Boccaccio non avrebbe mai immaginato di riscuotere tanto successo secolo dopo secolo.
Scrisse la raccolta di novelle per creare un diversivo per le dame. Le donne vivevano sacrificate tra le mura delle loro dimore senza grandi divertimenti, a differenza degli uomini che potevano uscire e godere di molte altre distrazioni (locande, caccia, gioco, commercio, ecc.).
Partendo da questo presupposto, aveva puntato su un linguaggio semplice e pulito, e su storie di Fortuna e d’Amore capaci di far ridere di gusto le signore della sua epoca.
Nel “Decameron” di Boccaccio per la prima volta si parla di fortuna e amore in modo laico. La fortuna non è più il fato segnato da un Dio, ma è ciò che capita per curiose coincidenze o perché si giocano bene le proprie carte.
Anche l’amore trova una descrizione molto genuina e naturale. È un istinto a cui è impossibile sottrarsi, non esistono mura, tonache… due amanti trovano sempre il modo di incontrarsi. E se ciò non avviene la storia d’amore non può che divenire tragedia.
Musiche in collaborazione con Ennio Morricone, scenografie di Dante Ferretti e partecipazione straordinaria di Silvana Mangano.
Pasolini rinuncia alla cornice narrativa dei sette giovincelli serviti e riveriti in una villa in campagna, caratteristica del “Decameron” di Boccaccio, e rende le novelle selezionate più popolane trasferendo le vicende nella caotica e vitale Campania.
Il film fece molto scalpore, come tutti i film di Pasolini a dire il vero, tanto più questo tratto da un testo messo all’indice nel 1559 da Papa Paolo IV.
Le scene di nudo integrale maschile scandalizzarono gli spettatori. Il sesso era un tabù, concepirlo con l’ironia e la naturalezza tanto decantata da Boccaccio per molti era impossibile. Fioccarono le denuncie e il film fu ritirato dalle sale. Sequestrato e dissequestrato, il film non ebbe vita facile, e nemmeno il regista: venne messo sotto processo.
Al fine giudicato non colpevole, in realtà Pasolini una colpa ce l’ha. Sdoganando con il suo film il nudo nel cinema italiano ha dato manforte alle commedie sexy degli anni ‘70.
È del tutto evidente che i registi di quelle commedie del “Decameron” non avevano capito nulla. L’unico messaggio che avevano voluto recepire era che il nudo e lo scandalo facevano vendere più biglietti, punto. Del “Decameron” hanno solo sfruttato il nome dando via a una serie di film detti decamerotici.
La frase indimenticabile del film la pronuncia lo stesso Pasolini, nei panni dell’aiutante di Giotto:
"Perché realizzare un'opera, quando è così bello sognarla soltanto?".
Semplice, per poterla condividere. Anche se rischia di non essere capita e mal giudicata.