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Il diario di Lena Mukhina: un importante documento sull’assedio di Leningrado (1941-1944) da parte della Wehrmacht

Creato il 18 giugno 2014 da Corradopenna
Articolo di Lenas Tagebuch, Monaco, 2013, traduzione dall’inglese a cura di Corrado PennaNB: non tutte le opinioni espresse in tale articolo sono condivise dal curatore del blog scienzamarcia


Il diario di Lena Mukhina: un importante documento sull’assedio di Leningrado (1941-1944) da parte della WehrmachtUn anno fa la casa editrice Graf di Monaco ha pubblicato il diario di Lena Mukhina in tedesco. Mukhina è una studentessa che ha testimoniato il primo anno dell’assedio di Leningrado da parte della Wehrmacht tedesca. Il suo diario è stato scoperto negli archivi da parte di storici russi solo pochi anni fa ed è stato pubblicato in russo nel 2011.Il diario è un importante documento storico correlate ad uno dei più grandi, sebbene spesso dimenticati, crimini di Guerra dell’imperialismo tedesco. Circa 1,1 milioni di persone persero la vita durante l’assedio di Leningrado da parte dei nazisti tra la fine dell’estate del 1941 e l’inizio del 1944. È stato uno degli assedi più lunghi nella storia mondiale. Più di un milione di soldati dell’Armata Rossa sono morti nella difesa di Leningrado ed altri 2,4 milioni furono feriti. Circa 130.000 soldati sono morti e 480.000 sono rimasti feriti sul fronte tedesco e 220.000 sono scomparsi o sono stati catturati. Il diario di Lena inizia nel maggio del 1941 e termina alla fine del maggio del 1942, quando lei è stata evacuata da Leningrado. All’inizio del diario, il lettore familiarizza con una ragazza introversa di 16 anni. Lena vive con la sua zia Lena e con Aka, un amico di famiglia, in un appartamento comunale di Leningrado. La famiglia è povera e sopravvive essenzialmente prendendo in prestito dei soldi. Lena ha pochi amici a scuola ed è innamorata, ma non ricambiata, di Vova, un ragazzo della sua classe. A dispetto dei suoi sforzi di essere una “brava alunna sovietica,” i suoi voti non sono molto buoni. Il tono del diario cambia di colpo il 22 giungo del 1941, quando i nazisti invasero l’Unione Sovietica. Come milioni di cittadini sovietici, lei ascolta alla radio il discorso del Ministro degli Esteri Molotov. Stalin, sconvolto dall’invasione nazista che non era riuscito a prevedere nonostante numerosi avvertimenti, non avrebbe rilasciato alcuna affermazione fino a due settimane dopo lo scoppio della guerra.

Il diario di Lena Mukhina: un importante documento sull’assedio di Leningrado (1941-1944) da parte della Wehrmacht

