La Juventus esce dalla massima competizione continentale a testa alta ma con tanti, forse troppi, rimpianti. Nella partita d’andata, a Torino, i bianconeri vengono letteralmente dominati per 60′ minuti e si ritrovano sotto per due reti a zero, grazie alle firme di Muller e Robben. Tutto finito. E invece no, la Vecchia Signora con cuore e orgoglio riesce a rimettere in piedi, con Dybala prima e Sturaro poi, una partita che sembrava ormai già messa in cassaforte dal sodalizio tedesco. Tuttavia un risultato non pienamente positivo ma che lasciava ancora intravedere un barlume di speranza, una possibilità (anche remota) di poter superare il ‘muro’ tedesco.
La quadra di Allegri si presentano a Monaco senza gli infortunati Chiellini, Marchisio, dybala e il lungodegente Caceres. Assenze pesanti ma che non devono e non possono essere un alibi per una grande squadra, qual è la Juventus. Il primo tempo rasenta la perfezione per approccio e atteggiamento tattico, dominato in lungo e in largo dai bianconeri e che se fosse terminato per 0-4, nessuno avrebbe obiettato. Pressing alto e ben organizzato che crea, si da subito, più di qualche grattacapo al fortino bavarese. La Juve riesce così a trovare il primo gol con Pogba, la squadra prende fiducia. 4-5-1 in fase difensiva che si trasforma in 4-3-3 in fase di ripiegamento, interpretato magistralmente dalla compagine bianconera. Cuadrado straripante sulla destra, mette in difficoltà a più riprese il reparto arretrato del Bayern creando superiorità numerica, idem Alex Sandro sulla corsia opposta dove risulta essere molto spesso imprendibile, alternando le due fasi egregiamente. Arriva anche il secondo gol bianconero, con una giocata straordinaria di Morata, precedentemente fermato (per errore) dall’assistente prima di aver depositato palla in rete, il quale dopo aver saltato tre avversari, serve molto bene Cuadrado che, con un’abile giocata, trova il raddoppio. Juventus avanti al termine del primo tempo per 2-0, un risultato che nemmeno il più ottimista degli addetti ai lavori e non, avrebbe pronosticato. Ma nessuna illusione, l’avversario si chiama Bayern Monaco.
Il secondo tempo è un’altra storia, i bavaresi sono gli assoluti protagonisti della scena: i bianconeri, tuttavia, riescono a tenere bene dietro fino al 70′. Sturaro subentra a Khedira e Mandzukic prende il posto di un ottimo Morata. Il croato però si abbassa troppo e non riesce a dare la profondità che aveva garantito il centravanti iberico durante la partita. Pochi appoggi, tanti inseguimenti. L’ex Genoa non entra mai in partita, impalpabile. L’errore davanti alla porta ne è l’emblema. Poco più tardi, Lewandowski accorcia le distanze su ottimo suggerimento di Douglas Costa, costante spina sul fianco della retroguardia bianconera. Per la Juventus è soltanto il preludio della sciagura.
Una squadra (quasi) perfetta per trequarti della gara, ma non basta. Specialmente se di fronte hai la corazzata tedesca del Bayern che in qualsiasi momento può colpirti. Detto, fatto. Allegri, inserisce Pereyra per uno strematissimo Cuadrado, per cercare di dare una scossa alla squadra, un segnale. Non arriverà. Anzi. Proprio su errato suggerimento di quest’ultimo per Lichtsteiner, ne scaturirà una rimessa laterale a favore degli uomini di Guardiola che sfocerà successivamente nel pari Bayern firmato da Muller (anche a causa di una pessima gestione della palla da parte di Evra). Poi i supplementari: una ghiotta occasione non finalizzata da Lichtsteiner è l’ultimo squillo dei biancoeneri. I campioni di Germania, così, completano la rimonta: ripartenza micidiale conclusa al meglio da Thiago per il 3-2 Bayern e chiusa definitivamente dall’ex Juve Coman che sancisce il definitivo 4-2.
Il calcio dà e toglie, il calcio è fatto di gioie e momenti tristi, di brividi ed emozioni. La Vecchia Signora esce da questa sfida, paradossalmente, fortificata e consapevole dei propri mezzi. Un collettivo che ha finalmente trovato una dimensione europea con la sensazione che, grazie a qualche innesto mirato, possa arrivare veramente in alto e stabilizzarsi nell’olimpo del calcio. E se vincere è l’unica cosa che conta, è tempo di rimboccarsi le maniche e proseguire la corsa in campionato, senza dimenticare la finale di Coppa Italia.
Luca Momoli
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