Il devoto cattolico Gino Bartali salvò 800 ebrei

Creato il 27 settembre 2013 da Uccronline

Un grande campione e un buon cristiano. Si chiamava Gino Bartali, a cui il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, nel 2006, conferì la medaglia d’oro al merito civile per i gesto di grande solidarietà compiuto a favore degli ebrei con la seguente motivazione: “Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale con encomiabile spirito cristiano e preclara virtù civica, collaborò con una struttura clandestina che diede ospitalità ed assistenza ai perseguitati politici e a quanti sfuggirono ai rastrellamenti nazifascisti in Toscana, riuscendo a salvare circa 800 cittadini ebrei.

Da oggi, Gino Bartali è anche “Giusto tra le nazioni”, l’importante riconoscimento proveniente dallo Yad Vashem, l’Ente Nazionale per la Memoria della Shoah fondato nel 1953. «Un cattolico devoto», spiega lo Yad Vashem, «che nel corso dell’occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l’Arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa (anch’egli riconosciuto Giusto tra le Nazioni da Yad Vashem). Questa rete ebraico-cristiana, messa in piedi a seguito dell’occupazione tedesca e all’avvio della deportazione degli ebrei, ha salvato centinaia di ebrei locali ed ebrei rifugiati dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Yugoslavia».

Nell’autunno del 1943, ha raccontato Cristiano Gatti, non esitò un attimo a raccogliere l’invito del vescovo fiorentino Elia Della Costa, il cardinale gli proponeva corse in bicicletta molto particolari e molto rischiose: doveva infilare nel telaio documenti falsi e consegnarli agli ebrei braccati dai fascisti, salvandoli dalla deportazione.

Il grande campione viveva la sua profonda fede come terziario carmelitano e membro dell’Azione Cattolica. «Prese i voti nella chiesa di San Paolo a Firenze», ha raccontato il figlio Andrea. «Già a dieci anni si iscrisse all’Azione cattolica. Quando passava per Padova, dove aveva moltissimi amici, era d’obbligo la tappa al Santo. Era un uomo di fede, ma sempre nel suo stile, nei fatti più che nelle parole».

La redazione


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