Infermiere assistono un ferito nel corso del primo bombardamento

 Il 23 giugno Lena nota che la popolazione è impreparata per la guerra. Lei scrive: “A dire la verità, né noi né alcun altra persona del nostro isolato sono preparati ad affrontare un attacco: non sappiamo dove trovare un centro medico di pronto soccorso, un sito di decontaminazione, un rifugio anti-aereo; non sappiamo se ci sono unità di difesa antiaerea o come dovremmo reagire ad incursioni di bombardieri ed a bombardamenti incendiari.” [p. 53] Solo poche settimane prima che la Guerra iniziasse, Lena aveva annotato sul diario i propri pensieri sulle esercitazioni dell’esercito sovietico:
“giorno dopo giorno, i soldati vengono addestrati dai loro comandanti, e quando il nemico ci attaccherà — e questo è destinato ad accadere, presto o tardi ci sarà la guerra — potremo essere assolutamente sicuri della nostra vittoria. Noi sappiamo quello che difenderemo, chi difenderemo e come lo difenderemo.” [p. 42]
Il diario di Lena Mukhina: un importante documento sull’assedio di Leningrado (1941-1944) da parte della Wehrmacht
In realtà l’Unione Sovietica era ben lungi dall’essere preparata all’attacco. Una gran parte dei dirigenti dell’Armata Rossa erano stati sterminati nel corso del Grande Terrore del 1937. La maggior parte delle vittime era stata addestrata ed istruita sotto la guida di Leon Trotsky, che guidò l’armata rossa dal 1919 al 1924. Stalin decimò la dirigenza militare del paese, per la gioia di Htiler. L’ascesa al potere di Hitler nel gennaio del 1933 fu il risultato della politica insensata della burocrazia stalinista, che impose al Partito Comunista Tedesco una linea di estrema sinistra che impedì una lotta comune della classe lavoratrice germanica contro i nazisti e rese possibile la vittoria di Hitler. Nei mesi che seguirono, la burocrazia stalinista subì una svolta verso destra e adottò la disastrosa strategia del “Fronte Popolare.” Una lotta per il socialismo per mezzo della mobilitazione rivoluzionaria della classe lavoratrice fu esplicitamente rigettata. Invece i lavoratori in Spagna ed in Francia dovettero limitarsi a sostenere la democrazia borghese contro il fascismo. Il risultato furono ulteriori devastanti sconfitte. Allo stesso tempo decine di migliaia di trotskisti e centinaia di migliaia di altri lavoratori ed intellettuali socialisti furono assassinati nell’Unione Sovietica. Nel 1939, Stalin stabilì un patto con Hitler, credendo che esso avrebbe prevenuto un attacco Tedesco all’Unione Sovietica. In realtà il patto spianò la strada all’invasione tedesca della Polonia una settimana più tardi. Mentre Leon Trotsky lavorò incessantemente in esilio per avvisare di un prossimo attacco nazista all’Unione Sovietica, la burocrazia stalinista si era impegnata a cullare la popolazione in un falso senso di sicurezza. Per Lena, come per milioni di lavoratori, intellettuali e contadini, l’attacco all’Unione Sovietica fu uno shock. L’Armata Rossa fu costretta alla ritirata nei primi mesi della guerra. Alla fine di quell’anno la Wehrmacht aveva raggiunto la periferia di Mosca. L’esercito e la popolazione sovietica erano profondamente demoralizzati. La fiducia nel governo Sovietico, per quanto ne potesse ancora esistere dopo il sanguinoso periodo del terrore degli anni ’30, crollò miseramente.Dopo che l’Armata Rossa fu costretta a cedere al nemico Kiev, la capitale dell’Ucraina (circa 500.000 soldati dell’Armata Rossa avevano perso la propria vita difendendo la città) Mukhina scrisse il 22 settembre: 
“Sono ancora viva e sono in grado di scrivere sul mio diario. Non sono più assolutamente convinta che Leningrado non sarà abbandonata. Sono state dette tante cose, abbiamo ascoltato tanti bei discorsi e tante belle parole: Kiev e Leningrad sono fortesse inespugnabili!!! … Mai piede fascista si poserà sul suolo della fiorente capital dell’Ucraina, mai il nemico potrà entrare a Leningrado, la perla settentrionale del nostro paese. Ma oggi è stato annunciate dalla radio … dopo molti giorni di asrpi combattimenti il nostro esercito … si è ritirato da Kiev! Cosa significa ciò? Nessuno può capirlo.” [pp. 115-16]

Il diario di Lena Mukhina: un importante documento sull’assedio di Leningrado (1941-1944) da parte della Wehrmacht

