La crisi economica ha provocato tra l’altro il fallimento di tante aziende italiane: ad “andare avanti” sono le più forti, le più grandi, le più importanti, mentre le più piccole o le medie “arrancano” o falliscono.
Anche per quanto riguarda i cittadini italiani a pagare il prezzo della crisi sono le fasce più deboli della popolazione mentre “resistono” quelle medie, eccezione fatta per quelle già ridotte allo stato di povertà. Invece le classi medio-alte e quelle alte non “sentono” gli effetti della crisi economica o li sentono in modo molto minore. Poi ci sono anche quelli che si stanno arricchendo più di prima.
Insomma la crisi economica ha “esasperato”il darwinismo sociale ed economico insito nella società contemporanea come in tante altre società di altri tempi.
A sopravvivere è davvero il più forte mentre moltissimi “arrancano” e “tirano avanti” e molti “non ce la fanno proprio” e “soccombono” fino ad arrivare a coloro “che si tolgono la vita” perchè non capaci più di affrontare le sfide “insormontabili” che ha posto la crisi economica attuale.
Tutto ciò fa ben capire che la nostra società oltre ad offrire tecnologia, innovazione ed alti livelli di civiltà offre anche cose molto negative come ad esempio “tremende” ingiustizie e diseguaglianze sociali.
Una società neoliberista e capitalista in cui vivere è complicatissimo e grazie alla quale abbiamo perduto tante libertà e tanti diritti: una società sempre più “schiavista” ed “opprimente”.
Una società dell’homo homini lupus, una società sempre più simile alla savana africana.
Dovremmo pensare ad una società in cui non vinca sempre il “più forte”, una società più equa e più giusta che non dovrebbe rappresentare un’utopia irraggiungibile.