sono cresciuta con un padre che in autostrada faceva i 160 km/h; il marito invece viaggia costantemente ai 110: dice che è la velocità perfetta per non consumare troppa benzina. io, che con la Carolina arrivo al massimo ai 90 perchè sennò comincia a perdere i pezzi, non sono certo nella posizione di criticare. con 1200 chilometri da percorrere e nessuna intenzione di stressarci, la decisione di spezzare il viaggio di andata e ritorno in due parti ci è sembrato molto ragionevole. la prima giornata, come si evince dalla cartina in alto (dalla quale non mi è stato possibile eliminare i rettangoli con le informazioni sul traffico delle quali in questo contesto non ci frega una cippa), ci porta a raggiungere Zöbern, un paesino austriaco. partiamo sotto un cielo nuvoloso che quasi subito ci regala la bomba d'acqua quotidiana, difatti all'altezza di Occhiobello ci fermiamo addirittura perchè non vediamo più niente: l'effetto è che si stiano scaricando addosso lo sciacquone del cielo. il nostro hotel, il Czerwenka, è in località Kulma, arrampicato tra i monti, ma lo troviamo con facilità perchè per fortuna le indicazioni per arrivarci sono molto chiare.
una vecchia struttura in legno, camere dall'arredamento un po' datato,
però confortevoli e ampie
la vista mattutina dal nostro balcone
dopo le ore passate in autostrada, devo dire che ritrovarmi in un luogo così ameno mi fa immediatamente rilassare. difatti, visto che in Austria il tempo è migliore che in Italia (nuvoloso, ma senza pioggia), prima di cena io e il marito ce ne andiamo a fare due passi tra i dolci declivi dei campi, giusto per prepararci a sfondarci di Wiener Schnitzel, Cordon Bleu, birra e torte (tanto per stare leggeri). figlio grande e figlio piccolo, manco a dirlo, rimangono in hotel a pistolare coi telefonini.la mattina seguente, dopo l'abbondante colazione a buffet, partiamo alla volta della Polonia. per evitare di infognarci a Vienna, facciamo un tratto di strada normale attraverso il Burgenland e riprendiamo l'autostrada dopo Eisenstadt. attraversiamo Bratislava che ci sorpresnde con le sue moderne costruzioni, mentre la vasta pianura slovacca si estende costellata di enormi cartelloni pubblicitari, sporadiche ciminiere (forse residui dell'era socialista), una centrale nucleare, agglomerati di palazzoni che, per dissimularne la tristezza, sono stati verniciati con colori pastello; avanzando, riappaiono le montagne e qualche paese con case dall'aspetto più umano. ci fermiamo a mangiare in un autogrill (che chiamo in questo modo anche se non ha nulla a che vedere con quelli nostrani), dove ci scafiamo allegramente un bel piatto di goulasch, mentre quei due disgraziati dei miei figli prendono la pizza. cioè: sarà possibile mangiare la pizza in Slovacchia? dopo averli presi per il culo per bene, ci rimettiamo in strada, e devo dire che apprezzo moltissimo gli accordi di Schengen, visto che varchiamo ben tre confini oggi: Austria/Slovacchia, Slovacchia/Repubblica Ceca, Repubblica Ceca/Polonia. immagino che incommensurabile rottura di scatole sarebbe stata se ci fossero stati ancora i doganieri! ci fermiamo a visitare Cieszyn, facendo così la nostra prima esperienza di Polonia. Cieszyn ha un centro storico molto bello, con costruzioni eleganti. mostra subito una caratteristica che noteremo sempre, ovvero l'alternarsi di edifici perfettamente restaurati e di altri che di restauro avrebbero un gran bisogno, ma credo che sia un contrasto perfettamente logico in un paese che in questo periodo sta attraversando molti cambiamenti e che è costellato di cantieri.
qui e sotto, due scorci della piazza principale di Cieszyn,
veramente molto elegante
una chiesa col il tetto verde
uno dei palazzi più belli
a Cieszyn ci sono anche i resti di un antico castello,
come questa torre che risale al XIV secolo
da Cieszyn raggiungiamo Pszczyna non dopo aver tirato qualche madonna. il motivo è che il navigatore satellitare vivente viene fornito della cartina sbagliata; al secondo giro della circonvallazione di Bielsko-biala, finalmente il marito tira fuori quella giusta. anche a Pszczyna abbiamo qualche gatta da pelare per trovare l'hotel dove resteremo quattro notti, che si chiama u Michalika ed è nuovo di trinca. difatti è così nuovo che non hanno ancora messo un'insegna fatta come Dio comanda, ed è per questo che ci passiamo davanti senza notarlo e poi ci infognamo nel girone infernale dei sensi unici. alla fine però riusciamo a prendere possesso delle nostre stanze, moderne e bene arredate. per cena andiamo in piazza e troviamo un ottimo ristorante dove torneremo anche tutte le sere successive, il Frykówka, che offre una buona selezione di piatti tipici.