Il cimitero di Volkovo

Già nell’autunno del 1941 Leningrado era sostanzialmente accerchiata. Solo il lago Ladoga non era stato tagliato fuori dai Nazisti e continuava a garantire un collegamento con il mondo esterno. A settembre iniziarono gli attacchi aerei sia con ordigni convenzionali che con bombe incendiarie, e che colpirono circa 50.000 persone, 16.474 morte e 33.782 ferite. [1]
Molti pagine di Mukhina danno libero sfogo al suo odio nei confronti dei fascisti, che perpetravano massacri e stupri nel corso della loro avanzata, mentre riducevano a macerie intere regioni.
A partire da novembre i nazisti iniziarono il bombardamento mirato di aziende che producevano il pane, recinti del bestiame, grandi cucine comunali e centrali elettriche. Di conseguenza quando arrivò l’inverno, uno dei più freddi inverni del ventesimo secolo, le reti per il rifornimento di energia e di cibo della erano quasi completamente collassate. L’acqua veniva fuori solo occasionalmente dalle tubature. Le pagine del diario di Mukhina, che fino ad allora generalmente descrivevano i suoi pensieri e le sue preoccupazioni politiche e personali, si concentrarono solo su due cose: il freddo e la fame. Il 21 novembre, il suo compleanno, lei non ebbe praticamente niente da mangiare. La razione di pane per gli studenti a quel tempo era ristretta a 125 grammi, l’equivalente di una fetta estremamente sottile di pane. A parte questo Lena, sua zia ed Aka sopravvivevano principalmente mangiando porridge di cereali e pochi dolci.
Il 22 novembre, Mukhina scrive:
“Il rifornimento del gas si è fermato, non si può più comprare kerosene, le persone cucinano il proprio pasto giornaliero bruciando legna e trucioli. Ma la maggior parte delle persone fa affidamento sulle varie mense. Adesso difficilmente qualcuno scende nei rifugi anti-aerei; non hanno più l’energia di salire e scendere le scale a causa della sistematica malnutrizione.” [p. 146]
Come successe a centinaia di migliaia di altri, a dicembre la fame costrinse la famiglia di Mukhina a uccidere il proprio animale da compagnia, un gatto maschio. Alla fine della guerra tutti i cani, i gatti e persino i ratti ed i topi erano scomparsi da Leningrado.
La maggior parte degli isolate e degli appartamenti sono senza riscaldamento. Il freddo estremo e la malnutrizione sono cause di morte diffusa. A dicembre muoiono quasi 40.000 persone; a gennaio ed a febbraio del 1943, tale cifra arriva a quasi 100.000 al mese. Nell’estate del 1942, muoiono altre 150.000 persone. Ci sono episodi di cannibalismo.
In quell’inverno si spengono anche le vite di Aka e della zia di Lena. Aka, che ha già 76 anni ed è completamente consumato dalla fame, muore l’1 gennaio del 1942.
Le pagine del diario di Mukhina sono sempre più piene di disperazione.
Il 3 gennaio lei scrive con rabbia:
“Qui stiamo morendo come mosche a causa della fame, ma ieri Stalin ha dato un’altra cena in onore di Eden [Anthony Eden, ministro degli esteri britannico]. Questo è oltraggioso. Lì si riempiono le pance, mentre noi non abbiamo nemmeno un pezzetto di pane. Giocano ad ospitare ogni sorta di brillante ricevimento, mentre noi viviamo come uomini delle caverne, come talpe cieche.” [pp. 187-88]
La zia di Mukhina muore all’inizio di febbraio. Lei è disperata ed è sul punto di morire di fame. Solo la tessera alimentare di sua zia, che lei riesce ancora ad utilizzare, le permette di sopravvivere.
Quasi completamente sola, Mukhina adesso fa piani per scappare da Leningrado lungo la “strada della vita” il lago Ladoga. Vorrebbe andare a vivere presso dei parenti a Mosca.
Ad aprile più di mezzo milione di persone vengono evacuate passando per il lago Ladoga. Mukhina riesce a scappare probabilmente alla fine di maggio. Il suo diario finisce improvvisamente il 25 maggio.
Dal 1943, in seguito alla vittoria di Stalingrado, l’Armata Rossa fu capace di passare al contrattacco lanciando diverse offensive contro la Wehrmacht, tra le quali una a Leningrado. Tuttavia la città non fu completamente liberate fino al 27 gennaio del 1944. A quella data una persona su tre di Leningrado era stata uccisa ed un milione si soldati dell’Armata Russa erano caduti in difesa della città.
