drewe di Posy Simmonds
Il tema del “ritorno al futuro” è un classico, vedi anche la serie Life on Mars in cui il protagonista si trova catapultato negli anni ’70 con tanto di pantaloni a campana e catena al collo. Ma non è la novità del tema che conta – la letteratura rimastica all’infinito gli stessi temi – quanto il fatto che qui viene svolto ad arte, facendoci fare un sacco di riflessioni.
Il nostro eroe ha una missione, quella di impedire al padre, misteriosamete scomparso, di andarsene di casa. Mentre la sua vita da quattordicenne prosegue e il nostro senso di incredulità svanisce, le cose nella seconda vita prendono una piega diversa e tutto sommato migliore perché ora lui ha imparato a vivere. Riflettiamo perciò sull’opportunità di poter tornare indietro per correggere certi errori, almeno quelli più grossi, che hanno dato un certo indirizzo alla nostra vita. Errori che avremmo potuto non fare, ma che per inesperienza non abbiamo saputo evitare. Allora, cosa cambieremmo se potessimo tornare indietro?
E poi dopo un po’ ci chiediamo se non sia meglio restare a vivere quei 14 anni, piuttosto che tornare ai 48. Se non sia meglio proseguire questa seconda vita fino in fondo. La sua prima vita l’ha vissuta timidamente e goffamente, questa invece la consuma in modo più intenso e pieno, riuscendo davvero ad esprimersi. Insomma forse il ritorno al futuro si può anche evitare. O al contrario potremmo chiederci: che bisogno c’è di vivere un’altra vita, quando è sufficiente vivere quella che resta? Non è una seconda vita, la vita che resta?
Queste sono alcune delle riflessioni sollevate da Quartieri lontani.
Jirõ Taniguchi è considerato, insieme a Ugo Pratt, uno dei principali autori di graphic novel. Che cos’è una graphic novel? Praticamente un fumetto. Diciamo che è un fumetto lungo come un romanzo. Non tutti i fumetti sono graphic novel, ma tutte le graphic novel sono fumetti.
Taniguchi nasce nel 1947 in una famiglia molto povera, il padre è parrucchiere e la madre donna delle pulizie. Appassionato di manga e disegno, dopo il liceo si trasferisce a Tokio e entra in un laboratorio di manga. Nel 1970 scopre i fumetti europei, allora sconosciuti in Giappone, da cui viene fortemente influenzato. Taniguchi sostiene di non trovare ispirazione nei manga giapponesi, mentre ama gli europei, in particolare Moebius, il grande autore francese. Insieme hanno pubblicato Icaro, la storia di un bambino capace di volare.
Pubblicato di recente, Quartieri lontani era già uscito in Italia, nel 2002, 2003 (diviso in due parti), con il titolo Una città lontana.
Con le graphic novel scritte e disegnate da lui, Taniguchi va verso un racconto più intimistico e profondo. Ora i suoi temi sono i rapporti umani, il ritorno all’infanzia, il rapporto fra l’uomo e gli animali, la bellezza della natura. L’autore sostiene di trovare l’ispirazione nei piccoli e banali avvenimenti di tutti i giorni. Ama molto il regista Ozu: nei suoi film Viaggio a Tokio, o Primavera tardiva ritrova la semplicità che lo attira. E pensa alle sue storie atemporali e universali ogni volta che disegna.
E’ con Quartieri lontani che Taniguchi conquista il successo internazionale: oltre che in Giappone, diventa noto in Europa e negli Stati Uniti. Ad esempio in Francia, dov’è uscito nel 2002, il libro ha venduto più di 250 mila copie.
Il regista belga Sam Garbaski (autore di Irina Palm!) ne ha tratto il film Quartier lontain che è stato presentato, a ottobre, al Festival del film di Roma. Un fatto quasi unico, se non fosse che anche Tamara Drewe, il bel film di Stephen Frears attualmente nelle sale, è stato tratto da una graphic novel.
Con il suo bel tratto netto e pulito, vicino a quello degli autori europei, Taniguchi riesce a
In un’intervista che si trova alla fine del graphic romanzo La montagna magica, la scrittrice Muriel Barbery gli chiede perché nel suo libro i bambini hanno perso il padre. Taniguchi risponde che nelle sue storie ha bisogno di creare degli ostacoli che i suoi personaggi devono oltrepassare. Vuole mostrare che superandoli il personaggio progredisce e matura. La morte del padre e la malattia della madre sono le prove che gli vengono in mente in modo non del tutto cosciente. Ma in una storia deve succedere qualcosa di forte che dia alla vita una certa direzione. E come dargli torto?
La scrittrice francese sostiene che “l’opera di Taniguchi è un invito a vivere col cuore puro”, per questo i lettori lo amano. Malinconia, dramma e poesia: più di 400 pagine di buon matrimonio fra letteratura e fumetto.