Il dilemma dell’estate

Da Chiosaluxemburg @ChiosaLuxemburg

Eccolì lì. Si stanno palesando!Li vedo in lontananza.
Si fanno sempre più concreti e frequenti man mano che le ferie estive si avvicinano.
Sto parlando di quegli articoli e/o dibattiti in cui il tema centrale, e di ampio e approfondito spettro filosofico, è quello della distinzione tra viaggio e turismo.
Vi siete mai ritrovati nel pieno di una discussione tra persone che tengono a precisare con fermezza che il loro modo di girare e scoprire il mondo non è quello di un turista ma quello di un viaggiatore?
Ora, io mi chiedo, abbiamo veramente bisogno di dover etichettare qualsiasi cosa?
Devo sentirmi una persona diversa e maggiormente realizzata se vengo considerata una viaggiatrice e non una turista?
A qualcuno è mai venuto in mente che, forse, il turista e il viaggiatore sono figli di una stessa madre?
Quella della conoscenza e della scoperta del mondo?
Il fatto è che il termine viaggio conserva quella natura poetica, romantica e avventurosa alla quale noi tutti vogliamo essere in qualche modo legati, mentre il concetto di turismo è connotato da una valenza legata molto più ad aspetti economici e commerciali.
Il turista sembra ormai avere quasi una sua fisicità ben definita: infradito, bottiglietta d’acqua, macchinetta compatta in tasca, menù a prezzi fissi…
Vi dirò, probabilmente mi sarà capitato una volta di aver pensato che i miei viaggi non sono proprio così comuni ma, a pensarci bene, non ho timore nell’essere definita
una turista.
Qualsiasi partenza, da turista o da viaggiatore, ci rende profondamente umani.



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