Delirio! Delirio ideologico. Forse perché i dati che giungono all’Associazione internazionale provengono da una sede italiana piena zeppa di sinistri. Altrimenti non si spiegano le assurdità inserite in questo rapporto. Ma andiamo al sodo.
Amnesty dice che l’Italia discrimina i migranti, e in particolare i Rom. Sentite: le politiche italiane contro i Rom «hanno disgregato le loro comunità, il loro accesso al lavoro e hanno reso impossibile ai bambini la frequenza scolastica». Non solo, i migranti in genere sono stati privati del diritto all’istruzione, all’alloggio, all’assistenza sanitaria e all’occupazione, e in generale dei loro diritti; addirittura «alcuni politici e rappresentanti del governo alimentano un clima di intolleranza e xenofobia».
Un delirio. Un delirio che fa ribollire il sangue per le assurdità e le falsità che vengono dette. Prima di tutto, perché evidentemente questi di Amnesty non hanno la benché minima idea di cosa siano i Rom e del loro modo di vivere. Non hanno idea di cosa siano i villaggi-catapecchia in cui vivono volontariamente, spesso privi di luce, gas e dei minini requisiti di igiene. Non hanno idea di quale sia la loro normale occupazione. E non hanno idea del fatto che i Rom non sono un’etnia capace di integrarsi.
In secondo luogo, ai diritti invocati corrispondono i doveri. Come in qualsiasi comunità, chi pretende un diritto deve assolvere al proprio dovere: lavorare e pagare le tasse. E la stragrande maggioranza dei Rom pare che da quest’orecchio ci sentano poco o nulla. In Italia non è raro vederli girare in auto di grosse cilindrata o addirittura apprendere che alcuni di loro sono proprietari di ville extra-lusso, risultando parimenti ignoti al fisco. E per quanto riguarda l’istruzione, beh, spesso capita che i genitori Rom, anziché mandare i figli alla scuola dell’obbligo, preferiscano mandarli agli incroci delle strade a fare accattonaggio, che non è altro che uno dei tanti business dei Rom.
In terzo luogo, gli sgomberi delle bidonville Rom sono dovuti a questioni di igiene e sicurezza, e non per un atteggiamento ottuso di razzismo o xenofobia. Bensì per igiene e sicurezza. Che se lo mettano in testa quei benpensanti radical chic di Amnesty. Igiene e sicurezza per chi vive accanto a questi villaggi di cartone, piazzati spesso su terreni occupati abusivamente, e senza una reale possibilità di controllo da parte delle autorità comunali.
E infine, per quanto riguarda poi la negazione degli alloggi e del lavoro, beh, che significa? Che noi italiani dovremmo dare alloggi gratis ai Rom e procurargli un lavoro? Ma Amnesty sa quante famiglie italiane aspettano da anni di ottenere un alloggio popolare (e che magari vivono in auto)? E sa quanti giovani e meno giovani disoccupati italiani ci sono a zonzo senza uno straccio di lavoro? E dunque? Su quale presupposto umanitario, i Rom devono ottenere qualcosa che spesso non riescono a ottenere gli italiani che magari pagano pure le tasse e sono vessati dallo Stato? Come ho detto prima, al diritto corrisponde il dovere. Non esistono diritti senza doveri. Poi lo chiamino come vogliono: xenofobia, razzismo, ignoranza, intolleranza. Sta di fatto, che ci sono delle priorità: e prima vengono gli italiani e poi gli altri. E se questi altri vogliono mettersi in pari con gli italiani, devono: a) pagare le tasse; b) integrarsi nella comunità italiana. Niente è facile nella vita. Se non lo è per un cittadino, perché dovrebbe esserlo per lo straniero?
E passiamo ai gay. Secondo delirio. Mi chiedo cosa intenda Amnesty quando dice che i gay in Italia sono oggetto di discriminazione. Per caso si riferisce al fatto che vi sono legittime resistenze ai matrimoni fra persone dello stesso sesso e alle adozioni da parte degli omosessuali? Beh, in tal caso, Amnesty può continuare a lamentarsi. Non si tratta in questo caso di una discriminazione, ma di precise scelte politiche dettate dalla tutela della famiglia naturale e dalla non alterazione degli equilibri sociali informati alla valorizzazione alla famiglia così mamma natura l’ha creata. Le cosiddette «famiglie gay» sono solo un artificio politico, una forzatura che rischierebbe – come sappiamo – di alterare la percezione sociale sulla innaturalità dei rapporti omo; rapporti che piuttosto devono essere tutelati con fermezza solo sul piano della intangibilità della libertà sessuale dell’individuo: ognuno di fatto deve essere libero di essere quel che è, e non deve essere discriminato per il suo orientamento sessuale nel posto di lavoro o nella carriera politica, oppure in altri ambiti in cui tale libertà è fondamentale, come per esempio ottenere la patente di guida. Ma senza la necessità e l’opportunità che una «coppia gay» abbia la pretesa di ottenere un riconoscimento pseudo-famigliare. In altre parole, lasciamo i figli e le famiglie istituzionalizzate fuori dalle dinamiche omosessuali.
Concludo con una considerazione. Io credo che in Italia i rapporti tra la società italiana e le diversità siano piuttosto equilibrati e informati al rispetto del diverso, nonostante le ciance di Amnesty International che non sa di quello che parla. E questo perché, come sempre accade, quanto si apprende del nostro paese in sede internazionale è dettato dalla solita cattiva informazione di sinistra. Una informazione ideologica e faziosa, monopolizzata e preordinata a ridicolizzare e delegittimare le politiche sociali del centrodestra. Niente di nuovo, dunque…
Fonti: Ansa
di Martino © 2011 Il Jester Dai la tua opinioneAutore: Martino » Articoli 1445 | Commenti: 2438
Il Jester è un blog di politica, attualità, cultura e diritto online dal 2007.
Seguimi su Twitter | Pagina Facebook | Contattami