“Una volta c’era / Milano Rossonera”, ce lo sbatterono in faccia così dalla nord, quando le squadre ritornavano sul campo dopo l’intervallo in un derby di fine anni ‘90. Sentii dire da qualcuno vicino“Eh, hanno ragione!”: sconsolatamente milanista. In quel momento difficile per il Milan -più di questo, posso aggiungere-, pareva impossibile, anzi irragionevole pensare che il Milan sarebbe tornato a giocare bene a calcio e vincere (sì, perché in tanti han vinto, ma pochissimi hanno giocato bene a calcio, vincendo...)
Mi pare di percepire in giro una doppia sensazione: la rabbia soffocata e la rassegnazione; una rabbia che non si sa bene dove mandare a sbattere, la rassegnazione di non poter sperare che chi di dovere la possa raccogliere, e convogliare in idee prima e fatti poi, e non solo in sede di mercato.
Mentre la Prima Squadra insegue il terzo posto, la Primavera attende il sorteggio degli Ottavi per lo scudetto, la Berretti gioca la semifinale contro la Juve; ma mai come oggi quello striscione pare tornato attuale. Così come una ventata di Orgoglio Rossonero che parte da qui, dall’infinito profondo spazio-tempo luminescente del Buco Nero. Il Milan non resterà vivo solo per Orgoglio, il Milan lavora forte* -come lo vedremo...-, e se il nome più gettonato per la panchina sarà quello che conosciamo, beh se ne vedranno delle belle, come piacciono a noi...
Ma a noi tifosi che resta per gioire di gloria riflessa, il Mondiale? Io non ci penso neanche, naturalmente: la Nazionale per me è come la Ferrari, la Juventus, gli spaghetti ed il mandolino,... scontata; come il calcio che vogliono farci credere “vincente” -concetto già di per sé aberrante, tanto quanto quello dei cosiddetti “uomini vincenti”...-: in tutta onestà, ma l’Inter se avesse provato a giocare a calcio sarebbe passata, avrebbe avuto altra scelta che essere se stessa, intendo, ovvero icona del non-gioco?
Ehi dico a voi!, scontenti di tutto e contenti solo per sovrapprezzo: ma la ricordate l’Inter di Trapattoni -ciao Gioan!-, ma non vi sembra che assomigli tanto a questa?; che ci credete davvero all’Inter Eroica, a Mourinho Condottiero... a ‘ste stupidate buone per seguaci da portar via a poco prezzo -45 anni dopo... Svalutation... direbbe il Molleggiato nerazzurro-. Su ragazzi, se NOI avessimo giocato quella partita imbarazzante, saremo scesi in strada a fare “Peeeeh!” con le trombe dell’auto? Sì, ma con le facce di chi l’ha combinata grossa e non è stato beccato..., almeno.
Noi abbiamo visto come si deve -possibilmente- giocare a calcio: ha vestito la Nostra Maglia il più grande numero 10 italiano, il Signor Gianni Rivera che emanava Calcio; Lui non sudava in campo, faceva la fotosintesi emettendo poesia per l'ossigeno; abbiamo visto Baresi, Franchino all’anagrafe, giocare e vincere un derby con un braccio rotto; abbiamo visto Van Basten far piroette di arcobaleno per aria, da terra su fino in cielo... e gli ultimi Shevchenko e Kakà, magici potenti e soavi a modo loro, quel modo che era già il Nostro, che hanno scoperto di avere pure loro, crescendo insieme a noi.
Gli altri non possono capire. Ma noi abbiamo schiantato chiunque, non abbiamo solo vinto -sì, noi possiamo dire “solo”-: fra mille anni si ricorderanno dei titoli di tutti, ma accanto al Nostro nome ci sarà un asterisco: quello della fama che precedeva il Nostro Palmarés. Di chi ha battuto Eusebio; vinto in argentina la Coppa Intercontinentale; di chi sa cos’è stato Barcellona ‘89; di chi ha mai avuto Sacchi in panchina, e Gullit Van Basten Rijkaard, Baresi, Maldini CONTEMPORANEAMENTE in campo, passando per la B -una gratis, l’altra pagando: unici a sopravvivere, creando un ‘dopo’ meglio del ‘prima’-
Noi sappiamo che è bello vincere, ma sappiamo anche che è anche più bello giocare bene e vincere, che ogni vittoria ha un peso diverso, e non sono tutte uguali; tanti degli scudetti della Juve, gli ultimissimi dell’Inter valgono la metà del nostro del 2004? Non so, anzi sì, ma la risposta sta dentro ognuno di noi e da bravi Casciavìt, siamo non solo eterogenei, ma anche disincantati e amanti delle cose vere, senza la prosopopea bavosa dei nostri “rivali” storici.
Noi lo sappiamo, altri no, bel bello e del brutto del calcio: non han scelta di poter credere ad altro che quello che gli raccontano; noi il catenaccio ce l’hanno raccontato com’era... han provato a farci credere che pure il Signor Rocco lo giocava, noi abbozziamo e dentro recitiamo”... Hamrin, Sormani, Rivera, Prati “ … questi gli interpreti del nostro catenaccio; ancora insistono: “Ah, ma Sacchi era difensivista”, sorridiamo e intanto scorrono le immagini del Barnabeu nell’ 88, del 5-0 contro il Real, non scomodiamo neanche "il nostro" Camp Nou; “Ah ma, con Capello vi difendevate...”, e snoccioliamo a memoria -please- Atene ‘94, quattro scudetti in cinque anni, un anno e mezzo SENZA RIGORI a favore, record di Seba-; e non mollano “Però Ancelotti si copriva di più, con l’abete...”, e vediamo Seedorf con Pirlo, Serginho e Kakà e Rui Costa e Sheva, in campo insieme, vincere scudetto, coppa Italia, due Champions, Supercoppe, Intercontinentale, schiaffi presi e dati tanti etc.
...ma restiamo in silenzio, ci voltiamo con la faccia nel sole, con la testa indietro e con le immagini dell’altro ieri negli occhi -non di cinquant’anni fa-, con un sorriso leggero sulla faccia; non diciamo niente... a noi piace godere così. Non abbiamo bisogno degli altri per capire il calcio, siamo Casciavìt, e ci capiamo da soli... ci piace da matti, non potete neanche immaginare quanto.IL CUORE ROSSONERO NON CESSERA' MAI DI BATTERE
*: conoscitori e osservatori più o meno diretti, saranno del mio parere.