Incuriosito, inizio a cercare e scopro che era, più o meno, una sorta di Italo Calvino e Raymond Queneau. Cerco il libro - edito in Italia da Voland - su internet e pare di difficile reperibilità. Vabbè, rifiuto e vado avanti. Alcuni giorni dopo, dimentico di tutto, mi trovo a fare il flaneur (tié, con Parigi ci sta tutta questa) dalle parti di Monti (il rione e non il Mario), per la precisione a via del Boschetto. ahò, ce sarò passato cento, mille volte da quelle parti e non c'avevo mai fatto caso (magari anche perché il più delle volte ci passo di sera e un po' 'mbriaco uscendo dalla Barrique, ma comunque...) : ma non mi si para di fronte la sede della Voland ?!?
E in vetrina che ti trovo ?
Non è forse il beffardo gioco del destino ? Ma c'è di più : finito che ebbi di leggere il libro ( 43 pagine + 20 di appendice, 20 minuti per 12 euri ... ) mi sono reso conto che in uno dei locali dove sedette l'autore per la descrizione delle piazza di San Sulpizio a Parigi (poiché di questo si tratta, di un divertissement sulla vita quotidiana in un luogo qualunque), ovvero nel Cafè de la Mairie, ci eravamo seduti anche io e Roby, l'ultima volta che visitammo Paris, nel dicembre del 2008. Mi è sembrata una cosa tipo i famosi sette gradi di separazione (che poi sarebbero sei ... vabbè più Iva) !!! A me ha fatto riflettere, a voi magari farà cagare però mi piaceva raccontarlo.