Dopo mesi di lavoro, tra trattative limature e aggiustamenti, finalmente il Senato ha approvato il testo sulla nuova riforma degli appalti che ora approderà alla Camera dei Deputati per la sua approvazione definitiva.
Il testo recepisce le direttive dell’Unione europea in tema di lavori pubblici e presenta una messe di novità che trova entusiasti sostenitori tra gli addetti ai lavori (dai progettisti di OICE ai costruttori dell’ANCE) fino all’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone, che si dice sicuro di una svolta nella gestione degli appalti nel nostro Paese con maggiore trasparenza e legalità.
Abbiamo individuato 10 importanti novità nel testo della riforma degli appalti, che riassumiamo di seguito per i nostri lettori: una sorta di decalogo dei cambiamenti che saranno verosimilmente i più efficaci a rendere gli appalti pubblici più equi e senza zone d’ombra.
Potere all’ANAC
L’Autorità guidata da Cantone si rafforza in maniera significativa. Anzitutto gli atti prodotti dall’ANAC saranno vincolanti per le stazioni appaltanti, compresi i bandi tipo e le linee guida. Non solo: all’Autorità sarà dato il potere imporre lo stop alle gare irregolari in corso e anche annullare in autotutela quelle sospettate di essere oggetto di corruzione.
Basta deroghe
Finiti i tempi delle deroghe alle normali procedure negoziali per l’affidamento dei lavori pubblici. Stop dunque agli affidamenti diretti o alle trattative private che sono state troppo spesso il grimaldello con cui i fenomeni di corruzione si sono infiltrati nel settore degli appalti.
Le deroghe, infatti, erano diventate la “regola del gioco” e questo in palese contrasto con le norme stabilite dal Codice dei contratti pubblici.
Una pagella per le imprese
La partecipazione alle gare sarà facile solo per le imprese virtuose. Non sarà più sufficiente la semplice SOA, ma anche una solida reputazione abbinata al rating di legalità. Frenata sulla procedura di avvalimento e niente bandi per le imprese che hanno fatto richiesta di concordato in bianco.
Progettazione protagonista
Finalmente i servizi di Ingegneria e Architettura non potranno più essere soggetti alla pratica del massimo ribasso. Torna con forza, dunque, il tema della centralità del progetto e viene limitato il ricorso all’appalto integrato.
Stop alle varianti
Come per le deroghe, le varianti in corso d’opera sono sempre state uno strumento che ha consentito ai disonesti di dilatare i tempi di realizzazione delle opere pubbliche e di gonfiare i costi previsti in fase di affidamento dei lavori.
Massimo ribasso bye bye
Altro vulnus che non ha fatto bene allo stato di salute degli lavori pubblici in Italia. La nuova riforma degli appalti stabilisce che il criterio del prezzo non potrà più essere l’unico valutabile nel caso delle gare di progettazione (vedi sopra); ma anche per gli altri tipi di bandi si dovrà sempre prediligere il metodo dell’offerta più vantaggiosa, calibrando prezzo e qualità del servizio/prestazione atteso.
Albo dei commissari
Stop agli affidamenti effettuati dai general contractor che, come insegna il Caso Incalza, non ha portato risultati entusiasmanti. Sarà l’ANAC a tenere un apposito registro dei commissari di gara, che saranno sorteggiati per la valutazione delle offerte. Ancora in fase di definizione i criteri per l’iscrizione all’albo e i requisiti di competenza e professionalità, che saranno individuate dall’Autorità di Cantone.
Qualificazione delle SA
Ok alle imprese qualificate, senza dimenticare le stazioni appaltanti. Sarà sempre l’ANAC ha individuare quali stazioni “tagliare” sia per ridurre i costi, sia per evitare che la valutazione delle offerte venga effettuata da enti impreparati e senza le dovute competenze tecniche specifiche.