Dopo la guerra, Mukhina non poté continuare la propria istruzione, come avrebbe voluto fare un tempo. Dopo un corso di formazione lavorò in diverse industrie. Come molti sopravvissuti dell’assedio soffrì di seri problemi medici per il resto della sua vita. Morì nel 1991, pochi mesi prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
L’alto numero di morti e di feriti causati dall’assedio fu tutt’altro che un indesiderato sottoprodotto della guerra. Piuttosto, lo sterminio della popolazione di Leningrado e dintorni fu parte integrale del cosiddetto “Piano generale per l’est” [Generalplan Ost], sul quale era basata la guerra di annichilazione contro l’Unione Sovietica.
I pianificatori della Squadra per l’Economia del’Est scrissero: “Molte decine di milioni di persone saranno superflue in quest’area [la Russia del centro e del nord] e dovranno o morire o emigrare in Siberia.” Un totale di 30 milioni di cittadini sovietici furono lascati morire di fame.
Lo scopo del piano era di creare uno “Spazio vitale [Lebensraum] nell’est.” Tedeschi dovevano insediarsi nella Russia occidentale e nell’Europa dell’est al posto degli “Slavi.”
La Guerra di sterminazione nell’est aveva anche lo scopo di assicurare alla Wehrmacht ed alla popolazione tedesca un adeguato rifornimento di cibo, di modo che la Germania vincesse la guerra contro la Gran Bretagna. Questo cibo doveva venire dalla Russia e dall’Ucraina.
Il “Piano generale per l’est” era basato sulla strategia militare e sulle esperienze dell’imperialismo Tedesco nella Prima Guerra Mondiale. Anche allora, l’Ucraina dovette essere portata sotto il controllo della Germania come il “cestino del pane dell’Europa.” Come la strategia militare contro la Francia, tuttavia, quella dell’est alla fine fallì. Enormi carenze di cibo portarono le masse dell’impero tedesco a soffrire la fame: approssimativamente 800.000 persone morirono di fame in Germani atra il 1914 ed il 1918. La diffusione della povertà e della fame furono tra le forze principali che mossero la Rivoluzione Tedesca di Novembre nel 1918/19, che fu sventata solo dal tradimento della socialdemocrazia.
I nazisti volevano evitare tale situazione ad ogni costo. Hermann Göring, che comandava l’aereazione tedesca nella Seconda Guerra Mondiale, giocò un ruolo fondamentale nella decisione dell’autunno del 1941 di non conquistare Leningrado, ma di assediarla ed affamarla. “Se qualcuno deve soffrire la fame, non sarà un tedesco,” dichiarò.
Gli assedi di Leningrado e Mosca, così come di altre città importanti come Kiev, Kharkov e Sebastopoli in Ucraina, furono part integrale di tale strategia. Ma in nessun’altra parte l’assedio fu imposto così spietatamente come a Leningrado. Hitler stesso disse che la città doveva essere rasa al suolo. Non c’era posto per Leningrado, con la sua popolazione di tre milioni di persone, nei piani per la “Russia Germanizzata.”
La città era importante sotto molti aspetti. Fu lì che la prima rivoluzione dei lavoratori nella storia del mondo ebbe luogo nell’ottobre del 1917. Leningrado era quindi di grande importanza simbolica sia per la popolazione sovietica che per i nazisti. Questi ultimo volevano distruggere l’Unione Sovietica e le conquiste della classe lavoratrice.
Inoltre Leningrado era il secondo centro industriale dell’Unione sovietica. La “strategia di annichilazione” da parte dei nazisti della Russia occidentale e delle città più importanti era indirizzata principalmente contro la classe lavoratrice. La città portuale di Leningrado era importante anche per ragioni strategiche. I nazisti volevano conquistarla per assumere il controllo della regione baltica.
Note:
[1] Jörg Ganzenmüller: Das belagerte Leningrad 1941-1944: Die Stadt in den Strategien von Angreifern und Verteidigern [Leningrado sotto assedio 1941-1944: la città nella strategia dei suoi attaccanti e dei suoi difensori], Paderborn 2007, p. 66
[2] Citato ibidem, p. 47
[3] Citato ibidem, p. 63


Tradotto da 
www.globalresearch.ca/the-diary-of-lena-mukhina-an-important-document-on-the-leningrad-blockade-1941-1944-by-germanys-wehrmacht/5386642 Leggi anche: La celebrazione dello sbarco in Normandia viene utilizzato a fini propagandistici; la verità storica si piega alle esigenze politiche ed alla ragion di stato
Quando la rivoluzione divorò se stessa. Fra il 1937 e il 1938 vennero uccisi circa 750.000 cittadini sovietici

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