Nel suo rapporto sulla protezione dal ciberbullismo (o cyberbullismo) , il Consiglio federale definisce il ciberbullismo come la pubblicazione di testi, immagini o filmati diffamatori sui moderni mezzi di comunicazione come cellulari, chat, reti sociali informatiche come Facebook, forum o blog allo scopo di denigrare, offendere o molestare una determinata persona. Una caratteristica generale che contraddistingue questo fenomeno è che le aggressioni si ripetono nel tempo o persistono durante un periodo prolungato.
Il termine cyberbullying è stato coniato dall’educatore canadese BILL BELSEY. I giuristi anglofoni distinguono di solito tra il cyberbullying (cyberbullismo), che avviene tra minorenni, e il cyberharassment (”cybermolestia”) che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne. Tuttavia nell’uso corrente cyberbullying viene utilizzato indifferentemente per entrambi. Come il bullismo nella vita reale, il cyberbullismo può a volte costituire una violazione del Codice civile, del Codice penale e, per quanto riguarda l’ordinamento italiano, del Codice della Privacy (D.Lgs 196 del 2003).
Il fenomeno del ciberbullismo è molto diffuso tra i giovani che utilizzano regolarmente i nuovi mezzi di comunicazione quali i blog, i forum e le reti sociali. Il termine «ciberbullismo» deriva dal fenomeno del bullismo, che indica gli atti di prepotenza fra scolari (violenza fisica, derisione, umiliazioni ecc.).
Il ciberbullismo si distingue dalle altre forme di molestie essenzialmente per i metodi utilizzati. Innanzitutto, i ciberbulli non sono in contatto diretto con le proprie vittime. Inoltre, le informazioni che diffondono possono essere lette o viste da un numero illimitato di persone. Infine, a dipendenza del sito Internet su cui sono registrate, la vittima può incontrare delle difficoltà a far cancellare queste informazioni.
Un’altra caratteristica di questo fenomeno è che il ciberbullo, non essendo in contatto diretto con la propria vittima, non è cosciente delle sue reazioni e non è in grado di rendersi conto dei limiti da non oltrepassare. Per questa ragione, nel mondo virtuale si tende maggiormente a superare tali limiti rispetto alla vita reale, il che si traduce spesso in conseguenze drammatiche.
Le conseguenze del ciberbullismo sono spesso paragonabili a quelle del bullismo nelle scuole. Nelle vittime possono, infatti, manifestarsi sentimenti di emarginazione, di tristezza, di collera, di mancanza di fiducia in se stessi oppure reazioni quali l’ipersensibilità emotiva. Nei casi in cui gli attacchi persistono, sono state osservate conseguenze anche più gravi, in particolare disturbi del comportamento (angoscia, depressione)
Dunque, ricapitolando, rispetto al bullismo tradizionale nella vita reale, l’uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie:
·Anonimato del molestatore: in realtà, questo anonimato è illusorio: ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce. Però per la vittima è difficile risalire da sola al molestatore.
·Difficile reperibilità: se il cyberbullismo avviene via sms, messaggeria o mail o in un forum online privato, ad esempio, è più difficile reperirlo e rimediarvi.
·Indebolimento delle remore etiche: le due caratteristiche precedenti, abbinate con la possibilità di essere “un’altra persona” online (vedi i giochi di ruolo), possono indebolire le remore etiche: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe nella vita reale.
·Assenza di limiti spaziotemporali: mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (ad esempio in contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo.
Nancy Willard propone le seguenti categorie di cyber bullismo.
·Flaming: messaggi online violenti e volgari (vedi “flame”) mirati a suscitare battaglie verbali in un forum.
·Molestie (harassment): spedizione ripetuta di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.
·Denigrazione: sparlare di qualcuno per danneggiare gratuitamente e con cattiveria la sua reputazione, via e-mail, messaggistica istantanea, ecc.
·Sostituzione di persona (”impersonation”): farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o pubblicare testi reprensibili.
·Rivelazioni (exposure): pubblicare informazioni private e/o imbarazzanti su un’altra persona.
·Inganno: (trickery); ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per poi pubblicare o condividere con altri le informazioni confidate via mezzi elettronici.
·Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per provocare in essa un sentimento di emarginazione.
·Cyber-persecuzione (”cyberpersecuzione”): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura.