Il dg della Rai Masi: me ne vado se il bilancio è rosso

Creato il 27 novembre 2010 da Iltelevisionario

(di Paolo Festuccia - La Stampa) Al settimo piano della Rai è un’altra di quelle giornate che lasciano il segno. Per il dg, Mauro Masi c’è da dirimere la querelle esplosa per «Vieni via con me», il fortunato programma di Fazio e Saviano. L’ultima grana, in ordine temporale, di decine di nodi ancora da risolvere. Nomine bloccate in direzioni strategiche, piano industriale al palo, indebitamento rilevante secondo certuni, disastroso per altri. Le cifre: meno 116 milioni di euro a fine anno. E poi, c’è la sfiducia del 95% dei suoi giornalisti, lo sciopero generale in vista, mezzo cda (Pdl compreso) insoddisfatto, come pure il sindacato dei dirigenti, e le tante grida sul pluralismo licenziate dal dg, ma molte disattese. Insomma, Mauro Masi non sembra farsi mancare nulla. Del resto, ha spiegato, «è il solito giro ad attaccarmi», mentre fuori dall’azienda «ricevo applausi, cori allo stadio e firmo autografi». Insomma, dentro la Rai sarà pure un inferno, ma comunque «io la faccia ce la metto». E ne va dato atto. Nei talk show (più di ogni altro dg), ma pure nelle batteglie interne. Anche se, chiarisce Masi, «è la governance che va cambiata». «Io – afferma – non ho il potere diretto di imporre decisioni ai curatori dei programmi. Posso proporre al cda di chiudere un programma o di rimuovere il direttore di rete».

Come è andata con Ruffini sulla vicenda Fazio-Saviano? Ci sarà la replica delle associazioni pro-vita?
«Stiamo tentando di trovare la soluzione a un problema non semplice. Diciamo che è un work in progress finalizzato al rispetto dell’indirizzo votato nel cda. Qui sono in campo i valori con la “V” maiuscola. In questo caso tutti hanno ragione e nessuno torto: ha ragione il cda, ma anche gli autori. Io spero che come è successo con Maroni si possa trovare una soluzione di equilibrio condivisa».

Senta, visti i successi di Raitre, lei sostituirebbe ancora il direttore, Paolo Ruffini?
«La rete, come tutte le altre reti, come la Rai, ha luci e ombre. Io sono pragmatico ed empirico, ora Ruffini è il direttore di Raitre ed è il mio interlocutore. Il problema, come diceva Mao, non è il colore del gatto ma se riesce a mangiare il topo. A me interessano i risultati, anche se per il servizio pubblico gli ascolti non sono tutto. Vale per Fazio e per la Clerici».

Al successo di «Vieni via con me» non corrispondono grandi ricavi pubblicitari. Perché gli spot sono stati venduti dalla Sipra solo con una previsione di share al 13% (circa 50 mila euro a break)?
«La Sipra sta facendo bene. Chiuderemo con un più 4,7%, ma dobbiamo fare di più. E’ vero che esistono queste situazioni, ma l’azienda va vista nel suo complesso».

Rimane però un’occasione sprecata. Così come le circolari sul pluralismo. Lei le produce, ma viste le polemiche pochi le rispettano o no? Perché?
«Non è così, io trovo che rispetto al passato ci sia maggiore pluralismo e contraddittorio. Almeno sul fronte politico. Il tema è un altro però: il pluralismo tra gli ospiti, di un certo tipo di esperti, di un certo tipo di sondaggisti. Ma ripeto: su questo c’ho messo la faccia e ho ribadito che serve una nuova direttiva sul pluralismo a cui sta lavorando la Vigilanza».

Si riferisce a «Ballarò», visto l’intervento del premier?
«Berlusconi è intervenuto anche in altre circostanze. Io ero in Vigilanza e non ho ascoltato l’intervento. Dal punto di vista del programma, “Ballarò” è un talk show di successo. E con Floris ragioniamo spesso. Il discorso comunque riguarda le regole, non una singola trasmissione».

Il consigliere Rositani sostiene che nel 2011 i conti saranno in attivo, un altro consigliere, Rizzo Nervo, che nel 2012 si dovranno portare i libri in tribunale. Chi ha ragione?
«Rispetto troppo il cda per fare valutazioni. Ho detto in Vigilanza che nel 2011 avremo un bilancio in attivo».

E’ pronto a scommettere la sua poltrona?
«Assolutamente sì».

Perché non riesce a fare nomine?
«Nel cda io non voto. E’ più corretto dire che la Rai non riesce a farle. Io ho solo il potere di proporre».



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