18 febbraio 2016 Lascia un commento
Tralasciamo il messaggio del romanzo, le connessioni e i riferimenti, basti dire che il film ne e’ immagine piuttosto fedele. Non che il libro sia statico, tutt’altro, certo e’ che la fortezza e’ un metaluogo e i suoi abitanti creature simboliche e sua espressione. Tutto cio’ non puo’ essere trasposto su pellicola percio’ Zurlini crea situazioni spostando accenti e caratterizzazioni, colorando e talvolta scostandosi dal filo conduttore originale. Non e’ una demerito, semplice necessita’. Film corale con una miriade di personaggi, come il romanzo del resto, interpretati dai grandi nome dell’epoca, anzi grandi nomi giovincelli negli anni ’60, ormai in eta’ matura un decennio dopo ma altrettanto importante e’ la location, la cittadella iraniana Arg-e Bam, purtroppo andata distrutta nel terremoto che ha colpito quella regione nel 2003 ma qui ammirabile in tutto il suo sbalordivo splendore. Senza di essa, il film non si sarebbe potuto girare.
Zurlini e’ l’uomo giusto, col giusto mood e la giusta introspezione che Morricone, in quegli anni davvero al suo massimo, seppe musicare con grande enfasi, col suo stile riconoscibilissimo.
Onestamente non credo si potesse fare di meglio, per quanto trovo difficile pensare che chi non conosce il romanzo possa comprendere fino a fondo l’intima vicenda di Drogo. Avrei forse puntato su altro ma e’ impossibile scendere dentro l’anima di una vicenda che racconta dell’essenza del vivere, percio’ Zurlini ha davvero fatto quanto poteva. Prima il romanzo, poi il film va benissimo.