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Il diciassettesimo femminicidio: angeli biondi, follie d’amore, cuori sul giornale e una ramanzina

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

denise-morello-rossi-2-2Diciassettesimo femminicidio.

Montebelluna (TV): un uomo di 40 anni, Matteo Rossi, ha ucciso con un colpo di pistola l’ ex fidanzata, Denise Morello.

I tragici fatti sono avvenuti in un parcheggio di un supermercato dove l’uomo ha raggiunto la ragazza che era già in auto, sparandole alla nuca. Appena dopo averla ammazzata, l’assassino ha rivolto l’arma contro se stesso suicidandosi.

La vittima, prima di essere uccisa, si era rivolta ai carabinieri.

Denise Morello è la diciassettesima vittima di femminicidio dall’inizio dell’anno.

Ecco quello che avrei voluto veder scritto sui giornali, quello che avrei voluto sentire nei vari servizi andati in onda nei telegiornali.

Magari con qualche notizia in più sulla dinamica degli eventi.

Un articolo breve, forse, ma almeno non fuorviante, nel quale non trovino spazio giustificazioni di sorta nei confronti dell’assassino, nel quale si faccia riferimento con forza e convinzione al fatto che la ragazza si fosse già precedentemente rivolta ai carabinieri, nel quale non si lucri sull’avvenenza della vittima e nel quale, infine si utilizzi il termine “femminicidio” come appare appropriato.

Invece, rimango sconcertata. Ritrovo in tutte le notizie che parlano del femminicidio, gli stessi identici elementi tante volte criticati da noi che ci occupiamo di comunicazione di genere.

  • C’è l’accenno all’avvenenza della vittima?

Sì. C’è.

La tribuna di Treviso: 

la tribuna di TV3

E poi anche in moltissimi altri giornali, come ad esempio qui.

In ogni pezzo che riporta la notizia, non si manca quasi mai di sottolineare che Denise era “bella”. Molto bella e anche un “angelo”.

Dettaglio macabro, inutile, ammiccante e anche, avendola definita un “angelo”, fuorviante. Si fosse trattato di una “bad girl”, o di una ragazza brutta, il fatto sarebbe stato meno grave?

  • C’è la giustificazione dell’assassino?

Sì, c’è. L’accenno all’”omicidio passionale” presente ovunque, non è il solo sistema per giustificare l’assassino: troviamo anche il ripetere ossessivo e identico di giornale in giornale del fatto che, appena dopo essere stato lasciato, Matteo Rossi aveva comprato un’intera pagina di giornale per dichiarare il suo amore a Denise.

Matteo Rossi, innamorato deluso. Aveva persino fatto stampare parole d’amore   su un giornale, con tanti tanti cuoricini. Aveva fatto un gesto romantico, una follia d’amore.

L’unione sarda:

unione sarda

Unione sarda 1

Repubblica.it

repubblica

Perché i giornali non smettono di riportare notizie come questa? Al lettore viene quasi spontaneo intenerirsi, leggendo che Matteo Rossi aveva provato a riconquistare il cuore dell’angelo biondo e bellissimo. Sembra quasi materiale per una puntata di “C’è posta per te” o di “Stranamore”. Come si può banalizzare, sminuire, ridurre un fatto così grave, infarcendolo di particolari che portano a compatire l’assassino? Parlando di amore, dove di amore non v’è traccia. Semmai di sessismo, di prevaricazione, di desiderio di possesso e di annientamento. 

Ogni parola, quando si parla di femminicidio, va pensata, ponderata. La società giustifica e normalizza la violenza nei confronti delle donne in ogni campo: nelle pubblicità, nei programmi TV, sui giornali. 

Un giornalista serio sa che il linguaggio che utilizzerà per raccontare influenzerà le opinioni di chi legge. Sa che i suoi articoli entreranno nel “bagaglio culturale” dei lettori. E può scegliere. Scegliere se continuare ad alimentare la cultura del patriarcato, dove ad un uomo che viene lasciato dalla fidanzata, vengono concesse giustificazioni morali, oppure se rompere questa cultura. Non è nemmeno tanto difficile. Basta usare le parole appropriate ed omettere particolari inutili e dal sapore “romantico”.

Invece c’è addirittura un giornale, “Il Gazzettino” che ieri ha sprecato un’intera pagina solo per raccontarci che Matteo Rossi aveva comprato uno spazio intero per tentare di far cambiare idea a Denise che l’aveva lasciato e che ce la mostra anche!

Eccola. Scelgo di non pubblicarne lo screenshot, perché non voglio rendermi complice di un tale comportamento che definire sbagliato è dire poco.

Manipolazione delle opinioni. Quasi uno stravolgimento dei fatti. Simpatia per l’assassino. Compatimento del carnefice. Giustificazione, attraverso la compassione per lui.

E’ gravissimo. 

E infine, per completare il quadro desolante, quando, finalmente, stavo per respirare sollevata, leggendo che in ogni giornale veniva rimarcato il particolare che Denise fosse già stata dai Carabinieri (utile per sottolineare come le vittime siano sempre lasciate sole dallo Stato e per rimarcare che l’assissino non era in preda ad un “raptus”, visto che già prima del femminicidio stava adottando comportamenti persecutori e penali), cosa trovo? Che parola leggo?

RAMANZINA. I Carabinieri hanno fatto a Matteo una ramanzina.

ramanzina

Prego, signori assassini. Dichiaratevi follemente innamorati, dedicate cuori e parole d’amore alle vittime. Tanto, al massimo, vi faranno una ramanzina.

No, non pubblico la foto di Denise. La trovate già in ogni giornale.



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