Il diamante bianco

Creato il 17 agosto 2015 da Misterjamesford
Regia: Werner Herzog
Origine: Germania, Giappone, UK
Anno:
2004
Durata:
88'


La trama (con parole mie): Werner Herzog segue nella foresta pluviale della Guyana, nei pressi delle cascate mozzafiato di Kaieteur il dottor Graham Dorrington, ingegnere appassionato di volo che sognava di essere un astronauta da tempo legato ad imprese compiute con dirigibili da lui stesso progettati e realizzati.Legata a doppio filo alla tragica fine dell'amico documentarista dello stesso Dorrington Dieter Plage, scomparso una decina d'anni prima, ed all'idea di dare una maggiore manovrabilità al dirigibile, da sempre considerato un mezzo "statico", l'impresa del "Diamante bianco" è quella di sorvolare la foresta, con le sue leggende, i misteri e la popolazione, pronta ad ispirare ed attrarre con le proprie storie la troupe di Herzog.

Una delle cose che mi ha sempre conquistato del Cinema di Herzog, che si parli di fiction o documentari, è la capacità del regista tedesco di raccontare con un piglio unico la sfida dell'Uomo all'ignoto, alla Natura.Il superamento del limite come filosofia di vita, più che come concetto.L'idea che, probabilmente, stava dietro alle imprese dei grandi esploratori dei secoli scorsi, o di viaggi indimenticabili di tempi più recenti come quello del Kon-Tiki, ben raccontato pochi anni fa da un'altra pellicola legata a doppio filo a questo tipo di scelte, sfide, bisogni.Da Aguirre a Fitzcarraldo, pare che Herzog abbia deciso di trasformare il suo Cinema in una sorta di inno alla follia ed all'istinto tutto umano di muovere un passo oltre, scoprire tutto quello che, all'apparenza, l'occhio non vede, o non riesce a vedere, che si parli di Natura, Tempo, Spazio, fisicità o spirito.Il diamante bianco, appartenente alla "trilogia" del ritorno al documentario del Maestro tedesco - insieme a L'ignoto spazio profondo e Grizzly Man, che conto di proporre qui al Saloon il più presto possibile -, riprende appieno questi concetti: l'impresa di Graham Dorrington, fin da bambino spinto verso l'oltre dal desiderio di diventare astronauta - che, come testimoniano il suo corpo ed il racconto legato alla costruzione del razzo artigianale, non è sempre stato facile -, è paragonabile a quelle dei grandi (anti)eroi herzoghiani, e la potenza delle immagini che raccontano la sfida del Diamante bianco alla foresta pluviale della Guyana ed alle cascate di Kaieteur rendono al meglio questo stesso concetto.Come sempre, poi, l'autore si prende il tempo necessario - nonostante il minutaggio assolutamente abbordabile anche da parte dei meno avvezzi al genere - per scoprire il mondo attorno all'impresa stessa, dalla bellezza mozzafiato del paesaggio al crudele e magnifico distacco delle creature figlie dei luoghi "invasi" dall'Uomo, concedendosi ben più di una parentesi anche rispetto alle storie dei lavoratori locali assunti per l'assistenza tecnica - dal ballerino al saggio che conosce erbe mediche e sogna di volare con la mongolfiera fino a ritrovare i suoi parenti perduti a Malaga, in Spagna -.Lo stesso tempo che permette a Dorrington di ripercorrere, con le lacrime agli occhi, gli istanti più drammatici dell'incidente occorso all'amico Dieter Plage, regista che l'aveva seguito da vicino, proprio nel corso di un volo, e la cronaca della morte dello stesso, o al pubblico di immaginare cosa potrebbe mai celarsi dietro il muro d'acqua dalle correnti impetuose di Kaieteur, ove milioni di rondoni volano per nidificare, prosperare, scoprire, vivere prima di riprendere il loro viaggio, e le migrazioni.La poesia delle immagini degli uccelli che scendono in picchiata oltre la cascata è da brividi, tra le più potenti cui abbia assistito in un documentario, e non solo, così come assolutamente condivisibile è la scelta di Herzog e della sua troupe di non divulgare il girato del medico ed esperto di arrampicata sceso lungo i margini delle cascate stesse, alla ricerca di uno scorcio del mondo oltre.Ma nessun post, interpretazione o visione trasmessa attraverso gli occhi di qualcun'altro potrebbe rendere giustizia al senso de Il diamante bianco, dalla semplicità in grado di trasformarsi in epica alla tecnica che diventa di colpo potenza tutta istintiva: in fondo, nel cuore di ognuno di noi alberga la curiosità di spingersi oltre, di scoprire la brace che ci arde dentro, la stessa in grado di renderci folli, appassionati, vivi.La stessa che ha guidato, nonostante gli insuccessi e la fatica, ogni grande esploratore al culmine della propria ricerca.La stessa che mosse Dieter Plage fino all'ultimo istante di vita.E Dorrington ed il suo Diamante bianco.E Marc Anthony Yhap, con i suoi sogni di ricerca della madre in Spagna.
E Herzog con ogni suo folle protagonista.E noi. Tutti quanti.Anche chi resta fermo tutta la vita in attesa dello stimolo giusto per poter andare oltre.
MrFord
"And just like a burning radio
I'm on to you (you’re spell I’m under)
in the silver shadows I will radiate
and flow you
what you see and what it seems
are nothing more than dreams within a dream
like a pure white diamond
I’ll shine on and on and on and on and on."Kylie Minogue - "White diamond" - 

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