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Il diavolo nei dettagli: Il fantasma dell’opera (d’arte)

Creato il 16 dicembre 2012 da Leragazze

Rosso1Per qualche puntata rimarremo in zona Rinascimento, probabilmente l’epoca più acuta e coraggiosa della cultura occidentale post-classica (vedi Nietzsche). Tra parentesi, sebbene io debba la mia fama (ah ah ah) a Dante, ritengo che Ludovico Ariosto e Torquato Tasso siano più grandi di lui.

Il tema ancora una volta, data la committenza dell’epoca, è un tipico soggetto cristiano: la Deposizione dalla croce. E l’autore è Rosso Fiorentino… no, non Matteo Renzi, il suo vero nome era Giovanni Battista di Jacopo, pittore manierista assai poco di buone maniere. Le sue composizioni spiccano per il ritmo sincopato, i colori squillanti ma un po’ ambigui, i dettagli spiazzanti. Si veda la sua opera più celebre: Mosé difende le figlie di Jetro. Spesso poi, nei panni di un santo o di Cristo in persona compare un giovanottone alto, palestrato e con i capelli rossi, che altri non è che Rosso Fiorentino. La sua “modestia” era paragonabile a quella di Albrecht Dürer.

In questa Deposizione del 1527-1528, conservata nella graziosa cittadina umbro-toscana di Sansepolcro, l’artista si è raffigurato ben due volte: come Cristo e come san Giovanni apostolo che piange, tenendosi la faccia tra le mani, in alto a destra. Rosso Fiorentino “si” sta commiserando? Probabile. Ma il personaggio che colpisce ancora di più è una delle guardie sullo sfondo, subito dietro la Madonna svenuta. Un volto peloso, da scimmia o da lupo mannaro. Ed è l’unico che guarda verso di noi, con un’aria molto poco rassicurante.

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dhr



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